La SINPIA, Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, da anni denuncia una situazione insostenibile: i ricoveri per disturbi neurologici tra 0 e 17 anni sono aumentati dell’11% e quelli per disturbi psichiatrici del 22%. La deputata Volpi: «Neuropsichiatria infantile cenerentola delle specialità mediche e le famiglie sono costrette a fare lunghi viaggi per le diagnosi»
Sono anni che la Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (SINPIA) denuncia lo stato di sempre maggiore criticità delle risposte per gli utenti con disturbi neuropsichici nell’infanzia e nell’adolescenza e per le loro famiglie. Un fenomeno già grave prima della pandemia e che è inesorabilmente peggiorato con l’avvento del Covid, lasciando inevasa la domanda di salute dei più piccoli.
Ora la proposta di legge sul tema della deputata e neurologa Leda Volpi (Alternativa) è stata finalmente assegnata alla commissione Affari sociali della Camera e si è riacceso un barlume di speranza per chiudere entro la fine della legislatura una riforma organica del settore.
«Tempo fa consegnai personalmente una lettera della SINPIA nelle mani dell’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Una seconda lettera, aggiornata con i dati Covid, è stata recapitata all’attuale premier Mario Draghi. Sul fronte parlamentare la sensibilità c’è, tanto che pochi mesi fa è stata approvata una risoluzione sul tema all’unanimità. Si tratta di capire se dal governo c’è la stessa attenzione su questi temi» spiega a Sanità Informazione Leda Volpi.
La situazione era già critica prima del Covid. Come riporta una delle lettere scritte dalla SINPIA, tra il 2017 e il 2018 (ultimi dati disponibili), i ricoveri per disturbi neurologici tra 0 e 17 anni sono aumentati dell’11% e quelli per disturbi psichiatrici del 22%.
Nel 2018, di 43.863 ricoveri, solo 13.757 sono avvenuti in reparto NPIA e hanno pertanto ricevuto l’assistenza di cui avrebbero avuto necessità. Molti adolescenti in stato di bisogno non hanno ricevuto alcuna risposta e sono stati rimandati a casa dal Pronto Soccorso o hanno dovuto rivolgersi privatamente.
Per questo la SINPIA da anni sollecita un intervento urgente per promuovere il benessere psichico, ridurre al minimo le conseguenze della pandemia sulla salute mentale della generazione più giovane e per individuare il più precocemente possibile i segnali di allarme e di disturbi conclamati, al fine di poter offrire risposte rapide e appropriate al bisogno.
I numeri, del resto, parlano più di mille parole: tra il 2017 e il 2018, 200 bambini e ragazzi su 1000 avevano un disturbo neuropsichico, ovvero 1.890.000 minorenni e solo 60 su 200 riuscivano ad accedere ad un servizio territoriale di NPIA.
La proposta di legge, denominata ‘Disposizioni per la cura e la tutela dei minori affetti da disturbi neuropsichici’ punta a dare finalmente il giusto dimensionamento ai servizi territoriali e alle unità operative ospedaliere di neuropsichiatria infantile, fornire corsi e sostegno alla genitorialità nei consultori italiani, potenziare la formazione degli insegnanti di sostegno e valorizzarne il ruolo nella scuola e creare una rete di flussi informativi omogenei che convergano verso il ministero della Salute, al fine di fare finalmente una programmazione reale sia dei servizi sia del personale adeguato alle richieste di intervento su tutto il territorio nazionale.
Nello specifico garantisce la presenza di almeno un’unità complessa per i bacini di utenza compresi tra 150mila e 250mila abitanti e stabilisce che ciascun servizio territoriale di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza garantisce i livelli essenziali di assistenza attraverso la presenza di un’équipe multidisciplinare costituita dalle figure professionali coinvolte nei percorsi di presa in carico, quali neuropsichiatri, psicologi, logopedisti, terapisti della neuropsicomotricità dell’età evolutiva, infermieri, assistenti sociali, educatori professionali, con una dotazione idonea a garantire le prestazioni afferenti alle problematiche neurologiche, psichiatriche, alle disabilità complesse e ai disturbi specifici.
Viene inoltre prevista la creazione, allo scopo di ovviare alla carenza di dati epidemiologici nazionali relativi alle patologie neurologiche, psichiatriche e del neurosviluppo della fascia di età da 0 a 18 anni e di rispondere ai bisogni di salute della popolazione di ciascun territorio, del “Registro epidemiologico dei disturbi neuropsichiatrici dell’età evolutiva” nel quale dovranno confluire i flussi informativi specifici e uniformi idonei ad essere utilizzati per una efficace programmazione della rete dei servizi di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza.
«La neuropsichiatria infantile è la cenerentola delle specialità mediche ed è stata depotenziata ai minimi termini negli anni – continua Volpi -. Il DM 70/2015 stabilisce tutti i bacini di utenza necessari per avere i vari reparti negli ospedali e stabilisce che la neuropsichiatria deve avere un bacino enorme: tra i 2 ei 4 milioni di abitanti per avere un reparto, come fosse una cardiochirurgia. Nessuna branca della medicina ha visto un aumento così importante delle richieste di intervento. Con l’avvento del Covid è diventata una vera e propria emergenza silenziosa, come testimoniato dal grido di allarme degli esperti che denunciano posti letto pieni per tentativi di suicidio e autolesionismo negli adolescenti e un’intera generazione di ragazzi lasciati indietro dal punto di vista didattico, emotivo e relazionale a causa delle interruzioni scolastiche e dei limiti a scuola e socialità».
Capitolo a parte della proposta di legge è quello relativo alla formazione. Innanzitutto, la pdl prevede che il Ministero dell’Università preveda un’adeguata pianificazione del numero di operatori necessari sia nell’ambito della definizione dei posti disponibili all’interno dei percorsi di formazione universitaria sia nell’ambito del fabbisogno del personale nel Servizio sanitario nazionale.
Previsto anche il potenziamento del numero di posti di specializzazione in neuropsichiatria infantile secondo le esigenze di personale territoriali e nazionali, in modo da raggiungere almeno 400 posti annui per i prossimi tre anni. Inoltre, si potenzia e aggiorna la formazione degli psichiatri, inserendo all’interno del corso di specializzazione in psichiatria gli insegnamenti delle patologie psichiatriche ad insorgenza in età evolutiva e delle malattie del neurosviluppo, in particolare l’autismo, finalizzati al loro trattamento e alla gestione in età adulta. Il Ministero dell’università e della ricerca dovrò istituire un tavolo tecnico con lo scopo di riorganizzare il percorso di specializzazione degli psicologi che intendono trattare i disturbi neuropsichici dell’età evolutiva, prevedendo specifici percorsi di formazione post-laurea centrati sugli interventi evidence-based previsti dalle linee guida nazionali e internazionali, certificati dall’Istituto superiore di sanità.
«Da neurologa, e anche da mamma, mi sono resa conto che il problema è molto sentito – conclude Volpi -. Oggi troppo spesso le famiglie devono viaggiare anche solo per avere la diagnosi perché spesso i centri di riferimento sono lontani e non sono collegati con il territorio. I reparti ospedalieri devono essere più presenti sul territorio e i centri di riferimento dovrebbero avere un modello hub&spoke in cui il centro di riferimento è collegato con i centri periferici. Si tratta di un tema trasversale, mi auguro che in Parlamento ci possa essere una convergenza nel chiedere di affrontare questa pdl anche abbinandone altre».
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