Il punto sui dati e le ricerche di Philip Morris International su iQOS, il prodotto a tabacco riscaldato alternativo alla sigaretta tradizionale, presentati al recente Global Forum on Nicotine tenutosi a Varsavia. Moira Gilchrist, Vice Presidente PMI per i prodotti a potenziale rischio ridotto: «Vanno avanti i nostri studi tossicologici e di sistema. Oltre 2 milioni di fumatori hanno completamente abbandonato le sigarette per passare alla nostra alternativa a rischio ridotto»
«Oltre il 70% dei fumatori tradizionali si converte a prodotti a potenziale rischio ridotto e non tornano più indietro». È questo uno dei dati più incoraggianti emersi al recente Global Forum on Nicotine tenutosi a Varsavia, in Polonia. Un aspetto molto apprezzato da medici e scienziati presenti al simposio è stato lo scambio trasparente di ricerche e dati di laboratorio con i colleghi impegnati su questo fronte per le grandi aziende del settore. Tra queste soprattutto Philip Morris International che, con il suo iQOS a tabacco riscaldato, sta puntando molto sulle risultanze scientifiche e sulla potenziale riduzione del rischio rispetto alla sigaretta tradizionale.
Moira Gilchrist è la Vice Presidente PMI per i prodotti a potenziale rischio ridotto. Dottoressa, a che punto siamo nelle ricerche di PMI su iQOS e sulle conseguenze del fumo?
«Siamo ad un livello molto avanzato nei nostri studi. Abbiamo eseguito le nostre valutazioni in modo molto rigoroso e scientifico, prendendo di base le idee dall’industria farmaceutica e applicandole al prodotto. Abbiamo quindi condotto studi chimici che hanno dimostrato che il prodotto emette livelli di sostanze chimiche tossiche più basse del 90-95% rispetto al fumo delle sigarette convenzionali. Abbiamo fatto studi tossicologici classici e di sistema che mostrano come il prodotto sia significativamente meno tossico e abbiamo condotto 8 diversi studi clinici su fumatori adulti che hanno dimostrato come il prodotto sia accettabile per i fumatori e come questi abbiano ridotto l’esposizione a sostanze chimiche dannose o potenzialmente dannose. Quindi, messi tutti insieme, gli studi mostrano come l’utilizzo del prodotto abbia forte potenziale di essere meno dannoso rispetto a continuare a fumare e come il prodotto sia per i fumatori una scelta migliore rispetto alle sigarette».
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Qual è il prossimo passo nei vostri studi di ricerca?
«Abbiamo uno studio clinico in atto, che ci darà dati sugli indicatori di rischio clinico dai 6 ai 12 mesi. Avremo i primi risultati di questo studio entro quest’anno e i risultati finali nel 2018. Abbiamo anche un programma comprensivo di sorveglianza post vendita in cui vigiliamo sulla sicurezza così come studi trasversali e studi di pannello per osservare gli effetti a lungo termine del prodotto».
Un dato molto interessante è quello relativo ai tassi di conversione, cioè i consumatori che passano dalla sigaretta tradizionale ai prodotti alternativi come quelli a tabacco riscaldato.
«Devo dire da scienziata che i tassi di conversione sono particolarmente incoraggianti perché il nostro studio clinico mostra come il passaggio all’utilizzo esclusivo del prodotto porti ad effetti sulla salute diversi rispetto a continuare a fumare, e vediamo che fumatori adulti stanno passando ad utilizzare il prodotto in modo predominante o totale. Sono 2 milioni infatti i fumatori che hanno completamente abbandonato le sigarette e stanno usando il nostro prodotto. Abbiamo percentuali di conversione al 70% in molti mercati, se non addirittura all’ 80%, e questo significa che quattro quinti dei fumatori adulti che hanno acquistato il prodotto e lo hanno usato, hanno abbandonato le sigarette. Un dato che è molto incoraggiante per noi».
La ricerca scientifica continua e Philip Morris ha scelto di condividere e confrontarsi con la comunità dei ricercatori, degli scienziati e delle più autorevoli riviste scientifiche.
«Posso parlare solo per PMI ma sono particolarmente contenta che il nostro approccio sia stato trasparente, avendo condiviso i nostri dati non solo attraverso pubblicazioni su riviste scientifiche ma rendendo disponibili per la comunità scientifica direttamente le fonti di questi dati. Sono contenta che le persone abbiamo riconosciuto l’importanza di questo e l’abbiano trovato utile, perché capiamo lo scetticismo presente nei confronti della nostra scienza, in quanto siamo una compagnia che viene storicamente dal tabacco. Volevamo quindi essere sicuri di essere aperti e trasparenti per permettere alle persone di giungere alle conclusioni in modo indipendente».