«Le aree nuove ci aiuteranno a garantire una migliore sistemazione per i pazienti che, una volta destinati ad un’area, saranno assistiti senza essere spostati da un luogo ad un altro», spiega il direttore Marco Gardinali. Nel 2018 oltre 78mila accessi alla struttura
Più riservatezza e maggiore spazio per l’assistenza dei pazienti. Questi i primi cambiamenti che balzano agli occhi non appena si varca il nuovo Pronto soccorso dell’Ospedale San Paolo di Milano che occuperà una superficie lorda di 3640 mq. Un progetto avviato dieci anni fa che è arrivato a compimento e, a fine mese, – la data ufficiale è il 28 agosto – aprirà i battenti.
12 sale visita di cui 6 per l’area medica, due sale per ortopedia, 2 per chirurgia, una sala radio-protetta, aree specialistiche con i propri spazi di attesa, una zona per pazienti psichiatrici, una per infettivi, percorsi separati per codici rossi e bambini, mentre sulle pareti colori tenui e rassicuranti si arricchiscono di paesaggi che infondono benessere. In ogni sala postazioni per ricaricare i telefoni cellulari, telecamere e sistemi di allarme per il controllo e il monitoraggio costante dei pazienti.
Il nuovo Pronto soccorso che eredita un flusso di oltre 78 mila accessi del 2018 di cui 1,1% in codice Rosso, 13,3% in codice Giallo, 67,8% in codice Verde e i restanti 18% in codice Bianco, potrà contare su un team di medici specialisti presenti 24 ore su 24 in grado di garantire prestazioni sanitarie internistiche, chirurgiche, pediatriche, ortopediche, radiologiche, psichiatriche e ginecologiche. Inoltre, per la gestione delle urgenze minori, sarà attivo il Fast Track con l’invio diretto del paziente in Dermatologia, Oculistica e Otorino.
Un ambiente con tecnologie all’avanguardia e confortevole che permetterà dunque una migliore gestione delle criticità, in tempi rapidi per non sovrapporre chi arriva con chi è in attesa di ricovero.
«Queste aree nuove ci aiuteranno – spiega Marco Gardinali, direttore del Pronto Soccorso dell’Ospedale San Paolo di Milano – a garantire una migliore sistemazione per i pazienti che, una volta destinati ad un’area, saranno assistiti senza essere spostati da un luogo ad un altro. Non bisogna poi dimenticare le criticità sociali che sono comuni a tanti Pronto soccorso e che riguardano la gestione di un’utenza non sempre facile da affrontare – aggressioni a medici ed infermieri – e che purtroppo non cambierà con la nuova struttura».
Per quanto riguarda il personale, medico e paramedico esiste un problema di carenza nella vostra struttura?
«Per il momento non siamo in grossa difficoltà. È verosimile che nei prossimi anni si andrà in quella direzione per cui si sta pensando di impiegare gli specializzandi di fine corso come assistenti in corsia. Questo permetterà di far fronte alle carenze di camici bianchi. Sul versante infermieristico la forza lavoro non basta mai, e questo è un equilibrio legato ai costi, alle opportunità, alle disponibilità che le aziende hanno sul piano economico. Noi abbiamo personale infermieristico tarato al millimetro, ma confido che l’apertura del pronto soccorso nuovo ci permetta di allargare i cordoni della borsa».