Il progetto lanciato dal Sindacato Unitario dei Farmacisti Rurali e Cittadinanzattiva, con la collaborazione dell’Uncem. La presidente Sunifar: «Previsti interventi in cinque macro-aree: prevenzione, servizi di front-office, diagnostica e tele-assistenza, assistenza domiciliare, emergenza-urgenza. Per semplificare la vita delle persone e migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria ricevuta»
Vivono lontano dai servizi essenziali, come la scuola, i trasporti e persino la sanità pubblica. Sono i cittadini delle aree rurali, quasi il 22% dell’intera popolazione italiana. Risiedono nel 52% dei comuni, coprendo circa il 60% del territorio nazionale. Percentuali che, tradotte in cifre, rivelano le difficoltà quotidiane di oltre 13 milioni di italiani. Problemi che ora potranno essere affrontati e, pian piano superati, grazie ad un progetto messo a punto dal Sunifar (il Sindacato Unitario dei Farmacisti Rurali) e Cittadinanzattiva, con la collaborazione dell’Uncem (Unione nazionale dei comuni, comunità ed enti montani). L’iniziativa prevede la definizione di Linee Guida per l’erogazione di una serie di servizi, ritenuti particolarmente utili nelle aree interne.
«Nel 2012 – spiega Silvia Pagliacci, presidente del Sunifar – il Ministero della coesione territoriale ha messo a punto la Strategia Nazionale per le Aree Interne volta a contrastare, nel medio periodo, il declino demografico di questi territori. Ma in questo le farmacie non sono rappresentate e non parlo solo di quelle rurali, ma anche di quelle urbane. Nelle aree interne, infatti, sono presenti anche centri con più di 5 mila abitanti».
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Saranno cinque le principali macro-aree di intervento: prevenzione, servizi di front-office, diagnostica e tele-assistenza, assistenza domiciliare, emergenza-urgenza. All’interno di queste macro-aree sono stati individuati alcuni servizi di particolare utilità per le popolazioni locali: si va dai test diagnostici, agli screening di prevenzione di patologie di forte impatto sociale, fino ad ecg, holter cardiaco e pressorio, tele spirometria, consegna di farmaci, di dispositivi e di materiale per le medicazioni.
«È la telemedicina a destare il maggiore interesse – aggiunge Pagliacci – poiché in molte delle aree dove sorgono le farmacie rurali non ci sono servizi né ospedalieri, né ambulatoriali. Per questo, le farmacie possono dotarsi di strumentazioni in grado di collegarle con i principali centri di refertazione, avvicinando i cittadini alla sanità pubblica».
Ma i farmacisti hanno un ruolo fondamentale anche nell’ambito della prevenzione e del back office: «Offrendo screening, prenotazioni di esami e visite specialistiche, pagamento di ticket, ritiro referti – sottolinea la presidente Sunifar – possono dare un contributo rilevante nel semplificare la vita delle persone e migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria ricevuta».
Grazie alla stessa iniziativa promossa da Sunifar, Cittadinanzattiva e Uncem i farmacisti delle aree interne potranno partecipare ai lavori delle associazioni dei sindaci, facilitando così il coinvolgimento delle farmacie nelle attività previste.
E alla luce dell’appello lanciato alcuni giorni fa dalla stessa presidente Sunifar, sostenere queste farmacie diventa ancora più importante: «Mille farmacie rurali, su un totale di 7 mila, sono a rischio chiusura, perché non più economicamente sostenibili. Il farmacista – dice Pagliacci – è un imprenditore e la farmacia è un’azienda con i suoi costi. In queste aree dove è presente una popolazione anziana che spende poco, diventa sempre più difficile andare avanti. Spesso non arrivano nemmeno i farmaci necessari, perché queste farmacie sono state tagliate fuori dalla distribuzione diretta. Ma nonostante tutte le difficoltà, la farmacia rurale rimane l’unico presidio aperto di giorno e di notte, al servizio di queste popolazioni. Per tale motivo – conclude la presidente Sunifar – questo nostro nuovo progetto sarà solo un punto di partenza e non un traguardo».