L’attore racconta a Sanità Informazione il lavoro ‘psicologico’ che c’è dietro ogni imitazione: «Mi piace carpire i meccanismi psicologici, magari anche reconditi, che un personaggio non mostra in pubblico»
L’ultimo capolavoro di una lunga serie di imitazioni è quella del premier Giuseppe Conte: voce pressoché identica, sguardo sornione, atteggiamento da ‘amministratore di condominio’. Neri Marcorè (attore, doppiatore, conduttore radio e tv e tante altre cose) è un maestro delle imitazioni e nel suo intervento alla Convention al Tempio di Adriano per la Giornata della Psicologia non poteva mancare un accenno al suo ‘cavallo di battaglia’ del momento che ha strappato una risata alla platea. Ma il suo intervento, ricco di ironia e di interessanti spunti di riflessione sull’uomo moderno, è stato impreziosito dal monologo di Giorgio Gaber “Gli oggetti”. Lo abbiamo intervistato per chiedergli, innanzitutto, qual è il suo rapporto con la psicologia.
«Dopo il liceo ero indeciso su cosa intraprendere e mi sarebbe piaciuto molto fare psicologia, ma alla fine ho scelto la Scuola Interpreti. Anche quando leggevo testi in lingua compravo riviste che parlavano di psicologia. È un ambito che mi ha sempre affascinato moltissimo», racconta Marcorè a Sanità Informazione.
Tormentato il suo rapporto con l’analisi: è fondamentale ma non deve diventare una ‘dipendenza’. «C’è stata tutta una fase della vita in cui ho pensato che fosse meglio confrontarsi con gli amici, con i quali si aveva confidenza, profondità e una sincerità di rapporto. Poi mi sono accorto che questa cosa aveva i suoi limiti – spiega ancora l’attore -. Ho un rapporto discontinuo con la psicologia, perché se devo guardare a un aspetto che non mi piace è che si sta in terapia tutta la vita. Ci sono dei momenti della vita in cui effettivamente si ha bisogno di supporto psicologico: per esempio questo del Covid è, a livello collettivo, uno dei momenti più complicati in cui superare stress e altre difficoltà. Poi ci sono altri momenti in cui bisogna sperimentarsi, non avere sempre qualcuno che ti sostiene».
Anche per Marcorè, come sottolineato dal presidente del Consiglio degli Ordini degli Psicologi David Lazzari, oggi si pensa troppo poco al benessere psichico: «La psicologia è uno strumento utilissimo per il benessere mentale che viene spesso sottovalutato rispetto al benessere fisico. Si cura la salute del corpo ma spesso la salute mentale conta anche di più».
Ma qual è il trucco per una interpretazione perfetta? «C’è tutto un lavoro psicologico anche per capire le motivazioni, le molle di quel personaggio. È un lavoro strumentale, ma non ci si immedesima sennò Jack Nicholson avrebbe dovuto allenarsi a fare lo psicopatico – commenta sorridendo Neri Marcorè -. C’è sempre una distanza tra sé e quello che si mette in scena e anche nelle imitazioni, al di là dell’aspetto fonetico e della somiglianza della voce, il lavoro è quello di carpire i meccanismi psicologici, magari anche reconditi, che uno non mostra in pubblico. Questo vale soprattutto per i personaggi politici che in pubblico si mostrano in un certo modo, ma a me piace indovinare come sono dietro le quinte».
Il lavoro psicologico è dunque alla base di una buona imitazione. E così è stato anche per l’imitazione del premier Giuseppe Conte che vediamo tutti i martedì su La7: «Nella costruzione dell’imitazione la voce è arrivata quasi per ultima – conclude Marcorè -. Nel Conte uno la chiave comica sarebbe stata un’altra, poi c’è stata la crisi ferragostana e da quella ho cambiato impostazione pensando di renderlo un ‘amministratore di condominio’ perché era uno strumento che mi consentiva di fare satira su tutto l’arco costituzionale. È diventato un mezzo più che un fine».
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