Giacchero (responsabile dipartimento materno infantile): «Pronto soccorso in ostetricia con tampone naso faringeo per le mamme, allattamento ed esami di screening a domicilio dopo il parto. Modello per la sanità del futuro»
La vita oltre la pandemia. Sono duecento le nascite registrate dall’inizio dell’epidemia all’ospedale di Lodi, un primato nella zona rossa che porta la firma della dottoressa Roberta Giacchero, responsabile del dipartimento materno infantile che ha saputo, con la sua squadra, organizzare, dirigere e rassicurare le future mamme.
«Abbiamo avviato una serie di azioni volte a favorire le puerpere e i neonati – spiega la dottoressa -. Siamo partiti con la creazione di un pronto soccorso in ostetricia che prevede un iter preciso: alle donne viene fatto un tampone naso faringeo e, a seconda del risultato, vengono avviati percorsi separati. Abbiamo cercato di creare una certa normalità mantenendo i corsi di preparazione al parto, ma al fine di limitare l’accesso delle donne al reparto, abbiamo creato una modalità organizzativa a distanza che vede la partecipazione di tutti i professionisti coinvolti nel percorso nascita. Questa modalità di erogazione – prosegue la dottoressa – permette un elevato valore di interattività con le donne gravide in un regime di protezione. Abbiamo poi creato il telefono cosiddetto “pronto mamma” per garantire un supporto nelle fasi successive alla dimissione, per evitare inutili accessi alla struttura ospedaliera. A disposizione delle mamme, è un numero telefonico a cui possono rivolgersi per problemi legati al post-parto e all’allattamento. C’è un’ostetrica che, a seconda delle necessità riscontrate, attiverà le altre figure di riferimento».
L’ospedale ha attivato anche un servizio di assistenza per il periodo successivo al parto: «Per il post-partum – sottolinea la dottoressa Giacchero – abbiamo creato il cosiddetto “home visiting” per tutti i neonati che risiedono nell’area ASST di Lodi. Si tratta di una equipe formata da un’ostetrica, un’infermiera pediatrica e una puericultrice; insieme, programmano con la famiglia la visita domiciliare che viene svolta partendo da un’attività di triage per verificare una possibile infezione da Covid. La visita domiciliare ha poi il compito di valutare il corretto adattamento alla vita del neonato, l’allattamento al seno e l’eventuale presenza di ittero neonatale. Là dove previsto dalle normative – evidenzia – viene effettuato poi anche il secondo screening neonatale, tutto questo per evitare che il neonato e la mamma debbano tornare in ospedale. È un percorso che abbiamo intenzione di portare avanti anche in futuro indipendentemente dall’epidemia, perché ha riscosso molto successo tra le mamme».
Un ospedale che ha saputo dunque trasformare una gestione emergenziale in un’organizzazione ottimale e che sarà un modello per i futuri reparti di neonatologia. «Le mamme si sentono protette – conclude la Giacchero -. Questo obiettivo è stato raggiunto e contiamo di proseguire su questa strada anche per il futuro. Un angolo separato dal resto dell’ospedale con un percorso nascite definito e con la possibilità di fare tutti gli esami di screening necessari nei primi mesi di vita del bambino in sicurezza».
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