Cimino (Medicina democratica): «Solo la diffusione su scala globale dei vaccini può fermare l’emergenza Covid. La pandemia non è il momento per il segreto industriale. L’Italia punta alla raccolta di 180 mila firme»
“Si può forse brevettare il sole?”: così Jonas Edward Salk, lo scienziato che scoprì il vaccino anti-poliomielite, rispose ad un giornalista quando gli chiese perché avesse deciso di rinunciare al brevetto del farmaco. Quello di Salk fu “un regalo a tutta l’umanità” in grado di fermare una terribile malattia infettiva che, verso la metà del secolo scorso, ha colpito più di mezzo milione di persone, ogni anno, in tutto il mondo, soprattutto bambini. Ed è lo stesso “regalo” che, oggi, i promotori di No profit on pandemic vorrebbero ricevere dalle case farmaceutiche che producono i vaccini contro il Covid-19: l’eliminazione dei brevetti e la condivisione tra tutti gli Stati del mondo delle evidenze scientifiche raccolte finora.
I cittadini dell’UE hanno il diritto di rivolgersi direttamente alla Commissione europea per proporre una modifica legislativa concreta. Affinché la Commissione possa prendere in considerazione un’iniziativa, però, è necessario che un milione di persone, provenienti da tutta l’Unione, firmino a sostegno della proposta avanzata. Così, in occasione della Giornata internazionale della salute, che si celebra ogni anno il 7 aprile, No profit on pandemic ha rilanciato, attraverso una lettera inviata alle istituzioni europee, la raccolta firme per la cancellazione dei brevetti.
«In Italia – spiega Antonino Cimino, diabetologo e membro del direttivo nazionale di Medicina Democratica, una delle tante associazioni impegnate nella raccolta made in Italy – l’obiettivo è raccogliere 180 mila firme». “O i brevetti, o la vita!” è lo slogan della campagna: «Allo stato attuale – continua Cimino – solo una persona su 10 potrà vaccinarsi entro il 2021 nei Paesi poveri, mentre due terzi dell’umanità resterà in balìa del virus e delle sue varianti, che potranno ripresentarsi anche in Europa».
Secondo alcuni dati diffusi dai promotori della raccolta firme, i Paesi ad alto reddito avrebbero accumulato il 53% dei vaccini disponibili, pur rappresentando il 14% della popolazione mondiale. «La politica dei brevetti – continua l’esponente di Medicina Democratica – ha già fatto diversi danni negli anni passati. Basti pensare alle persone affette da Hiv: in Africa e in America Latina le terapie antiretrovirali sono arrivate con un decennio di ritardo causando numerosi morti. Attualmente, diffondere i vaccini anti-Covid a livello globale è l’unica arma efficace che abbiamo a disposizione per rallentare, fino ad arrestare, questa pandemia. E sarà proprio grazie alla nostra raccolta firme, avviata in tutta Europa, che riusciremo ad evitare che siano le aziende private a decidere quali Paesi debbano avere il vaccino e, soprattutto, a quale prezzo».
Ma la rinuncia ai diritti di proprietà intellettuale non è l’unica richiesta avanzata: «È necessario anche che i nostri governi richiedano che la conoscenza sulla produzione dei vaccini contro il Covid-19 sia condivisa dai produttori, così come tutte le evidenze scientifiche raccolte finora sull’attuale coronavirus. La pandemia non è il momento per il segreto industriale. Per questo – conclude Cimino – speriamo che, almeno in circostanze eccezionali come un’emergenza globale, la logica del profitto non prevalga sulle vite e sui bisogni delle persone».
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