I maggiori esperti di fama internazionale nel campo dell’ematologia oncologica e non riuniti a Bologna dal 14 al 16 febbraio per presentare tutte le novità e i progressi livello biologico e terapeutico, in tema di linfomi, CAR-T cell, leucemie acute, leucemia linfatica cronica, mielodisplasie e mieloma multiplo
Sono oltre 33mila gli italiani ogni anno colpiti da un tumore del sangue. Attualmente la maggior parte di queste patologie presenta una diagnosi infausta, ma negli ultimi decenni sono stati fatti passi da gigante nell’allungamento della prospettiva di vita e nel miglioramento della qualità di quest’ultima, grazie soprattutto all’introduzione di terapie di prima linea che vedono l’impego di combinazioni di trattamenti classici (chemio) con l’immunoterapia. È quanto emerge dal Post San Diego 2018, meeting che a due mesi dalla conclusione dell’ASH – l’annuale congresso mondiale dell’American Society of Hematology (ASH) dedicato all’ematologia oncologica e non – prende il via a Bologna fino al 16 febbraio per presentare tutte le novità e i progressi a livello biologico e terapeutico.
«Il Post ASH, giunto quest’anno alla 12° edizione – spiega Pier Luigi Zinzani, coordinatore del Post San Diego 2018 e Professore Ordinario di Ematologia, Istituto di Ematologia “L. e A. Seràgnoli” dell’Università degli Studi di Bologna – è un evento scientifico in grado di dare agli ematologi italiani un aggiornamento completo ed altamente qualificato del Meeting della Società Americana di Ematologia che rappresenta il più importante evento ematologico dell’anno».
In particolare sono stati mostrati i risultati incoraggianti di numerosi studi che hanno visto l’impiego di anticorpi monoclonali in associazione ai classici famaci chemioterapici. L’uso della tecnica chiamata CAR-T, ancora su un numero basso di pazienti, ha inoltre aperto la strada a un promettente strategia di cura che potrebbe rivoluzionare il decorso e la prognosi di queste neoplasie maligne.
CAR-T: LA NUOVA POTENTE ARMA CONTRO I TUMORI
Le CAR-T rappresentano una terapia destinata a pazienti selezionati, in particolare, ad oggi, pazienti affetti da leucemia linfoblastica e linfomi ad alto grado che non hanno risposto o sono ricaduti dopo aver ricevuto le terapie convenzionali per queste patologie (chemio e radioterapia). Ma sembrano essere molto promettenti anche per altre patologie. «CAR-T è una immunoterapia che utilizza particolari globuli bianchi, i linfociti T, ingegnerizzati per attivare il sistema immunitario contro le cellule tumorali, come succede ad esempio per le infezioni – spiega Paolo Corradini, Presidente della Società Italiana di Ematologia e Direttore della Divisione di Ematologia Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori Università degli Studi di Milano –. I linfociti T del paziente – continua Corradini – vengono prelevati e successivamente geneticamente modificati in laboratorio in modo da renderli capaci di riconoscere le cellule tumorali: quando vengono restituiti al paziente entrano nel circolo sanguigno e sono in grado di riconoscere le cellule tumorali e di eliminarle attraverso l’attivazione della risposta immunitaria». «Le novità emerse all’ASH – prosegue il prof. Corradini – sono state la conferma dell’attività delle CAR-T nei linfomi ad alto grado e che il controllo della malattia dura anche dopo due anni di follow-up senza necessità di fare ulteriori trattamenti. Altre importanti novità sono arrivate dall’utilizzo delle CAR-T nel mieloma multiplo con malattia ricaduta e refrattaria, in questa patologia infatti le CAR-T hanno mostrato importanti segni di efficacia. Inoltre sono stati presentati dati incoraggianti sull’utilizzo di CAR-T in altri ambiti quali linfoma di Hodgkin, linfoma anaplastico e leucemia linfatica cronica su cui sono in corso studi clinici. Altre novità arrivano dal possibile utilizzo delle CAR-T in associazione ad altri farmaci che ne potenziano l’attività e talora riducono gli effetti collaterali».
CAR-T E NOVITA’ SULLA CURA DEI LINFOMI
Quando si parla di linfomi si fa riferimento a un insieme di più di trenta malattie, più o meno aggressive, che rappresentano le più frequenti neoplasie ematologiche. Ancora non è stato indentificato un chiaro fattore di causalità e per questo la diagnosi avviene tramite l’analisi istopatologica dopo biopsia. Per quanto riguarda l’approccio terapeutico «negli ultimi 20 anni lo scenario si è rapidamente modificato passando dalla convenzionale chemioterapia alla terapia combinata con l’introduzione della chemioimmunterapia. In questo ambito ha sicuramente giocato un ruolo fondamentale l’anticorpo anti-CD20 –, spiega il professor Zinzani –. Gli anticorpi monoclonali, inoltre, hanno dato buoni risultati anche nel linfoma di Hodgkin, nei linfomi di derivazione T-linfocitaria, nel linfoma primitivo del mediastino, nel linfoma mantellare e nei linfomi follicolari. Il nuovo approccio terapeutico rappresentato dalle CAR-T ha dato una svolta fondamentale nell’ambito dei linfomi diffusi a grandi cellule, come è emerso anche all’ASH 2018. Al congresso di San Diego sono stati presentati anche i risultati delle terapie per il linfoma di Hodgkin con un anticorpo “drug conjugate” [cioè collegato a un farmaco biologicamente attivo] anti-CD25 e la combinazione a tre farmaci con anticorpi monoclonali. Anche nell’ambito degli altri linfomi le combinazioni tra chemio terapie e immunoterapia con anticorpi monoclonali si sono mostrate efficaci».
CAR-T E FARMACI BIOLOGICI ANCHE NELLA CURA DELLA LEUCEMIA ACUTA
La leucemia acuta è una neoplasia che colpisce le cellule contenute nel midollo osseo, che invece di trasformarsi in cellule del sangue occupano progressivamente quest’ultimo bloccandone la funzionalità. La leucemia linfoblastica acuta è il tumore più frequente nell’età pediatrica e colpisce in Italia circa 600 persone all’anno, mentre i casi di leucemia mieloide sono più di 4.500 ogni anno. «Le leucemie acute costituiscono l’ultimo gruppo di patologie neoplastiche del sangue che hanno iniziato a beneficiare dell’introduzione nella terapia dei farmaci biologici – afferma Fabrizio Pane, Professore Ordinario di Ematologia Università Federico II di Napoli e Direttore U.O. Ematologia e Trapianti di Midollo Azienda Ospedaliero Universitaria Federico II di Napoli –. Le novità presentate all’ASH riguardano per la leucemia mieloide farmaci a bersaglio molecolare intracellulare”. Per la leucemia linfoide invece la fanno da padrone le immunoterapie. «Sono terapie basate su anticorpi monoclonali recentemente modificati rispetto a quelli già utilizzati in passato in modo da aumentarne l’efficienza. Numerosi studi – prosegue Pane – sono stati inoltre presentati sulle tecniche di immunoterapia attiva che utilizza linfociti del paziente che sono modificati nella loro specificità antigenica e in grado di riconoscere antigeni espressi sulle cellule leucemiche (CAR-T). Hanno un’efficacia molto elevata anche in malati plurirefrattari a tutte le altre terapie. L’aspettativa di sopravvivenza con terapia intensiva e anticorpi monoclonali è superiore al 50%».
LEUCEMIA LINFATICA CRONICA: UNA RIVOLUZIONE NELLE CURE
La leucemia linfatica cronica (LLC) è un tumore a lenta crescita del quale non si conoscono ancora le cause. Colpisce ogni anno una persona su centomila, in particolare sopra i 65 anni. Oggi le terapie sono in grado di prolungare il periodo libero di malattia e la sopravvivenza. «Negli ultimi 5 anni la terapia della LLC è andata incontro a una vera e propria rivoluzione grazie all’introduzione di farmaci biologici mirati a bloccare i meccanismi molecolari di crescita dei linfociti B – spiega Umberto Vitolo, Direttore S.C. Ematologia Dipartimento di Oncologia ed Ematologia A.O. Città della Salute e della Scienza di Torino –. L’efficacia e la bassa tossicità di queste terapie in pazienti già trattati ha portato a studi con questi farmaci in prima linea per delineare un trattamento con una durata fissa nel tempo che punti ad ottenere una remissione più profonda con un miglioramento della qualità di vita del paziente».
MIELOMA: ECCO I NUOVI APPROCCI TERAPEUTICI CHE PROLUNGANO LA VITA
Il mieloma è ancora considerato una malattia inguaribile, ma negli ultimi due decenni si è passati da una sopravvivenza media di poco superiore ai 2 anni a medie vicine ai 7, anche nelle fasce di età avanzate. «All’ASH 2018 di San Diego sono stati presentati risultati molto interessanti, in termini di miglioramento della sopravvivenza libera da malattia, della terapia con un anticorpo monoclonale in associazione ai farmaci classici testati in prima linea di terapia in pazienti non candidabili al trapianto – annuncia Giovanni Pizzolo, già Professore Ordinario di Ematologia dell’Università di Verona e Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Ematologia e del Dipartimento Medico Generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona –. I risultati di numerose nuove combinazioni di farmaci innovativi di 2° e 3° generazione, utilizzati sia in prima linea sia in pazienti ricaduti o refrattari, hanno permesso di carpire preziose informazioni per identificare i profili molecolari associati alla scomparsa del residuo minimo di malattia, da cui dipende poi la prognosi di ciascun paziente».
SINDROMI MIELOPROLIFERATIVE CRONICHE FILADELFIA NEGATIVE
Infine le novità dell’ASH riguardano anche le malattie clonali che si sviluppano nelle cellule staminali ematopoietiche come la policitemia vera (PV), la trombocitemia essenziale (TE), la mielofibrosi (PMF). «Per queste malattie sono stati presentati studi sui nuovi metodi e criteri di diagnosi e prognosi – spiega Angelo Michele Carella, coordinatore del Post San Diego e già Direttore di Ematologia e Centro Trapianti di Midollo dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Martino di Genova –. I trattamenti, in particolare per la mielofibrosi, prevedono l’uso di inibitori per bloccare quelle proteine mutare alla base delle malattie».