A giugno scade il termine per la consegna dei dossier che analizzano le composizioni dei farmaci. A rischio la vendita dei prodotti e le aziende chiedono più tempo, intanto il Ministero dice no. Giovanni Gorga, Presidente Omeoimprese: «Resistenze ideologiche? È ora di giocare a carte scoperte. L’omeopatia è un’integrazione alla medicina tradizionale, l’una non esclude l’altra»
«Il settore è in una situazione grave, molto aziende rischiano il tracollo» a lanciare l’allarme, senza tanti giri di parole, è Giovanni Gorga il Presidente di Omeoimprese, l’associazione di categoria che riunisce i produttori di medicinali omeopatici. «Il Ministero non ha accolto la proroga richiesta per la consegna dei dossier all’AIFA».
L’antefatto: la direttiva europea 2001 che impone l’autorizzazione obbligatoria da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco, per tutti i prodotti farmaceutici, compresi quelli omeopatici, obbliga tutte le aziende a consegnare entro giugno 2017 dei dossier con indicate le preparazioni omeopatiche già in commercio. Pena, il ritiro, da tutti i banconi delle farmacie, dei prodotti a cui l’AIFA non ha concesso il beneplacito.
Da parte delle aziende che producono farmaci omeopatici è pressante la richiesta di una prolungamento dei tempi di consegna, infatti, reclama il settore, in una manciata di mesi è praticamente impossibile procedere con la preparazione dei dossier, ma il Ministero della Salute non sembra intenzionato a lanciare salvagenti.
«Credo che le istituzioni debbano ponderare bene quella che è la loro posizione e modificarla. – spiega il Presidente di Omeoimprese -. Seguendo questa direzione si rischia di colpire un settore florido, sano, che contribuisce a sostenere i conti dello Stato. Infatti, ogni anno lo Stato incassa dalla medicina omeopatica, tra i 60 e gli 80 milioni di euro solo di Irpef, Ires e Irap e svariate altre voci. L’omeopatia non è un sistema che pesa sulle Casse pubbliche, ma ribadisco, contribuisce all’economia del paese. Da parte del Ministero, non cambiare posizione rischia davvero di mettere in ginocchio questo settore soprattutto le piccole medie imprese, tutto ciò si traduce in una perdita di posti di lavoro. Mi auspico che il Ministero voglia cambiare la sua posizione, peraltro ritengo sia incomprensibile questa decisione, a meno che non ci siano resistenze ideologiche… adesso però è il momento di giocare a carte scoperte».
In ogni caso è un dato di fatto che sempre più italiani si affidino all’omeopatia, «un trend in crescita – ribadisce Gorga – da un risultato di una indagine di mercato di qualche mese fa, condotta da EMG Acqua, istituto affidabile di indagini e ricerca, circa il 18-19% della popolazione usufruisce di cure omeopatiche ad integrazione delle medicina tradizionali. Peraltro stiamo parlando di un settore che rimane costante se non in crescita a fronte di una crisi economica molto pesante».
«Ricordiamo – conclude il Presidente – che la medicina omeopatica è a totale carico del paziente, sia la prestazione medica che l’acquisto del medicinale, sottolineo che in altri paesi europei la spesa omeopatica viene rimborsata dal Sistema Sanitario Nazionale, ultima la svizzera che, poche settimane fa, l’ha inserita nei piani sanitari».