Salute 16 Maggio 2022 12:15

Nel 2021 in Italia sono nati meno di 400.000 bambini. SIN SIP E SIGO per invertire il trend negativo

Ginecologi ed ostetriche, neonatologi e pediatri agli Stati Generali della Natalità, insieme per vincere una delle sfide prioritarie per il nostro Paese

Nel 2021 in Italia sono nati meno di 400.000 bambini. SIN SIP E SIGO per invertire il trend negativo

“Si può fare” è il motto che ha accompagnato la seconda edizione degli Stati Generali della Natalità ed a cui hanno partecipato anche ginecologi e ostetriche, neonatologi e pediatri, convinti che insieme si può e si deve invertire l’attuale trend negativo delle nascite.

Nel 2021, in Italia sono nati meno di 400.000 bambini, in calo dell’1,3% rispetto al 2020, ma con segni di speranza per il futuro, come certificato dall’Istat che, nell’ultimo report sugli indicatori demografici, ha evidenziato segnali di ripresa della natalità nella parte finale dell’anno.

Nel corso degli Stati generali della Natalità, si è tenuta la tavola rotonda “Si può fare: salute”. Il dibattito, moderato da Chiara Bidoli, Direttrice delle testate infanzia di Rcs, ha visto la partecipazione di Luigi Orfeo, Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN), Annamaria Staiano, Presidente ed Alberto Villani Past President della Società Italiana di Pediatria (SIP), Nicola Colacurci, Presidente della SIGO – Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia, Martina Bruscagnin, Presidente di Vivere onlus e Maria Grazia Fanchi, Direttore del Master di Comunicazione Sanitaria e dell’Almed dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Comunicare con le famiglie, con le giovani donne, con gli adolescenti e informarli, salvaguardare la vicinanza di mamma, papà e neonato durante il ricovero in ospedale, tra i principali temi affrontati. “La genitorialità è un fatto insito nella personalità di ogni individuo. Tuttavia, diventare genitori rappresenta un momento di passaggio, delicato e difficile, verso l’età adulta: da figli accuditi, ci si ritrova ad essere genitori e quindi a dover accudire qualcun altro. Per affrontare il problema della denatalità, una chiave di lettura è proprio quella della “paura”, di uscire dal nido e lanciarsi in una nuova esperienza, che porta con sé la responsabilità di una nuova vita. Di certo la colpa non è dei ragazzi, sempre più sfiduciati, in particolare da un lavoro che arriva tardi e da politiche sociali che fino ad ora hanno faticato a tutelare la famiglia”, afferma Luigi Orfeo, Presidente SIN. “Come neonatologi rappresentiamo un osservatorio privilegiato su questo problema”, continua Orfeo, “siamo sempre in contatto con le coppie, giovani e meno giovani, e riceviamo tantissimi messaggi di difficoltà e stanchezza. Grazie anche al nostro lavoro negli anni, tanti passi avanti sono stati fatti per garantire qualità nell’assistenza a genitori e figli ed è questo che bisogna trasmettere alle nuove generazioni, attraverso un’attività di formazione (nelle scuole, nelle università…) e di informazione a 360°. È vero che in Italia si nasce poco, ma si nasce in modo sicuro, i nostri punti nascita sono tra i migliori al mondo e la mortalità neonatale è tra le più basse in assoluto. Noi continueremo ad impegnarci affinché in Italia si nasca sempre più in sicurezza, grazie anche a politiche giovanili adeguate e strutturate”.

“Il crollo delle nascite in Italia sembra ormai inarrestabile ed è quindi doveroso, da parte delle Istituzioni e delle Società Scientifiche, soprattutto quelle impegnate nella cura e tutela delle madri e dei bambini, mettere in atto delle politiche a supporto della maternità e della genitorialità in generale” dichiara la presidente SIP Annamaria Staiano. “Proprio pochi giorni fa è stato pubblicato un rapporto di Save The Children che mostra come in Italia circa 6 milioni di mamme si comportino da “equilibriste” tra il lavoro ed i carichi familiari. Le donne ormai scelgono la maternità sempre più tardi, con una età media al parto di 32,4 anni e fanno sempre meno figli (1,25 il numero medio di figli per donna). Senza dimenticare che le donne devono, spesso, rinunciare a lavorare a causa degli impegni familiari oppure, al contrario, per poter lavorare sono costrette a rinunciare all’allattamento”.

“Per affrontare il problema sociale della denatalità è necessario che vi sia una presa in carico da parte di tutte le istituzioni, al fine di approntare strategie atte ad affrontarla, altrimenti si ripercuoterà con gravissime conseguenze negli anni futuri” afferma Nicola Colacurci, Presidente SIGO.  “La SIGO, che ha come mission non solo la cura della salute della donna, del nascituro, ma anche della coppia, garantita dalla professionalità di tutti gli Ostetrici e Ginecologi Italiani, ha posto il tema dell’aumento delle nascite al centro della propria azione e ritiene che la prima cosa da fare sia implementare il dialogo con le donne, con i giovani e con le coppie su questa specifica problematica, al fine di sensibilizzarle e di informarle sugli stili di vita e sulla età a più alto successo riproduttivo”.

 

 

 

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