«Una piattaforma impiantata all’interno del cervello per rilasciare farmaci antitumorali, nanoparticelle capaci di rimodulare le cellule malate che causano disturbi del neurosviluppo, come l’autismo». Paolo Decuzzi, direttore del Laboratorio di Nanomedicina di precisione Istituto italiano di tecnologia (IIT) di Genova, parla delle sue ultime sperimentazioni
Una cura mirata che va dritto all’obiettivo, puntando sui tessuti malati. Tutto grazie a dei farmaci “intelligenti” capaci di limitare i danni alle parti sane del corpo. È la straordinaria possibilità offerta dalla medicina di precisione. A svelare alcune delle ultime ricerche made in Italy è Paolo Decuzzi, direttore del Laboratorio di Nanomedicina di precisione dell’Istituto italiano di tecnologia di Genova.
Ma prima di descrivere i progetti a cui sta lavorando, Paolo Decuzzi preferisce fare chiarezza sui termini. «Esistono due diversi tipi di medicina di precisione – ha infatti spiegato il direttore del Laboratorio di Genova – Una tipologia in cui la “precisione” consiste nel tipo di terapia scelta per il singolo individuo. In questo caso la cura è costruita sulla base delle sue caratteristiche genetiche, i farmaci che gli vengono somministrati sono disegnati su misura per lui. Poi – ha continuato Decuzzi – esiste un’altra medicina in cui la “precisione” è data dalla possibilità di veicolare con esattezza il farmaco in un punto specifico del corpo umano».
Una possibilità che allarga gli orizzonti soprattutto per la lotta ai tumori: «i farmaci chemioterapici attualmente disponibili – ha spiegato il direttore del Laboratorio di Nanomedicina di precisione – sono molto potenti ed efficaci, ma anche estremamente tossici. Tanto che, uno dei principali problemi con cui deve fare i conti l’oncologo è proprio dosare la terapia, valutando accuratamente il rapporto tra i benefici e i rischi. Le sostanze utilizzate per la chemioterapia non aggrediscono solo il tumore, ma anche i tessuti sani. Utilizzando il secondo tipo di nanomedicina di precisione che ho descritto – quello che veicola il farmaco esclusivamente nel tessuto malato – i benefici possono superare di gran lunga i rischi».
Ed è proprio all’ambito oncologico che Paolo Decuzzi e il suo team hanno deciso di dedicare un importante studio. «Grazie alla collaborazione con oncologi e neuroscienziati – ha raccontato il direttore del Laboratorio genovese – da circa 4 anni stiamo lavorando ad un progetto per il trattamento di tumori al cervello. Sperimentiamo la possibilità di impiantare una piattaforma all’interno del cervello capace di rilasciare nanoparticelle che veicolano, in modo mirato, farmaci specifici. I test, per ora, sono limitati ai piccoli animali. Presto, si passerà a quelli di taglia più grande, per poi arrivare all’uomo».
Più recente è, invece, una ricerca per la cura delle patologie del neurosviluppo. «Questo studio – ha commentato Decuzzi – ha lo scopo di individuare i geni coinvolti in malattie come l’autismo, così da poterli rimodulare per modificarne l’espressione genica. Un obiettivo ben diverso da quello perseguito nella lotta al tumore, dove il traguardo è uno: distruggere le cellule tumorali. Nel caso di patologie del neurosviluppo, il lavoro è ancora più delicato. Le cellule malate non possono essere semplicemente eliminate, ma devono essere “riparate”. I primi risultati di questo giovane progetto sono attesi nell’arco dei prossimi tre o quattro anni, tempo entro il quale – ha assicurato l’esperto – dovremmo essere in grado di avere un effetto su due o tre disordini dell’autismo».
Nuovi traguardi potrebbero rivoluzionare anche il trattamento precoce dell’ictus: «Stiamo sperimentando l’iniezione di agenti trombolitici capaci di sciogliere, sempre in modo estremamente mirato e preciso, un coagulo come quello causato da un ictus. I farmaci trombolitici attualmente utilizzati – ha spiegato Decuzzi – sono molto efficaci, ma anche molto tossici a livello neuronale. La particella che stiamo sperimentando ha un profilo di tossicità molto più basso e, pertanto, potrebbe essere iniettata già nell’ambulanza, prima ancora di arrivare in ospedale, senza che il paziente sia esposto a particolari rischi».
Ma quando tutto questo potrà diventare realtà? Sui tempi Decuzzi resta cauto. «Dalla sperimentazione di un farmaco alla sua immissione sul mercato – ha detto il direttore del Laboratorio di Nanomedicina di precisione – è piuttosto lungo. Il percorso di approvazione è complesso e rigoroso. Di solito – ha concluso – ci vogliono almeno una decina di anni affinché arrivi il benestare di tutte le autorità competenti».