Guglielmi (Regina Apostolorum): “Ogni anno 40mila interventi chirurgici, ma molti sono inutili o addirittura dannosi”. Papini (AME): “Con esami precoci possiamo capire se il nodulo è benigno o se servono ulteriori approfondimenti”
«Colpiscono tra il 30 e il 40% degli adulti, ma solo nel 5% dei casi si tratta di noduli maligni. Le più colpite sono le donne: parliamo di un rapporto di circa 5 a 1 rispetto agli uomini». Sono questi i numeri che il Prof. Rinaldo Guglielmi, Direttore della Struttura Complessa Endocrinologia e Malattie del Metabolismo dell’Ospedale Regina Apostolorum, fornisce in merito al problema dei noduli della tiroide. Si tratta di una patologia molto diffusa in Italia e che ogni anno è causa di oltre 40mila interventi chirurgici. «La maggior parte di questi – continua il Prof. Guglielmi – potrebbe essere evitata. Possiamo dire che, ad oggi, assistiamo ad un eccesso di interventismo chirurgico, che a volte può risultare addirittura dannoso se non effettuato in centri ad alto flusso, ovvero specializzati nella diagnosi e nel conseguente trattamento».
Tanti gli spunti emersi nella due giorni romana: «Anche quest’anno un grande successo – spiega Edoardo Guastamacchia, presidente AME – e questo lo si deve ai colleghi che hanno organizzato il congresso, sempre volto alla praticità e a tutto vantaggio dell’attività assistenziale in campo tiroideo, che va resa il più possibile omogeneo in ambito nazionale. Il messaggio principale è quello di ridurre al minimo le indagini fondamentali, quelle che aiutano realmente. Un’ attenzione particolare va tenuta nei confronti di quelle patologie che sono in parte non conosciute ma che possono avere degli effetti nel tempo negativi».
«Nel caso di diagnosi di nodulo alla tiroide – spiega, invece, il Prof. Enrico Papini, Coordinatore Scientifico di AME (Associazione Medici Endocrinologi) –, è importante non allarmarsi: in circa il 95% dei casi è benigno. Percentuale che scende al 75% se consideriamo il numero di operazioni chirurgiche per patologia benigna. Esistono poi caratteri ecografici che ci aiutano a capire molto presto quando il nodulo può non essere benigno, e che dunque servono approfondimenti».
Molto spesso, nel corso di un intervento, è necessario asportare la ghiandola nella sua interezza, ma non è sempre così: «Ci sono casi di carcinoma della tiroide che non richiedono l’asportazione totale della ghiandola – spiega ancora Guglielmi –. In alcune condizioni non esistono caratteristiche specifiche di allarme, e quindi il rischio di una recidiva può essere basso. In questi casi basta asportarne solo una parte. Questa prassi riduce i rischi dell’intervento chirurgico e migliora la qualità della vita».
Di questa ed altre problematiche legate all’endocrinologia e alle malattie metaboliche se ne parla all’Hotel Roma Aurelia Antica il 4 e 5 ottobre al 7° “Thyroid UpToDate”. Una due giorni completamente dedicata alla prevenzione e al trattamento delle principali patologie tiroidee, a cui prenderanno parte i più importanti esponenti ed esperti di questa branca. Tra le tematiche principali le patologie autoimmuni in corso di tiroidite cronica, gli effetti (desiderati e indesiderati) a breve e a lungo termine della terapia radiometabolica, l’approccio chirurgico e follow-up del carcinoma midollare della tiroide e la gestione dell’ipertiroidismo in gravidanza e in età pediatrica.