Il viceministro alla Salute dice ‘grazie’ a tutti gli aspiranti medici che il 3 settembre faranno il test: «Compiono una scelta d’amore». Sulla scuola, sottolinea: «Se studente viene scoperto positivo va messo in quarantena e bisogna fare il test a tutti i compagni»
«Ai ragazzi che faranno il test di Medicina voglio dire ‘grazie’. Chiunque sceglie di intraprendere una professione sanitaria coltiva quel sogno nel cassetto fin da quando è più giovane. Trovare il coraggio di fare una professione che fino ad oggi ha avuto stipendi bassi, condizioni di lavoro non eccellenti, strutture non eccellenti, spesso malmenato dai pazienti significa compiere una scelta d’amore». Così il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri si è voluto rivolgere ai giovani aspiranti camici bianchi che il 3 settembre affronteranno il test d’ingresso alla Facoltà di Medicina, il temuto ‘quizzone’ da sempre contestato dagli studenti. In corsa 66.638 ragazzi (circa 2mila in meno rispetto all’anno precedente) per 13.072 posti disponibili.
Ma è lo stesso Sileri a sottolineare come la modalità di selezione, ritenuta da molti inadeguata, andrebbe rivista: «È auspicabile una rivisitazione del test d’ingresso – spiega Sileri – ascoltando tutte le parti in causa. Però al momento questo è il test. Io mi ricordo che quando mi iscrissi c’era la ‘tabella 18’ che poi fu tolta due anni dopo, è sempre un qualcosa in evoluzione. Certamente una rivisitazione è necessaria».
«Ai futuri medici – aggiunge il viceministro della Salute – consiglio di ricordarsi sempre che davanti hanno un essere umano e che ogni persona che si ammala può essere un familiare e quindi trattarlo come tale».
Il viceministro ha poi affrontato il tema caldo di questi giorni, il rientro degli alunni a scuola, un appuntamento temuto per il moltiplicarsi del rischio contagio da Covid-19: «Se uno studente dovesse essere trovato positivo – spiega Sileri – innanzitutto scatta la quarantena e l’isolamento per il rischio che contagi gli altri. Deve essere fatta la diagnostica rapida o mediante test molecolare e, secondo i contatti che vi sono stati, è ipotizzabile che tutta la classe debba essere investigata per impedire che il contagio esca dalla classe e vada a creare focolai secondari. Ci saranno dei medici competenti che guideranno questo processo. È fondamentale soprattutto per i giovani che venga scaricata l’app Immuni. Se tutti noi avessimo Immuni andrebbero in quarantena solo coloro che erano a stretto contatto col positivo. Il che significa risparmiare risorse e fare tamponi guidati con una velocità tale da non permettere lo sviluppo di focolai secondari».
Sull’ipotesi, rilanciata dal virologo Andrea Crisanti, di incrementare il numero di tamponi anche Sileri sembra concordare: «Nella fase acuta è stato necessario porre delle regole che impedissero al virus di circolare. C’è una seconda fase che è quella della sorveglianza, cioè andare ad individuare degli eventuali positivi quanto prima, e quindi contact tracing e uso spregiudicato dei tamponi affinché non partano focolai secondari. Questa è una fase importante ma ha una importanza alla lunga anche maggiore delle altre perché il contenimento del contagio attraverso l’uso spregiudicato dei tamponi consente la convivenza col virus. Nessuno di noi può dire quanto durerà questa fase. L’immunità di gregge potrebbe richiedere anni e forse l’immunità non è neanche così duratura. Il vaccino dovrà essere efficace e sicuro, servirà tempo. La garanzia del controllo del virus si ha attraverso la sorveglianza. Immaginate quando girerà l’influenza quante persone avranno sintomi sovrapponibili al Covid: ci saranno giorni in cui dovremo quadruplicare il numero dei tamponi. Significa avere una potenza di fuoco che può raggiungere i 300-400mila tamponi al giorno».
Sulla mascherina in classe Sileri concorda con le indicazioni del Cts che ha stabilito che da seduti è possibile toglierla: «Faccio fatica a pensare a ragazzi di 6-7 anni che possano tenere la mascherina molto a lungo. Se c’è distanza e si areano i locali è giusto togliere la mascherina. Va usata solo quando si è vicini alle persone».
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