Il presidente della Società italiana riproduzione umana: «Diffusione delle tecniche di PMA e aumento dell’età media delle donne al primo figlio tra le principali motivazioni dell’incremento di gravidanze gemellari»
Ogni anno, nel mondo, nascono 1,6 milioni di gemelli. Calcolatrice alla mano, un neonato ogni 42 è un gemello. Si tratta di un vero e proprio record: sono i numeri più alti degli ultimi 40 anni. A rivelarlo uno studio congiunto dell’Università di Oxford, dell’Istituto francese di studi demografici (INED) e dell’università olandese di Radboud, pubblicato sulla rivista Human Reproduction. Una tendenza che, probabilmente, non sarà destinata a crescere ulteriormente, almeno non nei Paesi cosiddetti industrializzati.
Lo studio ha esaminato le nascite del periodo 2010-2015 in 165 Paesi, coprendo il 99% della popolazione mondiale. I numeri, poi, sono stati confrontati con le nascite registrate in 112 di questi Paesi nel periodo 1980-1985. La comparazione ha mostrato che il tasso di parti gemellari è cresciuto di un terzo, passando da 9 a 12 ogni mille.
Osservando i dati italiani è possibile confermare la stessa tendenza. Ma è sufficiente esaminare le nascite avvenute negli anni successivi per capire che la rotta non è già più la stessa. «Stando agli ultimi dati elaborati in Italia nel 2018 – spiega Antonino Guglielmino, presidente Siru, la Società Italiana della Riproduzione Umana – i gemelli nati da Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) sono passati dal 24 al 12%».
La PMA è una delle due motivazioni che, negli anni, ha indotto un aumento dei parti gemellari. «L’altra causa è l’età posticipata del progetto genitoriale», aggiunge Guglielmino. Le possibilità di gravidanza plurima, infatti, sono direttamente proporzionali all’età: «Le probabilità che una donna possa concepire dei gemelli sono maggiori a 40 anni che a 20. Con l’avanzare dell’età subentrano delle modificazioni ormonali che aumentano la possibilità di parto gemellare. I gemelli nati da madri over 40 rappresentano circa un terzo del totale».
I restanti due terzi sono concepiti attraverso PMA. Queste tecniche, sviluppate nei Paesi più avanzati negli anni ‘70, si sono poi allargate anche all’Asia e all’America latina tra gli anni ‘80 e ‘90, raggiungendo le regioni più ricche dell’Africa e dell’Asia meridionale dopo il 2000.
«Le tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita – aggiunge il ginecologo – possono essere divise in due macrocategorie: le tecniche in vivo, che comprendono stimolazioni ovariche e inseminazioni intrauterine, e quelle in vitro. Queste ultime, in particolare, permettono di controllare il numero di embrioni trasferiti in utero, così da evitare un aumento delle nascite gemellari. Inoltre, dal 2009, in Italia, grazie ad una sentenza della Corte Costituzionale è possibile crioconservare gli embrioni prodotti, procedendo al trasferimento di uno o al massimo due embrioni alla volta».
Le gravidanze gemellari non sono scevre da rischi, né per la mamma, né per i bambini che verranno al mondo. «Non esistono, se non in casi rarissimi, gestazioni gemellari che riescano ad arrivare al compimento del nono mese – spiega Guglielmino -. I gemelli vengono alla luce prematuramente e sottopeso. Anche la neomamma può andare incontro più facilmente a gravi complicanze come il diabete gestazionale e la gestosi». Condizioni che, all’aumentare dell’età della gravida, possono aggravarsi ulteriormente: «Attualmente – aggiunge il ginecologo – l’età media delle donne che accedono ad un centro di PMA in cerca del primo figlio è di 36,7 anni. A queste pazienti chiariamo immediatamente che si procederà al trasferimento di un solo embrione per volta, spiegando i rischi che potrebbero derivare da una gravidanza gemellare».
Se nei Paesi industrializzati il numero di gemelli sta già diminuendo, cosa accadrà in quelli in via di sviluppo? «È probabile che assisteremo ad un aumento delle nascite gemellari, come conseguenza diretta della maggiore diffusione delle tecniche di PMA. Un tale incremento, però, nei Paesi in via di sviluppo potrebbe trasformarsi in una fonte di rischio, sia per la salute delle madri, che dei bambini. Per questo è necessario che, prima di arrivare ad un boom di gemelli così come già accaduto nei Paesi industrializzati, siano stabilite le giuste politiche di intervento, sia da un punto di vista legislativo che sanitario – conclude Guglielmino -, creando strutture e preparando professionisti in grado di accogliere e curare gli eventuali neonati gemelli e le loro madri».
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