Salute 28 Ottobre 2021 11:57

«Non è il momento di allentare le misure di contenimento del virus, iniziamo a pensare ad una “nuova normalità”»

di Guido Rasi, ex Direttore Esecutivo dell’EMA e Direttore Scientifico Consulcesi

di Guido Rasi, ex Direttore Esecutivo dell'EMA e Direttore Scientifico Consulcesi
«Non è il momento di allentare le misure di contenimento del virus, iniziamo a pensare ad una “nuova normalità”»

Per parecchie settimane la circolazione del virus in Italia è stata relativamente bassa, una delle più basse d’Europa. Questo ha consentito la ripresa della maggior parte delle attività, molte delle quali vicine alla precedente “normalità” seppur condizionate dall’uso del green pass e delle mascherine. È difficile prevedere se questa situazione sarà stabile o costituisca solo una tregua nell’andamento della pandemia, destinata ad essere seguita da un quarto picco di infezioni e di ricoveri. Oggi in Italia si assiste ad un lieve ma costante aumento dei nuovi casi di Covid-19, seppur ridotto rispetto al resto dell’Europa. Proviamo ad analizzare quali fattori potrebbero consolidare la situazione attuale e quali invece costituiscano motivo di preoccupazione.

L’approccio italiano al contrasto della diffusione del virus si basa su tre fattori: una campagna vaccinale di massa svolta ordinatamente ed in tempi relativamente brevi, l’uso delle mascherine negli ambienti chiusi e nelle situazioni di assembramento e l’utilizzo del green pass.

Ricordiamo che il vaccino conferisce l’immunità a circa il 94% della popolazione e nel 76% dei casi previene anche l’infezione, che l’uso corretto delle mascherine previene quasi totalmente la trasmissione del virus e che il tampone garantisce l’assenza d’infezione per alcune ore. Il green pass documenta quindi la presenza di uno stato di immunità (naturale o acquisita) o la temporanea assenza di infezione. Lo svolgimento di attività, siano esse sociali o lavorative, consentite solo a chi possa esibire il green pass permette di selezionare una popolazione sostanzialmente immune o temporaneamente esente da infezioni, e quindi la creazione di ambienti a minima circolazione virale ed a ridotto rischio di infezione. Non utilizzare il green pass significa rinunciare ad identificare la popolazione a più alto rischio di disseminazione del virus e quindi vanificare il potenziale beneficio della vaccinazione.

Negli altri Stati europei queste tre misure sono state applicate in maniera meno efficace. La percentuale di vaccinati è generalmente inferiore, l’uso delle mascherine è meno diffuso e meno regolamentato e l’obbligatorietà del green pass è molto più limitata. Vi è una correlazione abbastanza lineare tra l’implementazione di queste tre misure ed il contenimento delle infezioni.

Se queste misure hanno posto il nostro Paese in una situazione di buon controllo dei contagi, vi sono però altri elementi da considerare. Il primo è che la percentuale dei vaccinati, seppure molto alta, non è omogenea, né per fascia di età né per distribuzione geografica, oltre alla popolazione pediatrica che al di sotto dei 12 anni non può ancora accedere al vaccino. Inoltre non vi è certezza sulla durata dell’immunità che dopo sei mesi inizia progressivamente a declinare, soprattutto nei più anziani e fragili. Ulteriore incognita è l’evoluzione della cosiddetta variante Delta plus (sottovariante AY.4.2) che sembra essere più efficiente in termini di infettività.

In questa situazione non sussistono le condizioni per ridurre le misure di contenimento, uso del green pass e della mascherina, certo non entro il 31 dicembre.

Rimane da fare una considerazione su cosa sia la normalità. Negli anni è diventato normale allacciarsi la cintura di sicurezza, indossare il casco, non fumare nei luoghi pubblici, accettare il controllo dei bagagli in aeroporto. La vera domanda è se sia “più normale” mettersi la mascherina e mostrare un green pass sul cellulare o interrompere ripetutamente attività sociali e produttive, rischiare nuovi lockdown e continuare ad intasare gli ospedali invece di accettare una “nuova normalità” svolgendo le nostre attività in una modalità che lo consenta con la massima sicurezza possibile. Intanto già si preannuncia l’estensione delle attuali misure fino a marzo 2022 ed il resto del mondo piano piano sta adottando le misure che noi abbiamo anticipato.

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
Liberiamo i medici di famiglia dalle scartoffie e includiamoli nell’innovazione
La decisione dell'Aifa di consentire ai medici di famiglia di prescrivere gli antivirali contro Covid-19 rappresenta un'occasione d'oro per far uscire gli mmg dall'isolamento burocratico a cui sono stati relegati
di Guido Rasi, ex Direttore Esecutivo dell'EMA e Direttore Scientifico Consulcesi
Da dove viene Omicron? Le tre teorie più probabili spiegate bene dal prof. Rasi
Una "fuga invisibile" perché sviluppatasi in un Paese poco monitorato, una serie di mutazioni incubate da un soggetto con patologia cronica oppure un retropassaggio verso una specie animale tra le più pericolose per le malattie: quella di topi e ratti. Come si è sviluppata Omicron con le sue 55 mutazioni, lontanissima da Alpha e Delta che da sola ha contagiato più in due mesi di quanto le prime due abbiano fatto in anni? Lo abbiamo chiesto al prof. Rasi, consigliere di Figliuolo e direttore scientifico di Consulcesi
«La Omicron è veloce, vale la pena limitare i danni. Potrebbe essere anche l’ultima»
«Le recenti misure sulla quarantena ed isolamento sembrano logiche rispetto ad un “ambiente Omicron”, ma scontano l’incertezza della coesistenza della Delta e la debolezza diagnostica. Si richiede di evitare inutili quarantene, ma si rischiano milioni di persone immobilizzate, questa volta dalla malattia»
di Guido Rasi, ex Direttore Esecutivo dell'EMA e Direttore Scientifico Consulcesi
Perché nonostante i vaccini i casi di Covid-19 aumentano?
di Guido Rasi, ex Direttore Esecutivo dell'EMA e Direttore Scientifico Consulcesi
di Guido Rasi, ex Direttore Esecutivo dell'EMA e Direttore Scientifico Consulcesi
Vaccini: “bambini sì” o “bambini no”?
«Proviamo a fare chiarezza sull’opportunità di vaccinare o meno i bambini, prima che “bambini sì” e “bambini no” diventino due partiti come sempre più frequentemente sta accadendo nel dibattito pubblico globale»
di Guido Rasi, ex Direttore Esecutivo dell'EMA e Direttore Scientifico Consulcesi
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Salute

Sanità Informazione sospende gli aggiornamenti per la pausa natalizia. Grazie e auguri a tutti i lettori!

Sanità Informazione sospende gli aggiornamenti per la pausa natalizia e, ringraziando tutti i suoi lettori, augura a tutti feste serene dando appuntamento al 7 gennaio 2025
Advocacy e Associazioni

Disabilità: ecco tutte le novità in vigore dal 1° Gennaio 2025

L’avvocato Giovanni Paolo Sperti, in un’intervista a Sanità Informazione, spiega quali saranno le novità in tema di legge 104/1992, indennità di accompagnamento e revi...
Advocacy e Associazioni

Natale, successo virale per il video dei ragazzi dell’Istituto Tumori di Milano

Il video di ‘Palle di Natale’ (Smile, It’s Christmas Day), brano scritto e cantato dagli adolescenti del Progetto giovani della Pediatria dell’Int, in sole 24 ore è stat...
Advocacy e Associazioni

Amiloidoisi cardiaca: “L’ho scoperta così!”

Nella nuova puntata di The Patient’s Voice, Giovanni Capone, paziente affetto da amiloidosi cardiaca racconta la sua storia e le difficoltà affrontate per arrivare ad una diagnosi certa. ...
Prevenzione

Ecco il nuovo Calendario per la Vita: tutte le vaccinazioni secondo le ultime evidenze scientifiche

Il documento affronta tutti gli strumenti per la prevenzione, dai vaccini contro il COVID-19 agli strumenti per combattere l’RSV, passando per i vaccini coniugati contro lo Pneumococco e quello ...