Calo a 393mila, -1,7% in un anno. La denatalità prosegue anche nel 2023: secondo i primi dati provvisori a gennaio-giugno le nascite sono circa 3.500 in meno rispetto allo stesso periodo del 2022
Continua il calo delle nascite in Italia. Lo rileva l’Istat nel rapporto sulla ‘Natalità e fecondità della popolazione residente – Anno 2022‘, secondo il quale le nascite nel 2022 scendono a 393mila, registrando un calo dell’1,7% sull’anno precedente. La denatalità prosegue anche nel 2023: secondo i primi dati provvisori a gennaio-giugno le nascite sono circa 3.500 in meno rispetto allo stesso periodo del 2022. Il numero medio di figli per donna scende a 1,24, evidenziando una lieve flessione sul 2021 (1,25); la stima provvisoria elaborata sui primi 6 mesi del 2023 evidenzia una fecondità pari a 1,22 figli per donna.
Nel 2010 il numero medio di figli per donna aveva toccato il massimo relativo registrato nell’ultimo ventennio di 1,44. Dal 2008, anno in cui il numero dei nati vivi ha registrato il più alto valore dall’inizio degli anni Duemila, i nati residenti in Italia sono sistematicamente diminuiti. In termini assoluti, la riduzione medio-annua ammonta a circa 13mila unità, quella relativa al 2,7%. Rispetto al 2008 oggi si rilevano oltre 183mila nascite in meno (-31,8%). Negli ultimi anni si è inoltre attenuato l’effetto positivo sulle nascite determinato dalla popolazione straniera, esercitato a partire dai primi anni duemila. Tale apporto negli ultimi 10 anni tende a perdere di efficacia, mentre aumenta la presenza straniera (oggi pari all’8,6% della popolazione residente totale, contro il 7,6% del 2012) e maturano i processi di integrazione e di adeguamento agli stili di vita del Paese di accoglienza. I nati da genitori in cui almeno uno dei partner è straniero continuano a diminuire nel 2022, attestandosi a 82.216 unità e costituendo il 20,9% del totale dei nati. Dal 2012, ultimo anno in cui si è osservato un aumento sull’anno precedente, queste nascite sono diminuite di 25.789 unità.
I nati da genitori entrambi stranieri sono 53.079 (26.815 in meno sul 2012) e costituiscono il 13,5% del totale dei nati. L’incidenza delle nascite da genitori entrambi stranieri sul totale dei nati è notoriamente molto più elevata nelle regioni del Nord (19,3%) dove la presenza straniera è più radicata e, in misura minore, in quelle del Centro (15,1%); nel Mezzogiorno l’incidenza è molto inferiore rispetto al resto d’Italia (5,6% al Sud e 5% nelle Isole). Nel 2022 la regione con la più alta incidenza di nati stranieri rispetto al totale è l’Emilia-Romagna (21,8%). Tra le altre regioni del Nord, quasi un nato su cinque è straniero in Lombardia e Liguria, rispettivamente il 19,9% e il 19,7%; seguono il Veneto (18,9%), il Piemonte (17,6%) e il Friuli-Venezia Giulia (17,5%). Al Centro spicca la Toscana (17,3%), mentre nel Mezzogiorno la percentuale è decisamente più contenuta, con un minimo in Sardegna del 4,1% e un massimo in Abruzzo del 9,1%.
Considerando la cittadinanza delle madri, al primo posto, rileva il report, si confermano i nati da donne rumene (11.804 nati nel 2022), seguono quelli da donne marocchine (8.744) e albanesi (7.768); queste cittadinanze coprono il 38,6% delle nascite da madri straniere residenti. La propensione a formare una famiglia con figli tra concittadini (omogamia) è alta nelle comunità rumena, marocchina, albanese, bengalese e nigeriana. Nel 2022, in un contesto di natalità decrescente, prosegue l’aumento dei figli nati fuori dal matrimonio: sono 163.317 (+3,5mila sul 2021, quasi 50mila in più sul 2008), pari al 41,5% del totale, di cui il 35,0% con genitori che non sono mai stati coniugati e il 6,5% da coppie in cui almeno un genitore proviene da una precedente esperienza matrimoniale. Dall’inizio del millennio la quota di nati fuori dal matrimonio sul totale dei nati è sistematicamente aumentata, guadagnando 33 punti percentuali.
La quota più elevata di nati da genitori non coniugati si osserva nel Centro (48,7%), seguono Nord-ovest (42,4%) e Nord-est (42,3%). Il Mezzogiorno, dove si registra la quota più bassa (36,8%), riduce il differenziale con le altre ripartizioni per il più sostenuto ritmo di incremento degli ultimi anni. La regione con la più alta proporzione di nascite more uxorio è la Sardegna (53,6%). Nel Centro spiccano l’Umbria (51,1%), il Lazio (49,5%) e la Toscana (48,6%); al Nord-ovest la Valle d’Aosta (49,3%) e al Nord-est la provincia autonoma di Bolzano/Bozen (48,1%). Le percentuali più basse si registrano in Calabria (30,4%) e in Basilicata (29,2%). Le nascite fuori dal matrimonio sono perlopiù quelle da coppie di genitori celibi e nubili (l’84,2% delle 163mila nascite nel 2022 contro un 15,8% da coppie nelle quali almeno uno dei due proviene da precedente esperienza coniugale). Ciò si deve al fatto che, soprattutto tra le coppie più giovani, aumenta l’adesione a un sistema valoriale per il quale il matrimonio rappresenta meno che in passato il passaggio obbligato prima di avere dei figli. Tra le madri fino a 24 anni di età, per esempio, la quota di nascite da genitori mai coniugati rappresenta il 54,6% del totale, contro il 36,4 % di quelle di età compresa tra i 25 e i 34 anni e il 28,0% delle over 34enni.
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