Il medico di famiglia, già presidente facente funzioni di Agenas, commenta i dati della Regione: «Numeri di ricoverati tra i più alti d’Italia e percentuale di guariti più bassa. Servono più tamponi»
Nel Lazio da oggi tutti i cittadini potranno richiedere il test sierologico presso le strutture sanitarie che hanno aderito. A partire è l’ospedale San Giovanni Addolorata, che consente di fare il test per l’analisi degli anticorpi a 15,23 euro, seguito a stretto giro dal Sant’Andrea, dal San Camillo e da altri nosocomi.
Prosegue, intanto, l’indagine di sieroprevalenza della Regione tra le categorie più esposte al rischio di contagio (operatori sanitari, forze dell’ordine e dipendenti e ospiti di RSA, per un totale di 300mila persone) e iniziano ad arrivare i primi risultati: come riportato dal Messaggero, su 42mila test già effettuati, sono stati scoperti 81 asintomatici, che sono risultati quindi positivi al tampone.
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«Si tratta certamente di dati parziali, ma che devono far riflettere – commenta Stefano De Lillo, medico di famiglia romano e già presidente facente funzioni di Agenas -. Se queste percentuali venissero confermate a livello regionale, nel Lazio potrebbero esserci 12mila persone positive e asintomatiche, che non sono state sottoposte al tampone e che potrebbero diventare un pericoloso veicolo di contagio».
Ad oggi, inoltre, il tasso di circolazione del virus nella regione si attesta al 2,4% e al 2,61% a Roma: «Su 6 milioni di abitanti, significa che oltre 140mila persone avrebbero avuto un contatto con la malattia – aggiunge il medico -. Numeri ben diversi dai 7661 casi positivi accertati nella Regione».
«Le indagini di sieroprevalenza – continua De Lillo – sono fondamentali per conoscere meglio la circolazione del virus, ma poi le informazioni che ne derivano devono essere utilizzate per capire cosa è necessario fare. Con questi numeri, bisognerà fare più tamponi, scovare gli asintomatici, isolare chi è contagioso e limitare in modo ancor più scrupoloso la diffusione del coronavirus».
«Continua ad essere singolare, poi – prosegue -, il paragone tra il numero dei pazienti ricoverati e quello dei guariti nel Lazio rispetto ad altre Regioni. In base ai dati di ieri, a fronte di 7661 casi totali, nel Lazio risultano ricoverati con sintomi 1083 pazienti; tanto per fare un confronto, in Piemonte sono 1162 su 30.314 casi totali; gli ospedali della Lombardia, di gran lunga la regione più colpita dal virus con 87.417 casi, ospitano 3622, oltre ai pazienti in terapia intensiva. Discorso simile quello che riguarda i guariti: nel Lazio sono 3430, circa il 45% del totale: è la percentuale più bassa di tutto il Paese, dove la media si aggira intorno al 60%. Qual è la spiegazione di queste differenze?» si chiede infine De Lillo.
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