Convocato il medico ‘no-vax’ e un suo collega con posizioni simili. Il presidente dell’Ordine: «Sul caso specifico non posso esprimermi, ma quando un medico dice che i vaccini generano l’autismo fa un danno rilevante. Puntare su formazione»
«Quando un medico dice che i vaccini provocano l’autismo, il danno che fa è molto rilevante. Perché non danneggia solo i suoi pazienti, già questo è grave, ma l’alone delle sue dichiarazioni si amplia». A dichiararlo Roberto Carlo Rossi, Presidente dell’Ordine dei Medici di Milano in riferimento al recente caso del medico ‘no-vax’ convocato dall’Ordine OMCeo di Milano insieme a un collega sostenitore delle stesse tesi. La convocazione, da parte dell’Ordine, è scattata dopo tante segnalazioni in merito alla pubblicazione di materiali on line nei quali il medico esponeva vantaggi, ma soprattutto svantaggi, delle vaccinazioni.
«Il giudizio è estremamente complesso – spiega Rossi – nella valutazione devono entrare elementi tecnici, bisogna approfondire e studiare caso per caso, questo vale per tutte le violazioni, gravi o superficiali che siano. Noi, per essere un Ordine provinciale, anche se grosso, abbiamo pronunciato molte radiazioni però non lo abbiamo mai fatto a cuor leggero. La radiazione non è automatica, è una conseguenza che va ponderata con attenzione, non bisogna mai pensare ad un automatismo. Quando si giudica un caso, qualsiasi esso sia, dalla più banale infrazione al reato consumato e passato ingiudicato, bisogna sempre approfondire ed essere certi di ogni particolare».
«Paradossalmente più le persone sono colte, di alto livello sociale, e più non fanno vaccinare» segnala il Presidente. «La ragione? Probabilmente si ha facile accesso ad una serie di informazioni che girano su internet di cui l’80%, se non il 90% sono inattendibili. Ricordiamoci sempre che le terapie vaccinali sono una conquista dell’umanità. Certo, come un qualsiasi altro farmaco, anche i vaccini hanno effetti collaterali, controindicazioni, è normale. Gli svantaggi delle terapie vaccinale sono poca cosa rispetto ai vantaggi, vorrei per tutti i farmaci avere il rapporto vantaggio-svantaggio della terapia vaccinale».
Ma in questa ottica, quanto conta la formazione medica? Questo sentimento di scetticismo relativo ai vaccini può essere combattuto con una maggiore consapevolezza in primo luogo da parte dei professionisti sanitari? «Assolutamente sì – risponde perentorio Rossi – c’è sempre da imparare. In campo di terapie vaccinale il personale medico credo abbia già una comprensione tecnico-scientifica medio-alta, ma credo che l’aggiornamento sia sempre utile. Inoltre ritengo che la cosa più importante, sia la formazione di un uomo pubblico. Il medico deve capire che sia nel passato, ma soprattutto adesso, rappresenta un punto di riferimento. In particolare nella società odierna ipermediatica dove ci sono 18mila social, 47mila blog, e altro, il medico è una figura pubblica di riferimento. Bisogna che il medico acquisisca la piena consapevolezza di essere una colonna per tutta la comunità – conclude -. Il suo parere è di fondamentale importanza ed esercita una notevole influenza».
Nonostante l’impegno internazionale, dal 2010 al 2015, il tasso di vaccinazioni è aumentato appena dell’1% a livello globale. Lo rende noto un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che inoltre fa notare quanto di questo passo, non verranno raggiunti pienamente gli obiettivi del piano vaccini stilato nel 2012, che prevede entro il 2020, la copertura del 90% della popolazione. Intanto in Italia il nuovo Piano Vaccini irrigidisce alcune norme e le Regioni ragionano su quali percorsi imboccare. Intanto forti le posizioni dell’Emilia Romagna che già da qualche mese ha reso noto la volontà di rendere le coperture requisito vincolante per l’iscrizione all’asilo e alle scuole materne. Seguono l’esempio Toscana e Lazio.