Si riaccende l’attenzione sulla Toscana per un caso di meningococco B. Anche all’Aquila un ricovero. L’intervista a Massimo Andreoni, responsabile Malattie infettive di Tor Vergata e past president del SIMIT
È risultata affetta da meningococco B la giovane donna di Signa ricoverata d’urgenza domenica notte. I risultati della tipizzazione eseguita dai laboratori del Meyer sono stati diffusi dal Careggi, dove è ricoverata la paziente la cui prognosi resta riservata. «Il meningococco B – spiega l’ospedale – è diverso dal più aggressivo e quindi per il caso in questione, pur trattandosi di una meningite, si ha generalmente una prognosi migliore rispetto alla sepsi». Intanto sono scattate le procedure di profilassi per tutti coloro che hanno avuto contatti con la paziente e il centralino dell’ospedale sta registrando molte richieste d’informazioni da parte di cittadini allarmati. Per fare chiarezza su eventuali rischi Sanità Informazione ha intervistato Massimo Andreoni, responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Malattie infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma e past president della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit).
Professore, si tratta del primo caso del 2019. C’è da preoccuparsi?
«In termini generali io non darei allarmismi. Il passato 2018 è stato un anno in cui i casi di meningite sono stati di più rispetto ad altri anni, ma comunque non superiori all’atteso. Importante è ricordare che i casi in Italia di meningite meningococcica stanno intorno ai 200, probabilmente il 2018 si chiude con un numero inferiore di casi, quindi stiamo parlando di una percentuale che rispetto alla numerosità della popolazione non dico sia eccezionale ma sicuramente rara. Un primo caso nel nuovo anno ovviamente merita attenzione, allerta, ma nulla di più. Certamente il fatto che si sia verificato in Toscana, regione sotto i riflettori visto che l’anno scorso gran parte dei casi si sono verificati proprio lì, fa porre qualche domanda in più, ma nulla di più di questo. In termini epidemiologici e di sicurezza non è un allarme. Nonostante tutte le azioni che sono state fatte, soprattutto nella regione Toscana, insieme a grandi campagne di vaccinazione di massa per categorie giovani ma non solo, ci possono essere ancora casi sporadici di meningococco, ma questo non deve sorprendere, perché voglio dire, l’idea che abbiamo sconfitto la meningite meningococcica è sbagliata perché di casi saltuari ce ne sono e continueranno ad essere».
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Per quanto riguarda il vaccino, visto che la paziente in questione era coperta da profilassi, lei comunque lo consiglia?
«Esistono due tipi di vaccino: uno per il meningococco B e un vaccino per coprire il meningococco A, C, Y W135. La paziente sembrerebbe essere stata coperta per il ceppo C ed è stata colpita dal ceppo B. Sicuramente consiglierei il vaccino ma soprattutto per le classi a rischio, direi che in questo momento non c’è un suggerimento particolarmente spinto come nel caso di fatti epidemici. Infatti non c’è nessuna epidemia in corso, il vaccino per la meningite è sicuro ed efficace quindi certamente l’indicazione è vaccinare soprattutto i bambini ma anche le classi di età di giovani adulti (sotto i 20 anni), anche perché questa profilassi è prevista nel Piano nazionale vaccinale, quindi l’indicazione è estremamente chiara e forte».
Per gli adulti lei consiglia la profilassi?
«Il rischio per gli adulti è evidentemente ridotto ma tuttavia presente. Quindi di fronte ad una circolazione del batterio come si è verificata negli ultimi anni in Toscana, l’indicazione alla profilassi si è allargata anche a categorie di età leggermente più alte rispetto a quelle in cui si considera fortemente indicata. La decisione se vaccinarsi in età adulta io credo debba essere lasciato alla sensibilità del singolo ma sicuramente non estenderei le vaccinazioni come se si trattasse di un’epidemia, l’indicazione non è di correre ai ripari, ma di sottoporsi alla profilassi nel caso si rientri in fasce di popolazione a rischio seguendo le indicazioni riportate dal Piano nazionale vaccini».