Molti controlli da parte delle forze dell’Ordine, ma poche multe. Ristoranti e bar si riconvertono al delivery e la Campania zona gialla non va proprio giù a molti milanesi. La cronaca
Silenzio e rabbia, ma rispetto delle regole. I milanesi questa mattina si sono svegliati nel primo giorno di lockdown in zona rossa (ovvero massime restrizioni) con un senso diffuso di ingiustizia, ma rispettosi delle linee guida dettate dal governo secondo le direttive dei dati di monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità. Le saracinesche abbassate delle attività commerciali restituiscono ai pochi cittadini che per motivi di lavoro, salute o per altre ragioni urgenti certificate transitano per le vie del centro l’immagine di una città fantasma. Nella zona della stazione centrale, l’affluenza dei pendolari è ridotta: nessuna fila ai tornelli delle linee gialle e verde della metropolitana mentre i bus che viaggiano in superficie hanno una capienza decisamente inferiore al 50% previsto dal DPCM del presidente del Consiglio.
Gli effetti della chiusura di negozi, uffici, oltre che della didattica a distanza di studenti delle secondarie di primo e secondo grado sono evidenti. Ma nonostante il flusso business sia ridotto ai minimi termini, tanti bar e ristoranti hanno scelto la versione delivery anziché la chiusura. Una soluzione obbligata per cercare di sopravvivere a questa seconda ondata che, a detta di molti, avrà effetti devastanti da un punto di vista economico e psicologico. Hanno dovuto chiudere invece la maggior parte degli hotel per regole troppo restrittive. Chi ha scelto di sfidare il virus per garantire ospitalità ai pochi professionisti che arriveranno a Milano nei prossimi giorni, dovrà consegnare i pasti in camera.
A scendere in strada in una mattinata soleggiata e mite sono prevalentemente uomini e donne over sessantacinque che con le borse della spesa si avviano velocemente verso casa, non conoscono bene le regole imposte dal nuovo lockdown. Sono disorientati, spiegano alle forze dell’ordine: per questo Polizia e Carabinieri hanno scelto in questi primi giorni di lockdown di essere più comprensivi. Poche le irregolarità rilevate nelle prime ore, solo qualche multa a chi era privo di ogni giustificativo. Libera circolazione per i giornalisti che proprio questa mattina hanno ottenuto dal Prefetto Renato Saccone, su richiesta del presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, Alessandro Galimberti, l’autorizzazione a spostarsi nell’area metropolitana per motivi di servizio.
Dinnanzi ai pochi negozi aperti di alimentari e alle farmacie la gente in fila aspetta il proprio turno approfittando dei momenti di sosta per una telefonata o per scambiare con i vicini, distanziati, due chiacchiere per denunciare il proprio malessere verso le decisioni del governo di chiudere tutto in Lombardia e non in altre zone altrettanto segnate dal Covid. La Campania in zona gialla sembra essere il principale argomento di discussione oggi tra i milanesi che non accettano di buon grado le differenti restrizioni. Non sono mancati i controlli delle forze dell’ordine che sin dalle prime ore della mattina hanno fermato pendolari e milanesi per verificare le autocertificazioni con telefonate alle sedi di lavoro. Chi sembra non aver cambiato abitudini nonostante il lockdown è la popolazione senza fissa dimora che trova riparo sotto i portici di Via Vittor Pisani: nonostante le associazioni abbiano rifornito loro le mascherine, in pochi le indossano. Nessun controllo per loro, perché – ci dicono le forze dell’ordine – oltre la metà del personale della polizia locale, a cui spetta la vigilanza, è in malattia.
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