Silvio Garattini, presidente e fondatore dell’Istituto Mario Negri di Milano, non crede che il nuovo vaccino a base di proteine di Novavax riesca a convincere i No Vax più fanatici a vaccinarsi
«Temo che neanche il nuovo vaccino a base di proteine potrà convincere i più fanatici». È poco ottimista Silvio Garattini, presidente e fondatore dell’Istituto Mario Negri di Milano, sulla possibile adesione dei No Vax alla vaccinazione con Nuvaxovid, il quinto vaccino approvato in Italia contro Covid-19 e che presto verrà somministrato in tutta Italia. «Probabilmente potremo arrivare a vaccinare i dubbiosi, ma chi ha convinzioni radicate contro i vaccini tende a non essere sensibile ad ascoltare e credere a chi dice il contrario», aggiunge il farmacologo, che rincara la dose: «Molti No Vax sono come i terrapiattisti, refrattari a qualunque argomento o evidenza che contrasti con le loro convinzioni», dice.
La scarsa fiducia dei No Vax verso la scienza e i suoi progressi non ha però nulla a che fare con la «bontà» vaccino. «Nuvaxovid è un buon vaccino, un’arma in più che può aiutarci a venire definitivamente fuori da questa pandemia», dice Garattini. Prodotto dalla società di biotecnologie americana Novavax, è un vaccino a base di proteine, ingegnerizzato dalla sequenza genetica del ceppo originale di SARS-CoV-2. In pratica, il vaccino contiene frammenti prodotti in laboratorio della proteina Spike, che si trova sulla superficie del virus Sars-CoV-2, e un adiuvante, la saponina. Come qualsiasi altro vaccino ha l’obiettivo di stimolare il sistema immunitario e fargli produrre una risposta contro l’aggressione di un agente esterno.
Il protocollo del nuovo vaccino prevede la somministrazione di due dosi a distanza di 21 giorni. Quando viene inoculato, il sistema immunitario si attiva e legge le particelle proteiche come estranee: a questo punto comincia a produrre difese naturali attivando anticorpi e linfociti T e B. I dati disponibili, secondo quanto messo in evidenza dall’Aifa al momento del via libera, hanno mostrato un’efficacia di circa il 90% nel prevenire la malattia Covid-19 sintomatica anche nella popolazione di età superiore ai 64 anni. Il profilo di sicurezza si è dimostrato positivo, con reazioni avverse prevalentemente di tipo locale.
Si è subito pensato che fosse un vaccino che può «piacere» ai No Vax, in quanto sfrutta la tecnica delle proteine ricombinanti, in uso da decenni nei vaccini contro malattie come pertosse, epatite, meningite, herpes zoster e altre infezioni di carattere virale. È quindi diverso dai vaccini a mRNA prodotti da Pfizer e Moderna, su cui circolano fake news ormai da diverso tempo sulla loro presunta pericolosità. L’idea è che un vaccino creato con una tecnologia tradizionale possa convincere i più scettici.
«Uno degli indiscussi vantaggi di questo vaccino è il metodo di conservazione delle fiale, che prevede semplicemente l’uso di frigoriferi», spiega Garattini. «Questo lo rende molto vantaggioso per la vaccinazione nei paesi più poveri, fondamentale se vogliamo che questa emergenza globale finisca una volta per tutte», aggiunge. Domani nel Lazio, che aveva già pronto un piano per la somministrazione del nuovo vaccino, si apriranno le prenotazioni. Il vaccino sarà messo a disposizione in 15 hub in tutta la Regione, sette dei quali solo nella Capitale. Il Piemonte ha aperto le prenotazioni oggi e già venerdì partiranno le prima somministrazioni.
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