Salute 14 Luglio 2023 12:44

Febbre emorragica Congo-Crimea (CCHF) rischia di diffondersi in Europa: «Riscaldamento globale uno dei fattori»

Un nuovo subdolo nemico minaccia il nostro paese. Si tratta della febbre emorragica di Crimea-Congo, una patologia portata da un pericoloso virus proveniente dall’Africa. La malattia ha una mortalità del 5% e il virus responsabile dell’infezione si sta diffondendo in diversi paesi, inclusa la Spagna, e potrebbe presto raggiungere il Regno Unito e l’Italia

Febbre emorragica Congo-Crimea (CCHF) rischia di diffondersi in Europa: «Riscaldamento globale uno dei fattori»

Un nuovo subdolo nemico minaccia il nostro paese. Si tratta della febbre emorragica di Congo-Crimea, una patologia portata da un pericoloso virus proveniente dall’Africa. La malattia ha una mortalità del 5% e il virus responsabile dell’infezione si sta diffondendo in diversi paesi, inclusa la Spagna, e potrebbe presto raggiungere il Regno Unito e l’Italia. La malattia si chiama CCHF, che sta per febbre emorragica di Crimea-Congo, ed è nell’elenco dei patogeni prioritari che possono causare epidemie e pandemie dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Il problema è che la Terra si sta essenzialmente riscaldando e questo favorisce la diffusione di questo virus. L’aumento delle temperature in tutto il mondo ha ampliato l’habitat delle zecche che possono trasportare e trasmettere il Nairovirus che causa la CCHF in regioni più temperate come l’Europa.

L’Italia è tra i paesi europei a rischio

Dopo gli avvenimenti mortali in Iraq e Namibia, il virus ha fatto registrare due decessi in Pakistan e diversi casi di contagio in Spagna. Secondo James Wood, capo della Medicina veterinaria all’Università di Cambridge, il virus della CCHF potrebbe essere entrato nel Regno Unito attraverso le zecche degli animali. Infatti, queste creature sono considerate il veicolo principale utilizzato dal Nairovirus, che è responsabile della diffusione di questa malattia. L’Italia rappresenta uno dei paesi europei a più alto rischio di introduzione e diffusione del virus, seguito dalla Francia. Secondo gli esperti, è essenziale aumentare la consapevolezza su questo tipo di virus, per evitare che possano verificarsi casi nel nostro Paese come accaduto con altre patologie, come ad esempio la febbre Dengue, come per un paziente ad Arezzo, o la cosiddetta febbre West Nile, trasmessa dalle zanzare.

Il virus della febbre emorragica si trasmette tramite puntura di zecca

Esistono almeno nove ceppi geneticamente distinti di questo virus. Le zecche del genere Hyalomma sono i principali vettori che infestano sia mammiferi e uccelli selvatici, compresi i capi di bestiame. La trasmissione del virus può avvenire attraverso la puntura di zecche o il contatto con fluidi organici animali, come durante la cura o la macellazione di bestiame infetto. È stato documentato anche il contagio tra persone, soprattutto in contesto ospedaliero e per via sessuale. Inoltre, è possibile la trasmissione tramite aerosol.

I sintomi della febbre emorragica di Crimea-Congo

La CCHF può causare sintomi come febbre alta, malessere, difetti della coagulazione e permeabilità dei vasi sanguigni. Nella fase emorragica, che può durare da due a tre giorni, si possono verificare emorragie diffuse, petecchie, ecchimosi, epistassi, melena, ematemesi, ematuria e sanguinamento dai siti di iniezione. La malattia può portare a complicazioni gravi come coagulazione disseminata intravascolare, insufficienza renale, epatica, polmonare e shock, con una mortalità che varia dal 3% al 40%.

Non esistono vaccini e terapie specifiche

Attualmente non esistono vaccini o terapie specifiche per la CCHF. L’uso dell’antivirale ribavirina è raccomandato, ma non ci sono evidenze scientifiche sufficienti sulla sua efficacia. La prevenzione è fondamentale per contrastare la diffusione del virus. È importante educare le persone a indossare abiti protettivi in aree a rischio di presenza di zecche e a riconoscere i sintomi precoci. Inoltre, i lavoratori dei macelli devono utilizzare abbigliamento protettivo per limitare il contatto con i fluidi di animali potenzialmente infetti.

 

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