Salute 28 Giugno 2023 14:50

Obesità: BMI sbaglia metà diagnosi. Esperti SIE: «Urgente rivedere linee guida»

Considerato da decenni fattore determinante per stabilire se una persona è entro i limiti del peso normale od obesa, il BMI non sarà più usato dai medici statunitensi come unico criterio perché responsabile di enormi errori. Posizione condivisa dagli esperti della Società Italiana di Endocrinologia (SIE) che propongono di rivedere le attuali linee guida italiane sull’obesità

Obesità: BMI sbaglia metà diagnosi. Esperti SIE: «Urgente rivedere linee guida»

Dopo mezzo secolo di onorato servizio l’Indice di massa corporea (BMI), la formula matematica più utilizzata al mondo per valutare il peso corporeo di uomini e donne, potrebbe andare presto in pensione o almeno essere affiancato da altri parametri. A chiedere la revisione delle linee guida italiane,  sono gli esperti della Società Italiana di Endocrinologia (SIE) in occasione del congresso nazionale a Roma, sulla base di un recente studio americano presentato al meeting annuale dell’Endocrine Society appena chiuso a Chicago.

SIE propone di aggiungere al BMI la valutazione del grasso viscerale e della composizione corporea

«Secondo i dati della ricerca – spiega Anna Maria Colao, presidente SIE e ordinario di Endocrinologia all’Università Federico II di Napoli – l’utilizzo esclusivo del BMI porterebbe a classificare erroneamente come non ‘obesi’ milioni di americani perché basare la diagnosi di obesità solo su questo parametro biometrico, espresso come il rapporto tra peso e altezza, conduce a sbagliare metà delle diagnosi e a sottovalutare il peso nel 53% dei casi e, di conseguenza, a trascurare interventi terapeutici e cambiamenti nello stile di vita necessari per la salute. Per questo gli specialisti della SIE propongono di integrare il BMI con altri parametri, in particolare con la valutazione del grasso viscerale tramite la misura del girovita e la stima della composizione corporea misurata dal plicometro».

Con aggiunta della misura del girovita si riducono del 23% gli errori in diagnosi obesità

I limiti e l’enorme numero di abbagli del BMI come unico parametro per la diagnosi di obesità sono stati evidenziati da uno studio della Rutgers University su 9.784 adulti di età compresa tra i 20 e i 59 anni, classificati come obesi sulla base dei risultati di un esame chiamato «assorbimetria raggi x a doppia energia» (DEXA), in grado di stimare accuratamente la composizione corporea. I risultati hanno mostrato che ben il 53% dei soggetti è «sfuggito» alla diagnosi quando valutati solamente con il BMI. In pratica, basando la valutazione solo sul BMI, oltre la metà dei partecipanti obesi ha ottenuto come risultato un «falso negativo». «Quando poi i ricercatori hanno aggiunto alla valutazione con il BMI anche solo il parametro relativo alla circonferenza della vita le valutazioni errate si sono ridotte del 23%», sottolinea Colao.

Il BMI non tiene conto delle differenze di genere

«In pratica, una volta considerati entrambi i criteri, BMI e circonferenza vita, solo il 31% delle persone obese è ‘sfuggito’ alla diagnosi. Il principale limite del BMI – continua – è che non distingue tra acqua, massa ossea, massa muscolare e tessuto grasso né tra accumulo di grasso viscerale, la cosiddetta ‘pancetta’, e grasso sottocutaneo, non tenendo così conto dell’influenza di genere. Le donne, infatti, hanno più grasso sottocutaneo rispetto agli uomini, localizzato su fianchi e cosce, che è meno dannoso per la salute rispetto al grasso addominale, che i maschi accumulano più facilmente nelle sezioni centrali del corpo. E’ evidente dunque che utilizzare un unico parametro che non tiene conto di queste sostanziali differenze porta sia a sovrastimare erroneamente l’obesità nelle donne che a sottovalutarla negli uomini, con una pericolosa distorsione della comprensione da parte dei medici del rischio di malattia e mortalità legate all’obesità».

Colao: «Fondamentale che i medici comprendano i limiti del BMI nella diagnosi dell’obesità»

Da diversi anni gli esperti si interrogano sull’affidabilità e l’accuratezza del BMI nel classificare le persone obese. «Utilizzare la DEXA come strumento di screening – dice Colao – è poco realistico perché economicamente insostenibile. Per questo gli scienziati sono impegnati da tempo nella ricerca di nuovi criteri semplici, economici e più attendibili. Questo non significa che dobbiamo rinunciare definitivamente al BMI, che può avere un certo grado di affidabilità e utilità negli studi di popolazione per lo screening dell’obesità. Ma è importante che gli specialisti comprendano i limiti dell’utilizzo del BMI nel singolo individuo e che a questo parametro ne vengano affiancati altri. Il BMI, insieme alla misura del grasso viscerale e della massa grassa relativa, potrebbe ridurre gli errori, consentendo una più precisa individuazione delle persone obese».

 

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