Ferruzzi (specialista in farmacologia chimica): «Occorre valutare una serie di fattori: tempi di assunzione, settimana di gestazione, interazioni con altre patologie, stile di vita. Mai spaventare la futura mamma perché, se assumere un farmaco può essere rischioso, altrettanto pericoloso sospendere una terapia essenziale».
Assumere un farmaco in gravidanza comporta sempre una certa apprensione per la mamma perché teme che il prodotto ingerito possa in qualche modo danneggiare il feto, allo stesso modo inalare per errore un prodotto chimico può essere pericoloso. I dati della letteratura scientifica dicono che dal tre al cinque percento dei bambini nati può avere un difetto congenito, ovvero un’alterazione anatomica o strutturale, ma anche un difetto metabolico o funzionale, come il ritardo mentale, causato da un anomalia genetica o un agente chimico, fisico o infettivo incontrato durante la fase prenatale che determina un danno permanente alla salute del bambino. Di questi difetti congeniti circa l’1 percento è determinato da farmaci. Una percentuale molto bassa, ma che non deve essere trascurata per non correre rischi inutili. Per questo, ogni qual volta si presenta la necessità di assumere un prodotto da banco, un farmaco o si è esposti a sostanze tossiche è opportuno rivolgersi ad un medico. Meglio ancora se specialista.
Proprio per soddisfare questa esigenza delle mamme, è nato presso l’Ospedale Niguarda di Milano il servizio di consulenza per farmaci e sostanze tossiche in gravidanza ed allattamento gestito da specialisti in farmacia e tossicologia clinica. «Fare una valutazione accurata del rischio e dare consigli sull’esposizione a sostanze chimiche durante la gravidanza richiede molta attenzione – tiene a puntualizzare subito Marcello Ferruzzi medico specialista in farmacologia chimica presso il centro antiveleni del Niguarda -. Occorre valutare innanzitutto una serie di fattori: tempi di assunzione, settimana di gestazione, interazioni con altre patologie croniche, stile di vita ed è essenziale non spaventare la futura mamma perché, se assumere un farmaco può essere rischioso, altrettanto pericoloso può essere sospendere una terapia farmacologica quando è essenziale. Quindi è importante non generalizzare, ma valutare ogni singolo caso e, nelle situazioni più complesse, è opportuno un consulto con il medico di medicina generale e il ginecologo».
Ogni qual volta una futura mamma ha un dubbio o un timore riferibile ad un farmaco da assumere o ad un prodotto chimico inalato magari per errore, può contattare il servizio di consulenza per farmaci e sostanze tossiche del Niguarda dalle 14,30 alle 19,30 allo 02 66101029 oppure inviare una e-mail all’indirizzo farmaci.gravidanza@ospedaleniguarda.it. «Ad accogliere le richieste delle donne in gravidanza o in allattamento saranno medici specialisti in tossicologia – spiega Ferruzzi – potranno dare risposte immediate se il quesito è di facile soluzione, altrimenti verrà preso contatto con il curante per un approfondimento diagnostico ed una eventuale revisione della terapia». Le domande più frequenti poste dalle donne in gravidanza e in allattamento riguardano i prodotti da banco, gli antipiretici, l’esposizione a prodotti chimici per uso domestico o lavorativo e negli ultimi tempi il vaccino anti Covid. «Anche se la fase emergenziale sembra superata, la presenza del virus sta diventando endemica e quello della vaccinazione, anche in gravidanza, sarà una problematica con cui dovremo confrontarci a lungo», ammette lo specialista.
Se generalizzare è un errore perché ogni gravidanza è una storia a sé, di sicuro ci sono sostanze che sono particolarmente nocive al feto durante la gravidanza e al bambino nell’allattamento. Si tratta di alcol e droghe. «Il messaggio che dobbiamo lanciare alle future mamme è di non assumere alcol perché anche in piccole quantità fa male al feto e al bambino durante l’allattamento. Anche il fumo di sigaretta è dannoso sia per il feto che per il bambino allattato al seno. Per i farmaci o i prodotti da banco è necessaria invece una consulenza specialistica così come per l’esposizione ai prodotti chimici per uso domestico industriale».
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