FOCUS LAZIO – UMBRIA – TOSCANA | Pronto soccorso spesso considerato l’unica scorciatoia percorribile di fronte a liste di attesa troppo lunghe. In Toscana la “salute mentale” rischia il collasso. Ai microfoni di Sanità Informazione le denunce dei rappresentanti regionali di Cittadinanzattiva
Quasi quattro persone su 10 di coloro che arrivano in un pronto soccorso a seguito di un incidente, più o meno banale, scoprono di avere di tumore. Accade nel Lazio dove, in assenza di servizi di prevenzione adeguati, le diagnosi di patologie, anche molto gravi, avvengono quasi del tutto accidentalmente. «Il 37% delle diagnosi di pronto soccorso riguardano l’area oncologica», conferma Elio Rosati, segretario di Cittadinanzattiva Lazio, ai microfoni di Sanità Informazione.
Stando ai risultati del Report “Distretti sanitari nel Lazio” di Cittadinanzattiva, è sempre nei pronto soccorso che i cittadini si recano in cerca di risposte a problematiche che, invece, sarebbero di competenza ambulatoriale.« Quando le liste di attesa sono troppo lunghe – sottolinea Rosati – i pronto soccorsi sono spesso considerati l’unica scorciatoia percorribile. L’offerta sanitaria regionale – continua il segretario di Cittadinanzattiva Lazio – soprattutto quella d’eccellenza, si concerta all’interno del Grande Raccordo Anulare. Basta oltrepassare i confini della città di Roma per imbattersi in carenze e disservizi». Ma c’è di più: esistono differenze sostanziali anche all’interno di una stessa Asl: «È possibile trovare servizi perfettamente organizzati ed efficienti e, a distanza di qualche metro imbattersi in una specialistica ambulatoriale completamente disorganizzata».
In Umbria la situazione non è migliore. «I cittadini si trovano in un vero e proprio limbo – denuncia Paola Giulivi, segretario di Cittadinanzattiva Umbria -. Il Sistema Sanitario Regionale sta facendo i conti con una riorganizzazione totale di cui, tuttavia, nessun di noi conosce i dettagli. Intanto, molti reparti sono stati chiusi e i cittadini per usufruire di alcune prestazioni, tutt’altro che secondarie. devono spostarsi da una città all’altra. A Spoleto, ad esempio, durante l’emergenza Covid, è stato eliminato il punto nascita ed alcuni specialisti, fondamentali in un pronto soccorso, come il cardiologo, non sono disponibili h24 nemmeno in pronto soccorso. Di conseguenza, a seconda delle necessità, i pazienti vengono trasferiti da un ospedale all’altro, sovraccaricando i pronto soccorsi “più attrezzati”».
E i pronto soccorso non sono meno affollati in Toscana «dove – racconta Maria Platter, membro del Cda di Cittadinanzattiva Toscana – si trovano ad accogliere anche pazienti che, invece, dovrebbero accedere ai servizi di salute mentale o donne vittime di violenza che non possono contare su centri attrezzati per accoglierle. Le liste di attesa sono irragionevolmente lunghe in tutte le specialità ambulatoriali, ma è sicuramente nell’ambito della salute mentale, così come dimostrato dai più recenti fatti di cronaca (la psichiatra uccisa a Pisa, ndr) che si riscontrano le carenze più gravi. Se ci fosse più personale ci sarebbe anche più sicurezza: i cittadini sarebbero meno nervosi e – conclude Platter – gli atti di violenza potrebbero essere evitati».
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