Con il progetto “Ci vediamo a scuola” degli Istituti clinici Maugeri di Milano, i ragazzi sottoposti a test hanno evidenziato problemi visivi. Mazzacane (GOAL): «Non è tutta colpa della didattica a distanza, necessario il ripristino del medico scolastico e serve più prevenzione»
A meno di un mese dalla ripresa delle attività scolastiche, mentre si discute di Green Pass e obbligo vaccinale, lo studio “Ci vediamo a scuola”, realizzato dagli Istituti clinici Maugeri in collaborazione con l’ufficio scolastico di Milano, ha evidenziato che nove studenti su dieci hanno sviluppato negli ultimi anni disturbi visivi. Un dato che mette sotto accusa la didattica a distanza a causa del prolungato utilizzo di pc, tablet e smartphone e impone una riflessione sulla necessità di riportare a settembre i ragazzi in classe.
«Il lavoro tende a monitorare i disturbi visivi dei ragazzi in un arco temporale di cinque anni e alla conclusione del terzo anno, segnato dal prolungato lockdown e dalla didattica a distanza, ha fatto emergere un dato significativo: i difetti visivi e i disturbi oculomotori sono peggiorati – spiega il coordinatore del progetto, Idor De Simone, optometrista –. E oggi il 90% degli alunni ha il canale sensoriale disturbato, il che significa affaticamento visivo, mal di testa, deficit di attenzione e di concentrazione con conseguente diminuzione del rendimento scolastico».
I risultati sono importanti: dal 71% di difetti visivi pre-pandemia si è passati ad un 90% dopo due lockdown e oltre sei mesi di didattica a distanza. «Numeri che non si possono sottovalutare tanto più che il 47% degli alunni che evidenzia difetti visivi non ha alcun tipo di correzione. Il 63% ha poi disturbi oculomotori che, come strabismi latenti o manifesti, vanno ad impattare sui movimenti degli occhi durante la lettura e la scrittura e potrebbero condizionare l’acquisizione e la rielaborazione dell’immagine», sottolinea De Simone.
Se un ritorno in classe rappresenta la soluzione auspicata, per Danilo Mazzacane, segretario della società scientifica Gruppo oculisti ambulatoriali liberi (GOAL), la didattica a distanza non deve essere demonizzata «L’uso frenetico di cellulari, pc e tablet era già un tema caldo prima della DAD, pertanto non bisogna considerare questa parentesi come del tutto negativa, anzi ha permesso di tenere vivo il legame tra gli alunni e la scuola in un momento di isolamento in cui nessuno era preparato a farlo. Certo, la didattica a distanza ha accentuato alcune criticità, ma ha anche permesso di creare la scuola in ospedale o agevolare nello studio ragazzi costretti a casa per lunghe malattie. Ciò che oggi è indispensabile fare è una educazione sanitaria nella scuola e più prevenzione».
«Esiste un calendario dato dalla società scientifica oculistica secondo cui si consiglia di fare una prima visita entro i sei mesi di vita, in cui si effettua il cosiddetto test del riflesso rosso, che serve a scoprire eventuali malattie come cataratta congenita e retinoblastoma – riprende Mazzacane -. Successivamente deve essere fatta una visita oculistica a tre, sei e dodici anni. Queste sono le tappe fondamentali da calendario, poi occorre tenere conto che lo sviluppo della visione si completa tra i sei e i nove anni. Allora è fondamentale un corretto stile di vita con pause di almeno dieci minuti ogni due ore davanti al pc e non eccedere nell’utilizzo degli strumenti tecnologici, in particolare prima di dormire perché la luce blu di tablet e smartphone incide negativamente sul riposo notturno».
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