Lo studio realizzato dal Cardio Center dell’Ospedale Niguarda in collaborazione con 23 centri nel mondo e diretto dal dottor Enrico Ammirati rivela che nel 40 % dei casi si tratta di forme gravi, il 57% in assenza di polmonite. Le miocarditi associate al vaccino invece hanno avuto un decorso critico in meno del 5% dei pazienti
La miocardite da Covid ha una incidenza bassa (2,4 pazienti ogni mille), ma può essere molto pericolosa se non riconosciuta tempestivamente e può sviluppare forme gravi anche in pazienti giovani. A questa conclusione sono giunti i medici del Cardio Center di Niguarda con l’Ospedale universitario di Brescia nel secondo studio realizzato con la collaborazione di 23 centri in Europa e negli Stati Uniti e oltre 50 mila pazienti.
«Il dato significativo che emerge dal nostro lavoro – spiega Enrico Ammirati, specialista della Cardiologia 2 di Niguarda e prima firma dello studio – è che l’infiammazione del muscolo cardiaco causata da una reazione immunitaria innescata dall’infezione del virus Sars-CoV-2 non è così frequente come si poteva ipotizzare, ma è più comune e aggressiva rispetto alla miocardite scatenata dal vaccino che ha avuto un decorso grave in meno del 5% dei soggetti interessati».
Un esito, a cui i medici del Cardio Center sono giunti dopo un’attenta diagnosi. «Biopsia cardiaca e risonanza magnetica sono le due strategie adottate per definire il quadro della miocardite nei pazienti ricoverati – racconta Ammirati -. In particolare, abbiamo riscontrato nel 57% dei casi un quadro clinico in assenza di polmonite, il che significa che il virus in molti individui, in particolare giovani, ha avuto una manifestazione differente rispetto a quello che era il quadro clinico prevedibile, ma nel 70 percento dei casi comunque si è trattato di una situazione critica per la quale è stato necessario un ricovero in terapia intensiva o sub intensiva e nel 39% dei casi è stata riscontrata una instabilità emodinamica, tale da richiedere l’impiego di farmaci o di strumenti in grado di supportare la circolazione in soggetti con pressione sanguigna troppo bassa».
Uomini giovani più a rischio anche nel post Covid
Secondo i dati elaborati dallo studio del Cardio Center la miocardite da Covid non è molto comune ma tende a colpire soggetti giovani «La media è di 38 anni e nel 60 percento dei casi si tratta di uomini – puntualizza il primo autore della ricerca italiana -. Il decorso della malattia è serio tanto che i decessi corrispondono ad un 6% di coloro che sono stati ospedalizzati». Il punto è proprio questo: nello studio si parla di pazienti Covid, quindi con la malattia attiva, mentre in realtà molte forme di miocardite si sviluppano quando già il paziente si è negativizzato, addirittura a distanza di mesi, come effetto del cosiddetto long Covid.
«Nel nostro studio abbiamo considerato anche chi ha sviluppato la miocardite a poche settimane dal Covid quindi ancora con un alto titolo anticorpale, ma riferite ad un periodo antecedente la vaccinazione quindi non riconducibili al vaccino». Differente è il caso delle miocarditi da vaccino secondo quanto emerso dall’analisi del Cardio Center Niguarda. «Quello che è apparso dal nostro studio è che l’incidenza delle miocarditi nei vaccinati è più bassa e la manifestazione clinica è meno grave – ammette Ammirati -. I dati dicono che meno del 5% dei vaccinati ha evidenziato una forma severa di miocardite, mentre i pazienti Covid con miocardite grave sono stati il 39%».
Quando l’infiammazione cardiaca interessa soggetti giovani che hanno avuto Covid in forma asintomatica diventa molto difficile riconoscere i sintomi della miocardite e i rischi possono dunque aumentare.
«I sintomi più frequenti sono dolore toracico e mancanza di fiato – analizza il cardiologo del Cardio Center -. Quest’ultima non è specifica della miocardite e può indurre quindi in errore; invece, il dolore toracico deve mettere in allerta tanto più se è presente nella popolazione giovane, (dai 15 ai 45 anni), se è persistente per oltre 5 minuti e non varia con la respirazione. Se questo accade subito dopo un vaccino o in concomitanza con un tampone positivo merita di avere una valutazione medica».
In caso di dolore toracico persistente è necessario rivolgersi al medico di medicina generale e sottoporsi ad alcuni esami: «Oltre all’elettrocardiogramma è importante fare un prelievo di sangue – aggiunge – per misurare la troponina che è un marcatore di sofferenza cardiaca che viene rilasciato nel sangue e quindi in presenza di una infiammazione cardiaca risulta aumentato anche di 50 volte rispetto al valore normale». In alcuni casi la risoluzione della miocardite avviene spontaneamente, nei casi più gravi invece sono necessari dei farmaci che aiutino il cuore. A distanza di mesi potrebbero esserci ancora dei segni. «Per valutare la guarigione si ricorre ad un indicatore chiamato frazione di eiezione per calcolare la percentuale di sangue che scorre fuori dai ventricoli ad ogni contrazione, e alla risonanza magnetica che permette di vedere la cicatrice che lascia la miocardite sul cuore», conclude Ammirati.
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