Secondo uno studio presentato dalla Tear Film & Ocular Surface Society (TFOS) può divenire un nemico del film lacrimale perché particelle di cosmetici possono migrare sulla superficie oculare alterando il delicato film idrolipidico che la ricopre
Il make up può essere un nemico dell’occhio e del film lacrimale. A sostenerlo le ricerche presentate all’Ara Pacis di Roma dalla Tear Film & Ocular Surface Society (TFOS) durante lo “European TFOS Ambassador Meeting” in cui si è parlato di malattie croniche e gravi della superficie oculare ma anche di stili di vita che possono impattare tali patologie. Il tema dell’incontro era “Malattie della superficie oculare: Bisogni insoddisfatti e future soluzioni scientifiche e cliniche”.
La Tear Film & Ocular Surface Society (TFOS) ha inoltre presentato i numerosi documenti preparati dai esperti internazionali sulla malattia dell’occhio secco. Sono state affrontante le tematiche della diagnosi e del trattamento di tale patologia, largamente sottovalutate nell’Europa e nel mondo, tanto è che la OMS l’ha definita “tra i più ignorati e sottovalutati disturbi della società moderna”.
Il makeup per esempio, grande passione delle donne di tutto il mondo, viene utilizzato dal 75-80% circa di loro. Li considera però dotati di una vita infinita, mentre anche i cosmetici hanno una data di scadenza che ne garantisce la sicurezza degli ingredienti, come la durata della capacità dei conservanti di evitare le contaminazioni. Eppure oltre il 90% delle donne usa il makeup ben oltre la data di scadenza indicata sulla confezione, il 50% non legge le indicazioni di scadenza e il 20% non sa nemmeno che esistano. Tale comportamento aumenta drasticamente il rischio di contaminazione da parte di batteri patogeni, che possono scatenare infezioni come congiuntiviti e blefariti.
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Ecco cosa ha dichiarato Amy Gallant Sullivan, Executive Director di TFOS: «Le scelte di stile di vita possono causare o aggravare le malattie della superficie oculare, come la secchezza oculare. Per esempio, è importante notare le ricerche che hanno dimostrato una aumentata incidenza di reazioni avverse ai cosmetici per gli occhi, tra cui irritazione oculare, reazioni allergiche, dermatite da contatto, blefarite e malattia dell’occhio secco. La maggiore prevalenza della malattia dell’occhio secco tra le donne e l’uso diffuso di cosmetici per gli occhi richiedono oggi una attenta ricerca per valutare l’efficacia clinica dei trattamenti nelle donne che si truccano e una progressiva diminuzione degli ingredienti che possono interferire con la salute oculare».
In base alla recente ricerca della società scientifica Tear Film & Ocular Surface Society (TFOS), organizzatrice dell’incontro e leader nella ricerca sulla superficie oculare, con sede a Boston, sono inoltre da considerare fattori di rischio scatenanti per le malattie dell’occhio secco, gli interventi chirurgici sulla palpebra, l’iniezioni di tossine anti-aging e altre varie procedure cosmetiche. Lo studio TFOS DEWS II pubblicato sulla peer-reviewed journal di Elsevier “The Ocular Surface” presenta tali risultati, e propone soluzioni future per affrontare l’occhio secco iatrogeno, compresa la necessità di studi epidemiologici più approfonditi sui fattori di rischio, lo sviluppo di farmaci e conservanti meno tossici, nonché nuove tecniche per interventi chirurgici oculari meno invasivi.
Il makeup per esempio può divenire un nemico del film lacrimale perché particelle di cosmetici possono migrare sulla superficie oculare alterando il delicato film idrolipidico che la ricopre. Il mascara sembra essere l’indagato speciale: dopo 3 mesi di utilizzo, microbi sono presenti in oltre il 30% degli spazzolini, anche quando usati in maniera esclusiva da una sola persona. La condivisione dei prodotti per gli occhi è quindi caldamente sconsigliata. Sebo, cellule morte, acari e batteri si accumulano sull’applicatore e contaminano tutto il prodotto. «Alcuni ingredienti contenuti nei cosmetici possono contribuire a rendere più sottile lo strato oleoso del film favorendo una più rapida evaporazione e contribuendo alla secchezza», ha affermato la Prof. Piera Versura, Dipartimento di Medicina Specialistica Diagnostica e Sperimentale dell’Università di Bologna e membro del Consiglio Direttivo TFOS.