L’ideatrice della pagina facebook si chiama Florencia, una giovane di 22 anni. Quando ha dovuto dire addio alla sua mamma, uccisa dal suo ex compagno, ne aveva appena 12. Ora il suo sogno più grande è istituire un numero verde d’ascolto dedicato a tutti gli orfani speciali come lei
Si chiama “Noi orfani speciali” ed è qui, su questa pagina facebook, che giovani orfani di madre, vittime di femminicidio, s’incontrano per raccontare le loro storie e, soprattutto, per condividere il proprio dolore. Anche se questo dolore Florencia, l’ideatrice della community, ancora oggi, a distanza di dieci anni dalla morte della sua mamma, non riesce a descriverlo: «È inspiegabile – dice -. Non esistono parole che possano rendergli giustizia».
Nel 2021, in Italia, sono state uccise 116 donne, 100 delle quali in ambito familiare o affettivo, tra queste 68 hanno trovato la morte per mano del compagno o dell’ex partner. È vittima di femminicidio circa una donna ogni tre giorni (dati del report sugli omicidi volontari curato dal Servizio analisi criminale della direzione centrale della Polizia criminale).
Florencia aveva solo 12 anni quando ha dovuto dire addio alla sua mamma, uccisa dal suo ex compagno. Ora, a distanza di dieci anni, ha voluto dare un senso a tutta la sofferenza patita. «Il mio sogno più grande – racconta – è l’istituzione di un numero verde d’ascolto dedicato a tutti gli orfani speciali come me». E la pagina facebook “Noi orfani speciali” è un primo passo verso la realizzazione di questo suo desiderio. «Grazie a questa community ho potuto conoscere ragazzi e ragazze con storie molto simili alle mie. Con vissuti talmente dolorosi da farci apparire diversi agli occhi altrui. Ma questa diversità non esiste e voglio che sia cancellata – sottolinea Florencia -. Abbiamo il diritto di essere guardati e trattati come tutti i nostri coetanei».
“Noi orfani speciali”, nel giro di pochissimo tempo, è diventato un vero e proprio gruppo di auto mutuo aiuto. «Ideare questa pagina social mi ha aiutato a star meglio. E come me ne hanno tratto beneficio tantissime altre persone. Raccontare il tuo dolore, la tua esperienza a chi ha provato la stessa sofferenza, vissuto la medesima tragedia – assicura Florencia – ha un valore enorme: senti che chi hai di fronte può capirti. Tutte le altre volte, quando parlo con una persona con una storia troppo diversa dalla mia, ho la sensazione che questa tenti di comprendermi, ma non può. Un dolore così grande nessuno è in grado di immaginarlo».
Florencia non ha trovato conforto nemmeno nella sua famiglia. «Io e i miei fratelli abbiamo elaborato il nostro lutto in maniera estremamente diversa», racconta. Così per anni si è tenuta alla larga anche da loro: non le avevano fatto nulla, ma erano uomini. E lei degli uomini aveva paura. «Come fai a fidarti di qualcuno dopo che un uomo, che all’apparenza era il compagno ideale, ha ucciso tua madre? – chiede la giovane -. Carmine si è presentato alla mia mamma come il principe azzurro con il quale mettere su famiglia. E, invece, quando mia madre gli ha rivelato di aspettare un bambino la verità è venuta a galla: Arturo aveva già due mogli e sei figli».
Così, ogni volta che Florencia ha incrociato lo sguardo di un individuo di sesso maschile si è chiesta se di fronte a lei non ci fosse un altro Arturo. «Ho allontanato tutti gli uomini, uno ad uno. Poi, un anno fa, finalmente, sono riuscita a lasciarmi andare ed ho cominciato una meravigliosa storia d’amore. Conosco il mio fidanzato da quando avevo 7 anni e, forse, è stata proprio questa amicizia di lunga data, sbocciata prima che mia madre fosse uccisa, che mi ha permesso di fidarmi di lui. Anche se di tempo ce n’è voluto tanto, ora – assicura – ho piena fiducia in lui».
Per questi lunghi 10 anni Florencia è riuscita difficilmente a raccontare il suo vissuto: «Soltanto adesso, anche grazie al sostegno delle persone conosciute attraverso “Noi orfani speciali”, ho intrapreso un percorso di psicoterapia dal quale sento di trarre un reale beneficio. Di terapie finora ne ho provate tante, ma si sono rivelate tutte un fallimento». Forse perché Florencia non era ancora pronta a fare i conti con il suo mostro interiore: «Per tanti anni ho provato una rabbia immensa. Ero arrabbiata con tutti e soprattutto con mia madre: lei mi aveva abbandonata per sempre». C’è voluto molto tempo prima che Florencia potesse comprendere che sua madre è sempre stata una vittima indifesa. «Sì, indifesa è proprio il termine giusto – sottolinea la giovane -. Perché lei ha denunciato Carmine per ben tre volte, ma nessuno l’ha ascoltata, né protetta».
E nemmeno con la sua morte è stata fatta giustizia. Almeno non immediatamente: «Arturo è stato condannato all’ergastolo solo dopo che ha tentato di uccidere anche la donna con cui viveva all’epoca – racconta Florencia -. E questa non è giustizia. Una legge degna di chiamarsi tale avrebbe dovuto difendere mia madre ed evitarle di essere colpita a morte».
Florencia non ha trovato pace neanche con una condanna a vita. Non si fida di niente e di nessuno, nemmeno la parola ergastolo le infonde fiducia. «La mia paura più grande è passeggiare per strada ed incrociare gli occhi di Arturo. E sono certa – dice – che prima o poi accadrà».
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