Una nuova terapia genica può essere risolutiva contro una rara malattia genetica chiamata angioedema ereditario. Nove paziente su 10 su cui è stata recentemente testata sembrano essere guarite, almeno stando a quanto riportato dal primo studio di questo tipo pubblicato sulla rivista The New England Journal of Medicine
Una nuova terapia genica può essere risolutiva contro una rara malattia genetica chiamata angioedema ereditario. Nove paziente su 10 su cui è stata recentemente testata sembrano essere guarite, almeno stando a quanto riportato dal primo studio di questo tipo pubblicato sulla rivista The New England Journal of Medicine. “Questi primi risultati sono entusiasmanti perché forniscono la cura definitiva dalla malattia e apre le prospettive anche per il trattamento di altre malattie genetiche“, commenta a Sanità Informazione Giuseppe Novelli, genetista dell’Università Tor Vergata di Roma.
L’angioedema ereditario è una malattia rara che causa reazioni infiammatorie potenzialmente letali. Chi ne soffre ha episodi improvvisi di gonfiore dei tessuti che colpiscono diverse parti del corpo, come viso o gola, proprio come se fosse una reazione allergica. L’angioedema ereditario è causato da mutazioni in un gene che codifica per una proteina chiamata inibitore C1, che normalmente è coinvolta nell’attenuazione dell’infiammazione, parte della risposta immunitaria. Le persone affette da questa condizione possono avere improvvisi episodi di accumulo di liquidi sotto la pelle più volte al mese, che sono dolorosi e possono soffocarli se la gola si blocca. Gli attacchi possono essere scatenati da virus, cambiamenti dei livelli ormonali o stress.
I farmaci esistenti che possono invertire gli attacchi funzionano bloccando una diversa molecola coinvolta nell’infiammazione, chiamata callicreina, prodotta dal fegato. Le persone possono nascere senza alcuna capacità di produrre callicreina senza effetti negativi, il che suggerisce che bloccarla permanentemente tramite la terapia genica sarebbe sicuro. La nuova terapia consiste nell’editing genetico, che consente di effettuare un “taglio” nel gene della callicreina. Il trattamento è stato somministrato a una persona nel Regno Unito e ad altre nove in Nuova Zelanda e nei Paesi Bassi. La caratteristica insolita di questo trattamento è che viene somministrata direttamente ai pazienti, un metodo talvolta chiamato somministrazione “in vivo”. “Questo approccio blocca il gene KLKB1, che produce la callicreina plasmatica, e quindi indirettamente non consente l’attivazione della bradichinina”, spiega Novelli.
“Questo importante studio clinico di fase I, sebbene effettuato un piccolo numero di pazienti, fornisce per la prima volta al mondo una terapia genica innovativa con il metodo dell’editing genetico, come già accaduto per l’anemia falciforme“, commenta Novelli. “Lo studio ha rilevato che il gruppo di 10 pazienti ha sperimentato una riduzione media degli attacchi del 95% dopo aver ricevuto il trattamento e non sono stati osservato eventi avversi gravi. Tuttavia, è necessario estendere il trattamento – continua – ad un numero più grande di soggetti e soprattutto osservarli per un lungo periodo. Infatti, gli autori hanno programmato di osservarli per almeno 15 anni e attendere quindi le fasi II e III dello studio. E’ necessario inoltre valutare meglio le eventuali mutazioni definite off-targets, ovvero quelli dovuti ad errori nella correzione genetica, che al momento sembrano assenti anche negli studi pre-clinici effettuati dai ricercatori”.
“Questo studio conferma la straordinaria capacità delle nuove tecnologie di farmaci ad RNA e dell’editing genetico per la cura delle malattie”, evidenzia il genetista. “Si stanno sviluppando altre terapie basate su Crispr, scoperto nel 2012 da Jennifer Doudna ed Emmanuelle Charpentier, che hanno vinto un premio Nobel per il loro lavoro . A novembre, il Regno Unito – continua – è diventato il primo Paese ad approvare un trattamento basato su Crispr, mirato all’anemia falciforme e alla beta talassemia. A dicembre, la Food and Drug Administration statunitense ha approvato due terapie geniche per il trattamento di pazienti affetti da anemia falciforme“.
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