Brusaferro: «Rt in decrescita. L’occupazione delle terapie intensive è ancora sopra il 41% e quella delle aree mediche è superiore al 44%». Rezza: «Variante inglese non può essere più definita variante: è il nuovo ceppo»
Scende l’incidenza, per la terza settimana consecutiva, anche se con molta lentezza. Da 232,74 contagiati per 100mila abitanti si arriva a 210,8, anche se ancora molto lontani dai 50 casi necessari per ripristinare il corretto contact tracing. Lo evidenzia il report ISS-Ministero della Salute con il monitoraggio settimanale.
Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, sulla base dei dati e delle indicazioni della Cabina di Regia, firmerà nuove ordinanze che andranno in vigore a partire dal 12 Aprile. Passano in arancione le Regioni Calabria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Toscana. Passa in zona rossa la Regione Sardegna.
Quattro le Regioni che restano con un livello di rischio alto: Liguria, Puglia, Toscana e Valle d’Aosta. Otto tra Regioni e province autonome hanno un Rt maggiore di uno: Basilicata, Campania, Liguria, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Valle d’Aosta. Tra queste, due Regioni (Sardegna e Valle d’Aosta) hanno una trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo 3.
«Il Veneto e la provincia autonoma di Bolzano hanno una classificazione di rischio basso». Rimane alto il numero di Regioni e province autonome che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e in aree mediche sopra la soglia critica, 15 Regioni contro le 14 della settimana precedente.
«Alcuni Paesi dell’Unione europea cominciano ad avere aree con rosso più scuro. Ciò vuol dire che in quelle zone l’incidenza sta crescendo. L’Italia, al contrario, rispetto alle scorse settimane si sta lentamente schiarendo». Così il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, durante la conferenza stampa settimanale di presentazione dei dati della Cabina di Regia. «La curva italiana ha raggiunto un plateau mentre in altri Paesi europei si può vedere una tendenza alla ricrescita».
I dati confermano una «lenta decrescita dell’incidenza nella maggioranza delle Regioni. In alcune, però, il dato sale». L’età mediata dei contagiati è «di poco sotto i 50 anni» e la «decrescita sta coinvolgendo tutte le fasce d’età». L’occupazione delle terapie intensive è ancora «sopra il 41%» e quella delle aree mediche è superiore al 44%». In entrambi i casi viene superata la soglia critica.
Per quanto riguarda invece l’impatto delle vaccinazioni, Brusaferro spiega che «i casi di contagio tra gli operatori sanitari sono molto pochi rispetto al resto della popolazione», ma comincia ad intravedersi anche «una decrescita dei casi nella popolazione». Si può inoltre vedere un «lieve decremento dell’età mediana dei decessi. Indicatore, anche se da confermare, dell’impatto delle vaccinazioni già effettuate agli ultraottantenni».
«I dati di oggi testimoniano una fase di maturazione di questa ondata epidemica. Sapevamo sarebbe stata dura a causa delle varianti. Ma quella inglese non la chiamerei più variante perché è diventata il nuovo ceppo». Così il Direttore generale Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, nel corso della conferenza stampa della Cabina di Regia.
Per quanto riguarda la campagna vaccinale, Rezza ricorda che «i Paesi che hanno abbattuto sia l’incidenza di nuovi positivi che la mortalità sono tutti extra-Ue, ovvero Israele, Regno Unito e Stati Uniti. Ciò significa che se si vaccina tanto e in fretta, avendo tante dosi di vaccino a disposizione, si riesce a contrastare l’epidemia. L’Italia si trova invece nelle stesse condizioni degli altri Paesi dell’Unione europea».
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