«Se si individuano i pazienti a rischio, si può intervenire con un defibrillatore cardiaco impiantabile. In futuro i dispositivi indossabili che monitorano il paziente 24 ore su 24 ci aiuteranno molto, ma per ora forniscono informazioni limitate»
La chiamano morte improvvisa perché basta una manciata di minuti per perdere la vita. La causa più frequente è la fibrillazione ventricolare, un’aritmia caratterizzata da un’attivazione rapida ed irregolare dei ventricoli che impedisce al cuore di generare una contrazione valida. Nel giro di pochi secondi si perdono i sensi, in due o tre minuti si riportano danni cerebrali e, se non si interviene subito con una defibrillazione del cuore, si muore.
Vista la rapida evoluzione che la caratterizza, è praticamente impossibile aiutare il paziente e prevenirne la morte improvvisa. Tuttavia, il dottor Axel Bauer, cardiologo dell’università di Monaco che abbiamo incontrato al congresso della European Heart Rhythm Association, ci ha spiegato che per quanto ancora imperfetta, la prevenzione della morte improvvisa in alcuni casi è possibile: «Il parametro più importante è sicuramente la frazione di eiezione. Se il livello è basso, il paziente è considerato ad alto rischio. E se il rischio viene individuato, si può intervenire con un ICD, un defibrillatore cardiaco impiantabile che, in caso di necessità, interviene con shock elettrici in grado di ripristinare la normale funzionalità del cuore».
Bauer parla però di «questione aperta» riferendosi alla possibilità di rintracciare prima gli elementi di rischio. Basti pensare ai calciatori professionisti, i cui parametri vengono costantemente monitorati ma che continuano ad essere colpiti da morte improvvisa: «In alcuni di questi atleti – aggiunge il cardiologo tedesco – viene identificata dopo il decesso la presenza di cardiomiopatie o alterazioni del ritmo cardiaco che erano sfuggite precedentemente».
Un aiuto concreto potrebbe allora arrivare dai nuovi dispositivi indossabili che monitorano il paziente 24 ore su 24. «Le informazioni fornite da quelli esistenti oggi sono ancora molto limitate – commenta Bauer -, ma in futuro questi strumenti saranno sicuramente molto importanti per controllare in modo continuativo determinati pazienti. Ci aiuteranno ad identificare alcuni elementi importanti prima che le condizioni del paziente si deteriorino e ci permetteranno quindi di intervenire prontamente».