Salute 17 Maggio 2024 12:36

Microcitoma, ecco perché è importante garantire cure simultanee a tutti pazienti. Lo studio

L’importanza delle cure simultanee emerge da un progetto di ricerca, durato un anno e mezzo, che ha coinvolto ben 15 centri di cura oncologica nel Lazio

di I.F.
Microcitoma, ecco perché è importante garantire cure simultanee a tutti pazienti. Lo studio

Un progetto per mappare lo stato dell’arte clinico e organizzativo nel Lazio, nell’ambito delle cure simultanee per il microcitoma (SCLC), una tipologia di tumore molto aggressiva che ha origine dalle cellule neuroendocrine dei polmoni e ha una rapida evoluzione, sviluppandosi prevalentemente a livello delle vie aeree centrali. Il percorso, durato un anno e mezzo, ha visto il coinvolgimento di un’equipe multidisciplinare composta da 12 professionisti tra oncologi, radioterapisti, palliativisti e psicologi, attivi presso 15 tra i principali centri oncologici del Lazio. Tra questi, otto strutture sono state coinvolte fin dal 2023, anno di avvio del progetto, mentre le altre sette sono salite a bordo in un secondo momento all’inizio del 2024. In Italia si stima un’incidenza media annuale di nuove diagnosi di tumore al polmone pari a 40mila casi; di questi il 15% (circa 6mila casi) è rappresentato dal microcitoma. A causa delle comorbidità e del suo comportamento aggressivo, i pazienti sono altamente sintomatici anche in uno stadio non metastatico. Ciò che manca, come emerso chiaramente nelle fasi preliminari del progetto, è un’uniformità nel coinvolgimento dei medici palliativisti e nell’uso contemporaneo delle cure palliative e delle terapie antitumorali.

Microcitoma: una delle patologie più aggressive in oncologia

La standardizzazione del percorso assistenziale mediante l’elaborazione e lo sviluppo, da parte del gruppo di lavoro, di una serie di raccomandazioni sia a livello clinico che organizzativo, unito ad un’integrazione tra le cure attive e quelle di supporto integrate quali sono le cure simultanee potrebbero quindi consentire una corretta gestione e risposta a tutti quei bisogni di cui il paziente con microcitoma ha necessità, riuscendo a migliorare la qualità di vita e ad allungare la durata della stessa. “Il tumore del polmone a piccole cellule o microcitoma è una delle patologie più aggressive in oncologia – spiega Sabrina Mariotti dell’UOSD Oncologia Medica presso il Policlinico Tor Vergata di Roma –. Già all’esordio si manifesta con sintomi invalidanti in pazienti di età medio-alta che hanno già delle comorbidità significative. L’unione tra i sintomi legati alla malattia e le comorbidità rende una buona percentuale di questi pazienti non suscettibile di cure attive e da qui nasce perciò l’esigenza di gestire questa sintomatologia, cercando laddove possibile di portare alla curabilità quei pazienti che altrimenti perderebbero un’opportunità terapeutica. Oggi, infatti, il microcitoma si avvale di una nuova opportunità terapeutica che è l’immunoterapia, la quale soprattutto in uno stadio avanzato della malattia e nei trattamenti di prima linea e di mantenimento riesce a migliorare l’aspettativa di vita. L’esigenza di un’integrazione tra cure attive e cure di supporto integrate quali sono le cure simultanee – conclude Mariotti – diventa prioritaria perché è in grado di migliorare non solo la qualità di vita dei pazienti con microcitoma ma anche l’aspettativa di vita”.

Lo studio

I 15 centri oncologici attivi nel Lazio sono stati oggetto di una survey. Entrando nel dettaglio dei principali risultati emerge come, a livello di offerta di cure simultanee, i centri oncologici della regione Lazio coinvolti, nel 74% dei casi sono in grado di garantire l’invio a percorsi di disassuefazione dal fumo di sigaretta mentre i percorsi di riabilitazione fisica e di esercizio vengono assicurati in sette centri su dieci (72%). Rispetto alla multidisciplinarietà interna delle strutture di cura oncologica, il palliativista viene coinvolto al momento della diagnosi solo nel 35% dei centri. Passando al livello organizzativo nel 20% dei centri non è formalizzato un PDTA – Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale -, nel 60% dei centri non è attivo un percorso dedicato alle cure simultanee e nel 34% delle strutture non viene eseguito l’assessment completo del paziente. Per quanto concerne gli indicatori, nel 40% dei casi la Quality of life (QoL) del paziente non viene monitorata durante l’intero percorso di presa in carico. Infine, nel 40% delle strutture i professionisti coinvolti non sono adeguatamente formati nell’ambito delle cure simultanee.

Le raccomandazione degli esperti

Il gruppo di lavoro coinvolto nel progetto per la presa in carico dei pazienti con microcitoma, partendo dalle necessità emerse dalla survey, ha elaborato una serie di raccomandazioni pratiche relative a quattro aree (cliniche, organizzative, panel di indicatori per il monitoraggio, sviluppo soft skills e inclusione del paziente). “Oggigiorno diventa sempre più evidente come l’espressione prendersi cura di un paziente oncologico diventi sempre più importante – spiega Mario Rosario D’Andrea, Responsabile Rete Oncologica e Rete Cure Palliative, ASL Roma 4 –. Dove prendersi cura anziché curare implica il prendersi carico di tutte quelle componenti, sia sanitarie che socio-sanitarie, che circondano il paziente. Insieme ad un team formato da professionisti e operatori sanitari abbiamo affrontato questa progettualità, con l’obiettivo di portare avanti un discorso più profondo che riguarda l’integrazione del palliativista nei gruppi di lavoro multidisciplinari in modo  da riuscire a gestire, sin dall’inizio della presa in carico del paziente, tutti i percorsi, cercando quindi di dare delle soluzioni a un problema che diventerà sempre più complesso e articolato, non solo in ospedale ma anche sul territorio. L’obiettivo del progetto sul microcitoma è quello di portare avanti un pensiero, un nuovo paradigma terapeutico”.

Migliorare i percorsi diagnostici e di presa in carico

Di fronte all’importante riscontro di partecipazione avuto dal progetto Lorenza Landi, UOSD Sperimentazioni cliniche: Fase 1 e Medicina di Precisione presso l’Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena” di Roma si mostra fiduciosa di questo primo importante punto di partenza raggiunto: “Un progetto molto partecipato nel quale è stato possibile affrontare e discutere, insieme ai colleghi, tutte le sfaccettature che riguardano la patologia microcitoma quali il percorso organizzativo e la presa in carico. In altre parole tutto quello che serve per migliorare la qualità di cura di questa patologia. È chiaramente un punto di partenza e dovremmo già pensare a come muovere i prossimi passi ma quello in cui crediamo e di cui siamo convinti è che di qui in avanti possiamo soltanto migliorare i nostri percorsi diagnostici e di presa in carico ma soprattutto – conclude – anche l’aderenza del paziente con microcitoma alle terapie più innovative che è una dimensione estremamente complessa”.

 

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