“Non vaccinare i propri figli è un atto criminale”. Intervista esclusiva a Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma
Il nuovo grido d’allarme lanciato dalle autorità sanitarie di tutto il mondo ha un’eco sinistra, forse proprio perché familiare. Non evoca posti lontani, come Ebola, né tempi remoti.
Si tratta del morbillo, una patologia diffusa – specie nell’infanzia – e finora gestibile, ma che sta assumendo contorni minacciosi, tanto da far temere una nuova epidemia. La causa? Una su tutte: la crescente diffidenza della popolazione mondiale nei confronti della maggiore “arma di prevenzione di massa”, i vaccini. Sanità Informazione ha chiesto il parere, sul tema, di Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma.
Ancora fortissima l’attenzione sull’epidemia di Ebola, ad un anno dall’ultima epidemia: dopo tanti tentativi non c’è ancora una cura. Qual è la situazione?
Le grandi aspettative sono state purtroppo deluse dalla ripresa di un nuovo focolaio di Ebola, soprattutto in Sierra Leone. Ma l’emergenza più importante, adesso, è quest’epidemia di morbillo, un virus contro cui la gente non è vaccinata a causa della distruzione dei sistemi sanitari dei Paesi interessati: una situazione che non farà che aumentare le vittime. La stima del numero di morti per morbillo sarebbe, infatti, addirittura superiore a quella dei decessi registrati a causa di Ebola. Rispetto ad Ebola, inoltre, il morbillo è un problema anche nei Paesi occidentali – inclusa l’Italia – dove nel corso degli anni si è persa la fiducia nelle vaccinazioni. Non vaccinare i propri figli è criminale: significa esporli a rischi enormi, per una fantomatica paura che non ha alcun fondamento scientifico, tantomeno in relazione all’autismo, ha innescato un movimento che spinge oggi la gente a non avvalersi di questo strumento di prevenzione. Far vaccinare i propri figli è fondamentale invece, in primis contro il morbillo.
Nel nostro Paese non si è ancora accesa quella miccia che invece imperversa negli Stati Uniti. Anche per il morbillo, come per Ebola, informare e formare il personale sanitario è determinante.
Bisogna intanto far sì che la classe medica si faccia portavoce dell’importanza delle vaccinazioni, veri e propri strumenti “salva vita”. E’ bene sottolineare che ormai si va sempre più verso un modello che prevede vaccini diversi a seconda delle fasi della vita, distinguendo quelli da effettuarsi in età infantile e quelli per l’età adulta. Ecco lo slogan per gli anni a venire: vaccinatevi contro ogni patologia possibile, perché ogni caso evitato arrecherà un beneficio sia al Paese in termini di risorse sanitarie, sia alle singole persone in termini di salute individuale.