La Fondazione Gimbe sulle misure di contenimento della seconda ondata: «L’obiettivo di rallentare la curva epidemica è illusorio, perché gli eventuali effetti, non visibili prima di 2-3 settimane, saranno neutralizzati dalla vertiginosa crescita dei casi»
Nel giro di pochi giorni il Governo introduce ulteriori misure restrittive di contenimento per fronteggiare la seconda ondata, davanti ad una curva del contagio che s’impenna ogni giorno di più e ospedali che si riempiono inesorabilmente.
«La necessità di emanare due DPCM in una settimana – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – conferma che il contenimento della seconda ondata viene affidato alla valutazione dei numeri del giorno con la progressiva introduzione di misure troppo deboli per piegare una curva dei contagi in vertiginosa ascesa».
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«La prima componente della “non strategia” – spiega Gimbe – è farsi guidare dai numeri del giorno per definire l’entità delle misure di contenimento, senza considerare le dinamiche attuali dell’epidemia, molto diverse da quelle della prima ondata. Questo favorisce inesorabilmente l’ascesa dei contagi e vanifica gli effetti delle misure per varie ragioni:
«La seconda componente – prosegue – è il mancato allineamento tra le misure dei due DPCM e quanto previsto dalla circolare del 12 ottobre del Ministero della Salute. Nel documento “Prevenzione e risposta a COVID-19” vengono delineati quattro scenari di evoluzione dell’epidemia in relazione a diversi livelli di rischio accompagnati da relative misure da attuare nei vari settori. «Considerato che diverse Regioni – spiega il Presidente – sono ormai nella fase di rischio alto/molto alto, è inspiegabile che le misure raccomandate non siano state introdotte dal nuovo DPCM, che ha seguito le indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico, né attuate dalle Regioni, che hanno partecipato alla stesura del documento».
«La terza componente della “non strategia” è il mancato approccio di sistema basato su responsabilità e alleanza tra politica e cittadini, oltre che sull’efficienza dei servizi sanitari». «Numeri a parte – precisa Cartabellotta – il contenimento della seconda ondata doveva inevitabilmente poggiare, già alla fine del lockdown, su tre pilastri integrati: massima aderenza della popolazione ai comportamenti raccomandati, potenziamento dei servizi sanitari territoriali e ospedalieri e collaborazione in piena sintonia tra Governo, Regioni ed Enti locali».
«Non essere riusciti a prevenire la risalita della curva epidemica quando avevamo un grande vantaggio sul virus – conclude Cartabellotta – oggi impone la necessità di misure di contenimento in grado di anticipare il virus. Tali misure devono essere pianificate su modelli predittivi ad almeno 2-3 settimane, perché la “non strategia” di inseguire i numeri del giorno con uno stillicidio di DPCM che, settimana dopo settimana, impongono la continua necessità di riorganizzarsi su vari fronti, spingerà inevitabilmente il Paese proprio verso quel nuovo lockdown che nessuno vuole e che non possiamo permetterci».
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