L’estremo difensore dell’AN Brescia, medaglia di bronzo alle olimpiadi di Rio 2016 e agli europei del 2014, è tornato a casa insieme a due compagni per aver contratto il morbillo: «Tanto dispiacere ma la salute viene prima di tutto: poteva evolvere in polmonite o tubercolosi. Per questo sono favorevole all’obbligo vaccinale»
Dopo la bella partenza ai mondiali di Budapest, la nazionale maschile di pallanuoto è stata eliminata ai quarti di finale dalla Croazia. Alla rosa del “settebello” mancavano però tre elementi fondamentali: Valentino Gallo, Alessandro Velotto e il portiere Marco Del Lungo, tutti e tre fermati dal morbillo. Una notizia che ha fatto rumore non solo per il caso in sé, visto che la squadra ha perso in un colpo solo tre protagonisti poco prima dell’inizio della competizione, ma anche – e forse soprattutto – per la discussione che in questi giorni ha imprigionato l’opinione pubblica italiana a causa del decreto vaccini. Sanità Informazione ha parlato del caso e del problema vaccini proprio con Marco del Lungo, estremo difensore dell’AN Brescia e medaglia di bronzo alle olimpiadi di Rio 2016 e agli europei del 2014.
Marco, innanzitutto come stai?
«Bene, bene».
C’è stato un focolaio di morbillo? Come vi siete contagiati?
«A dir la verità non lo sappiamo nemmeno noi. La malattia si è manifestata nel momento in cui siamo ritornati a casa dopo il raduno ma non si sa bene qual è stata la forma di contagio. Diciamo però che la malattia, grazie al vaccino e al richiamo che avevo fatto, si è manifestata in maniera molto lieve, infatti ho avuto solo tre giorni di febbre e poi si è manifestato l’esantema».
Quindi inizialmente hai avuto un po’ di febbre e pensavi si trattasse di influenza…
«Pensavo ad un’alterazione dovuta all’intenso sforzo fisico che avevamo fatto nei giorni precedenti. Giocavamo ogni giorno: siamo andati a Barcellona e poi a Siracusa dove abbiamo disputato un torneo con sei squadre, quindi abbiamo giocato altre quattro partite di altissimo livello. Pensavo di sentirmi in quel modo a causa dell’intenso sforzo fisico. Poi si è manifestato l’esantema e qualche piccola domanda me la sono fatta…».
Sei vaccinato contro il morbillo e hai fatto anche il richiamo, giusto?
«Il primo vaccino l’ho fatto nel ’94, il richiamo nel 2001, quindi la copertura ci doveva essere comunque. In ogni caso, i sintomi sono stati tutto sommato lievi: certo, avevo un gran mal di testa e molta difficoltà a concentrarmi. Il medico mi ha detto “facciamo subito le analisi per vedere cos’hai”. Un sospetto ce l’aveva…».
Ma non ti ha spiegato come mai, pur essendo in copertura, hai ripreso il virus?
«Non si sa ancora bene il motivo. Sono stato chiamato anche dal capo responsabile delle vaccinazioni della Asl Roma4 di Civitavecchia per delle spiegazioni e anche lui si sta facendo delle domande perché risulta anche dal registro che hanno loro che sono stato vaccinato e ho fatto il richiamo. Dopo il mio caso tutta la squadra e lo staff sono stati sottoposti ai controlli, ma sono risultati immuni al morbillo».
Ti è dispiaciuto non poter partire per il mondiale, immagino…
«Il dispiacere è stato tanto, però la salute viene prima di tutto. Mi hanno detto che c’era pericolo di polmonite virale, quindi avrei potuto creare un disastro all’interno dello spogliatoio. Il morbillo, poi, può aprire le porte alla tubercolosi, quindi meglio così…».
Anche in seguito alla tua esperienza, sei d’accordo con l’obbligo vaccinale?
«Assolutamente sì. Per evitare le infezioni e queste situazioni è necessario mantenere alte le difese, non solo per i bambini, ma anche per gli adulti. Non so come mi sia venuto il morbillo in questo caso, ma devo ringraziare il vaccino se mi è venuto in forma lieve, e Giovanni Melchiorri, il medico della nazionale, che mi ha fatto le analisi».