I dati riportati sul bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità. Due terzi dei casi si sono verificati in Lazio, Emilia-Romagna e Lombardia. L’87% dei casi non era vaccinato al momento del contagio. In tutta Europa 44074 casi dal 2016 al 2019
Non sono buone notizie quelle che arrivano sul fronte morbillo dal bollettino mensile dell’istituto Superiore di Sanità. In Italia dal 1 gennaio al 30 aprile 2019 sono stati segnalati 864 casi di morbillo (incidenza 42,9 casi per milione di abitanti), di cui 176 a gennaio, 168 a febbraio, 221 a marzo e 299 ad aprile. Le segnalazioni provengono da 19 Regioni, ma oltre due terzi dei casi si sono verificati in Lazio, Emilia-Romagna e Lombardia.
L’età media dei casi è 30 anni. Sono stati segnalati 86 casi in bambini sotto i 5 anni di età, di cui 31 avevano meno di 1 anno. L’87% dei casi non era vaccinato al momento del contagio. Un terzo circa dei casi ha sviluppato almeno una complicanza. Tra le complicanze, sono stati segnalati anche due casi di encefalite. Nello stesso periodo sono stati registrati 7 casi di rosolia con un’età mediana di 29 anni.
Ma se la situazione in Italia è complessa, anche nel resto d’Europa la minaccia del morbillo non è da meno. Sulla base della valutazione Ecdc, persiste il rischio di una continua e diffusa circolazione del morbillo. Da gennaio 2016 è in corso un’epidemia di morbillo che coinvolge tutti i Paesi dell’Unione europea e dello Spazio economico europeo (See). Tra il 1 gennaio 2016 e il 31 marzo 2019 è stato infatti segnalato al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) un numero molto elevato di casi (44.074 casi), rispetto ai tre anni precedenti (2012-2015)
Tre i principali fattori di rischio identificati: la presenza di un elevato numero di persone suscettibili al morbillo. Oltre 4,5 milioni di bambini e adolescenti nati dal 1999 non hanno una copertura vaccinale (nel 2017 solo 4 Paesi dell’Ue/See hanno raggiunto una copertura vaccinale del 95% per due dosi di vaccino contenente morbillo, mentre nel 2007 erano 14); la presenza di un elevato numero di casi di morbillo tra i neonati e gli adulti, i gruppi a più alto rischio di complicazioni; il persistere del rischio d’importazione dell’infezione, che può aggravare i focolai in corso o avviarne di nuovi in comunità in cui il virus non è attualmente in circolazione e dove persistono sacche di persone suscettibili all’infezione (nel periodo 2016-2019 quasi la metà dei casi importati di morbillo segnalati nei Paesi Ue/See ha contratto l’infezione in un altro Paese Ue/See, soprattutto in Paesi in cui il morbillo è ancora endemico e/o in cui erano in corso vaste epidemie).