Le persone obese hanno un rischio più alto di oltre il 70% più alto di sviluppare la gammopatia monoclonale di significato indeterminato, una condizione benigna del sangue che però può precedere il mieloma multiplo, un tumore delle plasmacellule. A scoprirlo è uno studio condotto dagli scienziati del Massachusetts General Hospital e pubblicato sulla rivista Blood Advances
Le persone obese hanno un rischio più alto di oltre il 70% più alto di sviluppare la gammopatia monoclonale di significato indeterminato (MGUS), una condizione benigna del sangue che però può precedere il mieloma multiplo, un tumore delle plasmacellule. A scoprirlo è uno studio condotto dagli scienziati del Massachusetts General Hospital e pubblicato sulla rivista Blood Advances. “La gammopatia monoclonale non è una condizione che evolve sempre una malattia mieloematosa”, specifica a Sanità Informazione Umberto Vitolo, Responsabile Studi Clinici Ematologici presso l’Istituto di Candiolo – Fondazione del Piemonte per l’Oncologia IRCCS. “E’ solo un’eventualità, che è più alta in alcuni soggetti a rischio, prevalentemente persone di sesso maschile, di origine africana e con famigliarità con malattie ematologiche”.
“Questo studio è interessante – continua Vitolo – perché a fattori di rischio modificabili noti, come l’obesità, il fumo e una vita sedentaria, vengono collegati non solo le malattie cardiovascolari, ma anche a un’alterazione al sistema immunitario che può evolvere in malattia ematologica”. Nello studio sono stati reclutati 2.628 individui provenienti da tutti gli Stati Uniti, considerati a rischio di sviluppare mieloma multiplo. I partecipanti sono stati sottoposti a screening per valutare l’eziologia e i fattori di rischio per MGUS. La gammopatia monoclonale di significato indeterminato, spiegano gli esperti, è una condizione caratterizzata dalla presenza di una proteina anomala prodotta dalle plasmacellule, e in alcuni casi è un precursore del mieloma multiplo. La maggior parte dei pazienti affetti da MGUS non presenta sintomi significativi, ma la condizione viene monitorata in quanto può anticipare problematiche più gravi.
Secondo i dati dei Centers for Disease Control and Prevention americani, circa il 42 per cento della popolazione statunitense è affetta da obesità. “Sebbene siano stati compiuti progressi significativi nella terapia del mieloma multiplo – afferma David Lee, scienziato che ha coordinato lo studio – questa forma di tumore resta incurabile, e spesso viene diagnosticata quando gli organi vitali hanno subito danni importanti”. Dopo aver considerato altri fattori importanti come età, genere, etnia, livello di istruzione e reddito medio, gli autori hanno scoperto che i partecipanti con obesità hanno una probabilità del 73 per cento più alta di sviluppare MGUS rispetto agli individui normopeso. La correlazione risultava invariata indipendentemente dall’attività fisica praticata.
Anche il sonno disturbato e l’abitudine al fumo sembrano incrementare il rischio di MGUS. Questo lavoro, sottolineano gli scienziati, è uno studio trasversale, un’istantanea di come alcune variabili possono essere correlate tra loro. Per cui, nonostante la forte correlazione emersa tra MGUS e fattori legati allo stile di vita, non è ancora possibile determinare una relazione di causalità. Nei prossimi step, il gruppo di ricerca mira a convalidare i risultati in altre coorti di studio, per esplorare i meccanismi attraverso cui il peso in eccesso e le abitudini di vita possano influenzare lo sviluppo e la progressione della gammopatia. “Questi risultati – conclude Lee – guideranno i prossimi approcci di ricerca. Speriamo di capire come alcuni fattori di rischio modificabili, come il peso, l’esercizio fisico e il fumo possano influenzare le probabilità di sviluppare il cancro. Prima di definire strategie sanitarie preventive efficaci contro il mieloma multiplo, dobbiamo comprendere meglio la relazione tra MGUS e fattori di rischio potenzialmente modificabili”.
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