Ha una sonda fluorescente che illumina i grassi e ne segue l’elaborazione e l’immagazzinamento. «Una scoperta importante per la ricerca biomedica» così Giuseppe Maulucci, Professore di Fisica alla Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica
Una macchina per combattere obesità, diabete e tutte quelle malattie in cui è coinvolto il metabolismo lipidico. Giuseppe Maulucci, Professore di Fisica alla Facoltà di medicina dell’Università Cattolica di Roma, descrive così la sua ‘creatura’: un apparecchio ‘mappa grassi’, realizzato con i collaboratori Marco De Spirito e Flavio di Giacinto, basato su una sonda fluorescente che ‘illumina’ le particelle di grasso. Ma come nasce questa strumentazione e quali le sue applicazioni? Lo abbiamo chiesto al suo inventore.
Professor Maulucci, com’è nato questo macchinario e quali novità introduce nel campo della medicina?
«Ci siamo scontrati nel nostro istituto con un problema rilevante che è quello di capire esattamente cosa succede ai grassi dal momento dell’assorbimento fino al momento dell’immagazzinamento. Durante il nostro studio, ci siamo imbattuti in una sonda fluorescente che ha fatto al caso nostro e abbiamo sviluppato una metodica di analisi che ci consente di monitorare l’assorbimento dei lipidi dal momento dell’assorbimento fino al momento del vero e proprio utilizzo. Questa scoperta è decisamente importante perché ha numerose possibilità applicative anche nel campo della ricerca biomedica».
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Per quanto riguarda i farmaci, la macchina mappa grassi può aiutare nelle formulazioni?
«Assolutamente sì, numerosi farmaci hanno come effetto collaterale l’aumento o la perdita di peso; con questo macchinario è possibile studiarne l’assorbimento durante la somministrazione di medicinali. Inoltre la macchina può essere utile nella formulazione di farmaci contro l’obesità, oppure nei casi in cui ci siano dislipidemie per migliorare l’apporto lipidico o altri processi implicati in questo tipo di metabolismo».
La macchina è già applicabile sull’uomo o è ancora in via di sperimentazione?
«Al momento possiamo applicarla su delle biopsie, quindi quello che ha di più questa macchina rispetto alle metodiche tradizionali è che consente di rilevare i depositi lipidici con una risoluzione sub-micrometrica. Dunque, quello che al momento si può fare è prelevare biopsie in diversi organi e quindi analizzare i depositi lipidici localizzati in organi diversi dal tessuto adiposo. Intanto stiamo lavorando per trasferire questo tipo di macchinario ad un’analisi direttamente in vitro, questo è possibile ma richiede qualche altro anno di ricerca».
Questo macchinario in che campo potrà essere sfruttato?
«Sicuramente nel campo dell’endocrinologia, del metabolismo, nella formulazione di diete personalizzate, nel combattere obesità e in tutte quelle malattie in cui è coinvolto il metabolismo lipidico che nel mondo occidentale è messo a dura prova dai nostri stili di vita».