La ricerca del professore sul recettore Ace2 e l’enzima testosterone-dipendente che aggrava le infezioni pressorie e polmonari. Ma Foresta chiarisce: «Non si trova nei testicoli o nel liquido seminale»
«Uomini state attenti, il virus può colpirvi di più». L’invito arriva dal professor Carlo Foresta, ordinario di endocrinologia all’Università di Padova e andrologo, raccolto da Sanità Informazione. È provato, infatti, che a parità di suscettibilità infettiva, è negli uomini che il Covid-19 mostra manifestazioni cliniche più gravi. Una scoperta che si riflette nei numeri dei decessi, che vedono il sesso maschile coprire il 70% dei morti.
La riflessione del professor Foresta e del suo team è partita proprio dalle complicanze dell’infezione da Sars-CoV2, respiratorie e ipertensive le più comuni, e si è concentrata sul recettore Ace2. «Si tratta del recettore che il virus ha bisogno di riconoscere per poter penetrare negli alveoli polmonari – ha spiegato Foresta –. Per farlo, l’Ace2 legato al virus deve essere intaccato da un enzima, che agisce sul suo complesso e ne determina poi l’assorbimento, che è poi causa di infezione».
L’enzima in questione è testosterone-dipendente e più presente nell’uomo: «Lo conosciamo bene – ha chiarito l’andrologo – perché si trova spesso nella prostata e partecipa in alcuni casi nello sviluppo del tumore della prostata». Dunque sarebbe il testosterone stesso a favorire l’ingresso del virus nei polmoni e a causare un’esposizione maggiore del sesso maschile. Ma il professor Foresta ha poi aggiunto un’ulteriore riflessione.
«L’Ace2 nella fisiologia ha un altro ruolo – ha spiegato –: quello di modificare l’attività di un ormone che è ipertensivo, trasformandolo in una sostanza che invece riduce pressione e infiammazione. Se noi abbiamo un Ace2 che viene, per così dire, consumato dall’esposizione al virus, rimane poco libero per quelle funzioni fisiologiche che regolano i livelli naturali pressori e infiammatori del polmone».
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I recettori Ace2 sono inoltre estrogeno-dipendenti e, sia nell’uomo che nella donna, vengono regolati da un gene che si trova sul cromosoma X. «La donna avendo due XX – ha aggiunto – può avere il doppio dei geni che lavorano per sintetizzare questo recettore, quindi potrebbe averne più espressione rispetto all’uomo, che ha invece cromosomi XY».
Un uomo aggredito dal virus ha dunque «da una parte il testosterone che facilita l’infezione a livello delle cellule polmonari, dall’altro ha meno Ace2, recettore del virus, che può essere causa della reazione ipertensiva e infiammatoria più forte delle donne rispetto all’uomo».
Sull’onda di questi studi era sorta anche la supposizione che i testicoli potessero essere centro di accumulo del virus Covid-19, in cui si trova il recettore Ace2. «Non è stato dimostrato nel modo più assoluto – ha chiarito tuttavia Foresta – in quanto il virus non è stato trovato nel liquido seminale dei contagiati e anche la biopsia testicolare di un soggetto infetto non ne ha dimostrato la presenza. In realtà il virus raggiungerebbe il testicolo attraverso il sangue e questa possibilità è molto discordante; al virus manca inoltre quell’enzima che consente la penetrazione dell’Ace2 legato al virus stesso all’interno delle cellule. Questa ipotesi risulta quindi non essere molto probabile».
Se c’è una categoria più colpita si potrebbero delineare terapie mirate alla sua difesa? Per l’andrologo non è da escludersi: «Nelle ipotesi sulla individuazione di farmaci che possano interferire, la possibilità di studiare farmaci che agiscano come anti-androgeni trova spazio, sopratutto per evitare che ci siano poi questi aggravamenti delle situazioni cliniche indotte dall’infezione al polmone».
Dall’esperto arriva agli uomini un appello a non sottovalutare la propria esposizione al Covid-19. «State attenti, non credete di essere il sesso forte – ha concluso Foresta –. L’uomo crede ancora di superare tutto e non ammalarsi mai, tanto che muore cinque anni prima della donna proprio perché non si cura, non fa prevenzione, non segue consigli per il mantenimento dello stato della salute. Ipertensione e obesità sono più presenti nell’uomo e l’osteoporosi non viene curata più spesso nei soggetti maschili. C’è una situazione stereotipata che ora va capovolta».
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