L’intervista all’esperto a margine di un evento di Wired: «Questa tecnologia consentirà a medici e pazienti di tracciare le informazioni personali per migliorare diagnosi, cure e terapie»
Privacy e tutela dei dati degli utenti. Un argomento molto delicato e più attuale che mai, a pochi giorni dalla notizia dell’uso scorretto di un’enorme quantità di dati prelevati da Facebook – si parla di 87 milioni di utenti coinvolti – da parte della Cambridge Analytica, un’azienda britannica di consulenza e marketing on line. Argomento ancora più delicato se si parla di dati sensibili sanitari. La domanda è: esistono metodi più efficaci di quelli che abbiamo a disposizione per proteggere i dati di un paziente in modo che possano essere utilizzati, scambiati e valorizzati in modo sicuro, condiviso e anonimo?
Quanto il digitale stia trasformando il settore della salute era il tema dell’evento Wired Health – Innovazione per la Vita – organizzato da Wired a Milano. Oggi le strategie aziendali si indirizzano sempre di più sulla raccolta, l’analisi e l’utilizzo dei dati per capire in modo approfondito i bisogni e le esigenze dei clienti. Quest’approccio basato sui dati, applicato all’ambito sanitario, offre tanti vantaggi ma espone anche ai rischi, legati soprattutto alla sicurezza dei dati sensibili dei pazienti. La soluzione? «Passa per la blockchain, che sta abilitando nuove tecnologie in ambito sanitario» sostiene Mirko De Maldè, Coo di Lynkeus – azienda attiva nel campo dei big data – ai microfoni di Sanità informazione:
La blockchain come cambierà la sanità mondiale?
«Rendendo i dati disponibili a tutti, in maniera sicura, condivisa ed aperta. Come? Spostandoci da questa logica proprietaria, chiusa, di gestione e di conservazione del dato e rendendo possibile il suo utilizzo in tutti i contesti dove l’innovazione, la tecnologia, l’intelligenza artificiale potranno fare la differenza per il paziente e, soprattutto, per i medici. Questo è il più grande impatto e la missione blockchain nel futuro della sanità».
Prima parlava di una doppia prospettiva: quella della sicurezza del dato – tramite il dispositivo Wearable e il paziente – ma anche all’inverso, attraverso la possibilità di mettere questi dati a disposizione della statistica e della epidemiologia anonimamente.
«Questa è la bellezza della tecnologia blockchain: da un lato consente di avere trasparenza e visibilità di ciò che accade nel network e rende disponibili in maniera anonima una serie di “digital asset” tra cui possono essere annoverati anche i dati sanitari; dall’altro, la grande innovazione sarà permettere al paziente di gestire i propri dati in maniera univoca, privata, anonima ma allo stesso tempo aperta all’innovazione e alla ricerca. Cosa vuol dire? Oggi il paziente per tenere il dato sicuro, lo tiene anche chiuso; in un prossimo futuro sarà possibile tenerlo sicuro e aperto, così da poter essere utilizzato per l’accesso quando serve, per contribuire alla ricerca, per condivisione, ed anche per richiedere una second opinion per la diagnosi e conferma della propria condizione patologica. Queste sono le nuove strade che la blockchain sta abilitando».