Salute 29 Agosto 2018 11:29

Nave Diciotti, De Martini (Lega): «Da medico dico basta strumentalizzazioni. Garantite cure a migranti, mentre i malati italiani…»

L’oculista eletto in Sardegna per il partito di Salvini replica a quanti hanno polemizzato con la gestione sanitaria della vicenda e ricorda: «Perché nessuno si indigna per i cittadini che arrivano da noi medici piangendo perché non hanno soldi per medicine?». Poi promette l’impegno per la sanità della sua Regione: «Siamo passati da otto Asl a un unico Ats, peggioramento evidente. Ora invertire tendenza»

Il caso della nave Diciotti e dei migranti continua a far discutere il mondo della politica e quello della sanità. Dopo cinque giorni di attesa al porto di Catania, i migranti sono stati fatti sbarcare in seguito ad un accordo con la Conferenza episcopale italiana, l’Irlanda, e l’Albania. Una scelta, quella di trattenere le persone sulla nave, che è costata al Ministro dell’Interno Matteo Salvini un’indagine per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio. E che ha provocato la reazione del Presidente dell’Aifa Stefano Vella, che ha rassegnato le dimissioni in polemica con le scelte del governo. Anche la FNOMCeO, in una nota, pur senza fare riferimento diretto alle dimissioni di Vella, ha garantito sostegno «a tutti i medici e al personale sanitario che si sono adoperati per accogliere i migranti della nave Diciotti, e a tutti i medici che si indignano per le discriminazioni e si battono per i diritti fondamentali dell’uomo». Ma anche tra i medici ci sono opinioni contrastanti. Non crede all’idea di un’emergenza sanitaria sul pattugliatore della Guardia Costiera il deputato Guido De Martini, oculista, primo parlamentare ad essere eletto per la Lega in Sardegna e membro della Commissione Affari Sociali della Camera. «Quello di Vella è stato un atto politico, una strumentalizzazione. Io non ho visto tutta questa emergenza sanitaria: sia il comandante che il responsabile della Croce Rossa hanno smentito questa circostanza. Le persone con la scabbia sono state curate a bordo».

LEGGI ANCHE: DICIOTTI, VELLA SI DIMETTE DALL’AIFA. «IMPOSSIBILE TOLLERARE TRATTAMENTO MIGRANTI IN TERRITORIO CHE GARANTISCE SALUTE UNIVERSALE»

Nel mondo medico ci sono state tante prese di posizione sul caso della nave Diciotti, è intervenuta anche la FNOMCeO. Pensa che ci sia stata un’emergenza sanitaria sottovalutata e che ai migranti siano state negate le cure? E cosa pensa delle dimissioni del Presidente Aifa Vella?

«Vella si è dimesso fondamentalmente perché secondo lui non sono state garantite le cure ai migranti sulla Diciotti, una violazione dell’articolo 32 della Costituzione che stabilisce che chiunque in Italia ha diritto alle cure. Io credo che non sia così per un paio di ragioni. Intanto per le dichiarazioni del comandante della nave Diciotti che ha detto che le cure sono state garantite e che non c’era nessuna emergenza sanitaria a bordo. I controlli sanitari ci sono stati. A bordo della nave c’erano i medici del CISOM, il Corpo italiano sanitario di soccorso dell’Ordine di Malta, che hanno curato le persone. C’erano casi di scabbia, sono state somministrate pomate e altri medicamenti. Ma la situazione era sotto controllo. La nave inoltre non era in alto mare ma era attraccata al porto tanto è vero che sono saliti Martina, la Boldrini, ecc. A mio giudizio se i medici della nave o quelli del CISOM avessero riscontrato qualche caso che richiedeva urgentemente il ricovero in ospedale l’avrebbero fatto sbarcare. Di più, abbiamo anche un’altra dichiarazione, quella di Stefano Principato, della Croce Rossa di Catania, il quale ha affermato che al massimo ci poteva essere un’emergenza di tipo psicologico. E poi ancora: quando sono andati gli ispettori del ministero, sabato scorso, hanno fatto sbarcare diciassette persone, undici donne e sei uomini. Delle undici donne, sei hanno scelto di non sbarcare. Gli ispettori hanno potuto far sbarcare senza avere l’autorizzazione del Ministero. Quindi io questa emergenza sanitaria per cinque giorni non la vedo. Anche le persone con la scabbia sono state curate, mentre sono sbarcate delle donne che sono state sottoposte ad accertamenti per violenza e due casi sospetti di tubercolosi. In quanto a Stefano Vella, si è dimesso dalla presidenza dell’Aifa che è un Istituto di diritto pubblico sottoposto al controllo del governo tramite il Ministero della Salute e il Ministero dell’Economia. Uno pensa: sicuramente ora Vella andrà a lavorare per un privato o all’estero. Invece no, adesso è tornato all’Istituto Superiore di Sanità che è un Istituto di diritto pubblico sotto il controllo del governo tramite il Ministro della Sanità. Quindi praticamente un ente che ha la stessa situazione giuridica dell’Aifa».

Lei vede un po’ di strumentalizzazione in queste prese di posizione?

«Penso che il suo sia stato un atto politico, di strumentalizzazione, io non la vedo questa cosa del ‘fate mancare le cure ai migranti’. Mi chiedo anche: il dottor Vella, quando era a capo dell’Aifa, visto che si è stracciato tanto le vesti per i migranti, come mai non lo ha fatto per gli italiani? Io ho fatto l’oculista fino a marzo per 30 anni nel Servizio Sanitario Nazionale e i pazienti venivano da me piangendo perché non avevano i soldi per comprare le medicine e gli occhiali. Negli ultimi anni era già abbastanza tragico che i pazienti riferissero che non avevano i soldi per comprare le medicine e gli occhiali. Ma poi i pazienti mi hanno cominciato a dire una cosa diversa: mi dicevano che non avevano più soldi per pagare il riscaldamento e l’acqua calda. Questa è una cosa devastante».

Lei dunque sostiene che le cure non sono garantite neanche agli italiani…

«L’articolo 32 della Costituzione dice che dovrebbero essere garantite a tutti. Però lei sa bene che se lei richiede una visita oculistica ci sono 6 mesi di attesa. Stessa cosa per una risonanza magnetica. Tu non puoi fare che una cosa: andarla a fare a pagamento. Quindi siamo già in una situazione che chi può permetterselo lo fa, e chi non può permetterselo non lo fa. Il 20-30% delle cure gli italiani se le pagano di tasca propria, ma solo chi può. Con 5 milioni di poveri questa situazione lascia delle perplessità».

Lei è il primo parlamentare della Lega eletto in Sardegna. Il suo impegno in questa legislatura su quali temi sarà?

«Il problema della Sardegna numero uno è il lavoro. Ma quello è il problema numero uno in tutta Italia. Il lavoro che non c’è e la qualità del lavoro che c’è per chi ce l’ha. Quindi lavori precari, lavori sottopagati, lavori che non sono più come un tempo. La Sardegna ha due problemi importanti: il primo è la continuità territoriale. Noi abbiamo difficoltà a trovare aerei e navi e quando li troviamo hanno prezzi esorbitanti. L’altro tema è il passaggio in Sardegna da otto Unità sanitarie locali a una unica ATS. C’è stato un peggioramento della situazione, è un taglio continuo dei reparti. Mentre prima ogni taglio veniva percepito dal cittadino come tale, oggi dicono: ‘Anziché mettere due o tre reparti di oculistica, per esempio, ne metto uno solo per il tuo bene, perché voglio fare un reparto migliore in cui curano meglio’».

Però magari è lontano…

«Loro mettono dei numeri e si basano solo su quelli. Ad esempio, i punti nascita devono avere 500 parti: ma domani possono essere mille, dopodomani trecento. Tu dici che il punto nascita non può garantire un’assistenza sanitaria valida se non fa 500 parti. Ma allora prendiamo i trapianti, un intervento ben più complicato: se ne possono fare anche solo 50. Dietro i numeri si nasconde altro. L’assessore alla Sanità della Sardegna si è vantato di aver risparmiato 40 milioni di euro. Ora: quelli che vengono venduti come risparmi in genere sono tagli. Se accorpo dei reparti, ne lascio uno e te lo metto invece che a 50 km a 100 km, con grande disagio per i pazienti. Ho sempre detto che noi siamo davanti a un progressivo definanziamento del Sistema Sanitario Nazionale. O riusciamo a un certo punto a dare un segno di inversione di tendenza oppure non ne veniamo fuori».

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