Regione Lombardia ha investito due milioni di euro. Il direttore della banca Michele Bini: «È pensata per consentire alle persone con sterilità assoluta di diventare genitori»
Al via le procedure di fecondazione eterologa in Lombardia. Dallo scorso 19 dicembre è infatti in funzione la prima banca dei gameti regionale presso l’Ospedale Niguarda di Milano. Il centro, presso cui confluiscono i gameti regionali e nazionali, permette alle persone con sterilità assoluta di diventare genitori.
«Nel 2014 la Corte costituzionale ha eliminato il divieto che la legge 40 del 2004 imponeva sul territorio nazionale» spiega il professor Michele Bini, direttore della banca dei gameti. «L’ha eliminato con una motivazione legata alla medicina, ovvero che non era giusto, per motivi di parità costituzionale, che potessero essere curate solo persone poco sterili e non le persone totalmente sterili. La legge quindi è stata modificata, recependo le componenti europee secondo cui è possibile ricorrere anche alle banche estere nel caso in cui non fosse possibile avere gameti sufficienti per le coppie richiedenti. La regione Lombardia ha poi istituito questa banca dei gameti dove devono confluire tutti i gameti donati dai donatori regionali, ma anche nazionali. Gli altri centri sono autorizzati a reclutare donatori, ma poi devono inviare i gameti al Niguarda. È stato inoltre consentito fare accordi anche con alcune banche straniere. Regione Lombardia ha fatto un bando severo che è stato vinto da sei banche, quattro spagnole e due greche, che rispettavano le caratteristiche richieste sia sulla selezione dei donatori sia sulle caratteristiche che si sovrapponessero a quelle della legislazione italiana».
Direttore, come è strutturata la banca?
«Il locale è completamente separato da quello dell’omologo in modo da non fare alcun errore. Una per i gameti omologhi e una per i gameti eterologhi. Ovociti, spermatozoi e embrioni sovrannumerari delle coppie che eseguono l’eterologa sono conservati in tre bidoni distinti, mentre due contenitori differenti sistemati nello stesso locale sono di back-up. Garantiscono la sicurezza ai contenitori, benché siano di ultima generazione, qualora ci fosse qualche disfunzione, ma servono anche per tenere in quarantena i campioni dei donatori nazionali, dato che la legge prevede che gli esami infettivi siano effettuati nel giorno stesso della donazione. Non sappiamo quindi in quel momento se il campione è infetto o no, devono perciò essere tenuti momentaneamente in questi contenitori, prima di passare in quelli definitivi di stoccaggio. Al momento contengono spermatozoi ed ovociti che provengono da una banca estera, la prima banca che, per le condizioni richieste dal bando regionale, ha fatto il prezzo più adatto per cominciare questo tipo di percorso».
Chi può effettuare la fecondazione eterologa?
«L’articolo 2 della legge 40 dice che le procedure possono essere eseguite solo su coppie di persone entrambe maggiorenni, di sesso diverso ed entrambe viventi. Chiunque voglia seguire questa procedura deve prenotare una visita, può farlo chiamando il numero dedicato al call center regionale, ma sulla ricetta deve esserci scritto sterilità assoluta come diagnosi per avere diritto alla gratuità. In quel caso viene indirizzato al nostro centro e viene fatto il primo colloquio di reclutamento, dopo aver fatto una visita neurologica».
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Una volta che la coppia viene giudicata idonea, cosa succede?
«Viene convocata dall’ospedale per fare i test genetici ed infettivi. Questi esami non vengono effettuati subito ma al momento della fecondazione, perché si tratta di esami che scadono in pochi mesi, quindi per evitare di doverli ripetere si effettuano solo a procedura avviata. Una volta completati gli esami, vengono ordinati i gameti, a livello internazionale nelle varie banche collegate, oppure si seleziona un donatore nazionale compatibile. A questo punto la coppia può iniziare il suo percorso: per la donazione maschile è una inseminazione endouterina, per quanto riguarda la donazione femminile invece, è un transfer con ovociti congelati inseminati con gli spermatozoi del soggetto maschile. È possibile anche la doppia donazione, ovvero quando entrambi i partner della coppia sono sterili assoluti, in quel caso la richiesta viene fatta sia per spermatozoi che per ovociti. Non è possibile oggi in Italia la donazione embrionale in relazione al valore che viene dato all’embrione, quindi non è possibile commercializzarlo».
Come viene tutelata la privacy della coppia e al tempo stesso la correttezza della procedura?
«Tre colori differenti delle cartelle identificano la tipologia di paziente che partecipa alla fecondazione: gialla per chi effettua una omologa, viola per eterologa e verde per i donatori. Questo è il primo elemento indispensabile per non sbagliare; poi sulla cartella ci sono due sigle che evidenziano la firma in doppio, ovvero da un’infermiera e da un medico, in modo indipendente, per essere sicuri che l’accoppiamento sia corretto. Infine nella parte bassa della cartella c’è un numero identificativo che corrisponde al Niguarda, un numero di reclutamento, la lettera F o M, a seconda se sono stati richiesti gameti femminili o maschili, e un numero da zero a tre che identifica il numero delle volte per cui sono stati richiesti i gameti per quella coppia. La legge italiana prevede che possano essere richiesti al massimo tre volte».
Quanto costa la banca dei gameti al Servizio sanitario nazionale?
«Regione Lombardia ha investito quasi due milioni di euro per realizzarla, comprendendo il costo dei gameti che finora non è stato particolarmente alto: un pacco da sei ovociti costa dai 2mila ai 3mila euro, mentre un pacco di seme costa dai 400 ai 600 euro perché la donna per donare ovociti deve effettuare un intervento ed usare ormoni a dosi massicce per 15 giorni; per la donazione maschile, comprendendo la maggior facilità di reclutamento, il costo è più basso».
Che probabilità ci sono che tutto il percorso vada a buon fine e si arrivi alla nascita del bambino?
«La media di gravidanza per coppia che fanno la fecondazione eterologa va dal 33 al 36% con il materiale congelato. La probabilità è molto più alta in caso di materiale fresco, ma questo dipende solo dal donatore nazionale; per il momento in Italia è molto difficile effettuare questa seconda procedura».