Lo studio condotto da SIAARTI e HCRM sul mantenimento della temperatura corporea in fase perioperatoria tra le best practice contro le infezioni correlate all’assistenza
Evitare gli eventi avversi come le infezioni ospedaliere e acquisire piena consapevolezza che questa necessità deve determinare azioni concrete per un’efficace gestione della sicurezza del paziente e degli operatori sanitari. Questo il leit motiv intorno a cui è ruotato il webinar promosso dalla SIAARTI (Società Italiana Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva), dall’Assemblea Regionale della Sicilia e da HCRM (Hospital & Clinical Risk Managers) su “La normotermia del paziente operato. Dallo studio alle linee d’indirizzo”.
È stato dimostrato che il mantenimento della normotermia nel paziente operato, una procedura che rientra nelle best practice ospedaliere, contribuisce a ridurre le infezioni perioperatorie e postoperatorie. La Regione Sicilia ha quindi deciso di incardinare questa pratica a livello normativo in un progetto di legge approvato dall’Assemblea Regionale.
Come evidenziato dall’on. Margherita La Rocca Ruvolo, presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana: «La sicurezza del paziente è una delle principali sfide per i moderni sistemi sanitari. L’ipotermia accidentale, infatti, è un evento comune anche se prevenibile nel corso di un intervento chirurgico e si associa a numerosi outcome negativi per il paziente, primo fra tutti un aumentato rischio di infezioni della ferita chirurgica».
L’aumento della complessità di azioni sanitarie, infatti, ha determinato negli anni un crescente aumento del rischio, inteso come probabilità per il paziente di incorrere in un evento avverso, prevenibile o non prevenibile. Gli errori possono causare serie ripercussioni sulla qualità delle cure e sulla tutela degli operatori sanitari rappresentando una minaccia dal forte impatto negativo sia sulla sicurezza del paziente sia sui costi umani ed economici.
«Questa legge – continua l’on. La Rocca Ruvolo – si pone l’obiettivo di normare una procedura di sicurezza importante e ci riporta nel solco delle linee guida internazionali per la prevenzione delle infezioni chirurgiche dove la normotermia riveste un ruolo primario nella pratica operatoria. Inoltre – conclude – supportare legislativamente l’applicazione di un protocollo operativo specifico è importante anche per migliorare i risultati clinici e contenere i costi».
Dal punto di vista pratico, ecco in cosa è consistito lo studio. «Si parla di ipotermia accidentale del paziente – spiega ai nostri microfoni Sandro Provenzano, componente del Board Scientifico HCRM – quando la sua temperatura centrale si abbassa al di sotto dei 36° durante l’intervento chirurgico. Questa ipotermia, relativamente frequente nelle sale operatorie, è un fattore predisponente allo sviluppo di infezioni e di eventi ischemici ed emorragici. Questo ovviamente influisce sulla mortalità e sui costi derivanti dell’allungamento dei periodi di degenza».
«Lo studio che abbiamo condotto nei tre poli ospedalieri di riferimento della Sicilia (A.O.U.P. “Paolo Giaccone” di Palermo, A.O.U.P. “Vittorio Emanuele” di Catania e l’Ospedale “San Vincenzo” di Taormina), e che vorremmo estendere su più larga scala, si incardina su questi presupposti. A seguito di una prima fase osservazionale dello studio – prosegue Provenzano -, che ha visto la nostra presenza nella sale operatorie, è seguita una fase formativa per il personale sulle tecniche di ripristino della normotermia, che va dal monitoraggio non invasivo della temperatura centrale al riscaldamento del paziente e dei liquidi che vengono infusi durante il processo operatorio, fornendo ovviamente al personale ospedaliero tutti i device atti allo scopo. Si va dai materassini riscaldanti ai dispositivi, appunto, per riscaldare sangue e fluidi».
«Oggi più che mai – sottolinea ai nostri microfoni il professor Alberto Firenze, presidente nazionale HCRM – anche alla luce dello scenario sanitario internazionale degli ultimi mesi, si pone come prioritaria una maggiore attenzione sulla prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza per meglio rispondere anche alle linee guida sul tema previste dall’Unione Europea. Una prevenzione che passa, oltre che da una serie di misure come il lavaggio delle mani, la disinfezione e la sterilizzazione dei presìdi sanitari, anche dal mantenimento della normotermia nel paziente operatorio. Questa procedura si fonda sulle best practice ospedaliere, che in questo contesto diventano un supporto giuridicamente valido alla disciplina normativa della materia. Questo assume particolare importanza – conclude Firenze – oltre che per la tutela della salute del paziente, anche in tema di responsabilità penale e civile degli operatori sanitari».
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