Intimidazioni, minacce e aggressioni: sale la tensione. L’assessore alla Sanità del Lazio: «Chi finisce in terapia intensiva e ha rifiutato il vaccino si paghi il ricovero»
Il clima nel Paese si sta surriscaldando. Sono sempre più numerosi gli atti d’intimidazione, gli insulti e le minacce nei confronti di medici e professionisti sanitari, ma anche giornalisti e politici. L’escalation di violenza verbale e fisica da parte dei No Green pass e No vax conta almeno quattro episodi in tre giorni. L’ultimo ai danni di un cronista di Repubblica, prima minacciato e poi aggredito da un collaboratore scolastico durante la manifestazione contro il Green pass davanti al ministero dell’Istruzione.
Anche i medici nel mirino: Matteo Bassetti, l’infettivologo del San Martino, è stato inseguito e minacciato a Genova domenica scorsa da un uomo poi identificato e denunciato dalla polizia. Bassetti riceve da mesi offese e minacce sul telefono e sui social; gli investigatori sono al lavoro per scoprire chi si nasconde dietro cellulari e nickname.
«L’intensificarsi delle minacce che ci vengono segnalate e che raccogliamo desta molta preoccupazione» sostiene l’Associazione Medici ed Odontoiatri liberi professionisti. L‘AMOlp condanna «qualsiasi forma d’intolleranza e intimidazione nei confronti dei colleghi vaccinatori e di tutta la categoria medica e auspica con fermezza che gli organi di vigilanza competenti si adoperino nel contrastare questi vergognosi atti di intolleranza e nell’individuare i responsabili».
La protesta No vax intanto impensierisce il Viminale. A giorni il ministro Lamorgese convocherà il Centro di Coordinamento per le attività di monitoraggio sugli atti intimidatori contro i giornalisti. Sale l’apprensione per due date: il 1° settembre è stato organizzato un “blocco ferroviario” in 54 stazioni italiane contro l’obbligo di Green Pass e il 15 settembre è stata convocata a Roma la manifestazione nazionale contro la Certificazione verde. Il Viminale assicura «sempre la libertà di manifestare pacificamente nel rispetto delle regole» ma precisa che «non saranno ammessi atti di violenza e minacce».
Il Lazio si mantiene tra le regioni con il maggior numero di vaccinati contro Covid-19. Nonostante i numeri confermino inconfondibilmente che il vaccino protegge dalle forme gravi della malattia, resta uno zoccolo duro di indecisi, diffidenti e no-vax convinti.
Nel Lazio sono 250.152 i residenti tra i 50 e i 79 anni che non hanno prenotato la vaccinazione, ai quali l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato non risparmia critiche. «È ora di mettere un punto – precisa perentorio al Messaggero -. La Regione sta studiando il modo per contestare ai No vax le spese per le cure mediche. Lo faremo» promette.
Secondo D’Amato, i contrari all’immunizzazione «si rendono conto del dramma e del pericolo che stanno correndo nel momento esatto in cui finiscono ricoverate e tutti si pentono di non essersi vaccinati». Per questo, la linea dura: «Queste persone che rifiutano la vaccinazione mettendo a rischio le libertà altrui devono assumersi la responsabilità delle proprie scelte e azioni fino in fondo» spiega.
La sua è «un’idea a cui stiamo lavorando» che si fa sempre più concreta. «Ci sono dei modelli a cui faremo riferimento – continua D’Amato -. Sono quelli della Lombardia, dove un tempo veniva spedito a casa del paziente, prima ricoverato e poi dimesso, una sorta di memorandum su quanto fosse costata la sua degenza all’ente regionale» conclude.
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