Il Comitato tecnico dell’Oms, ha detto il direttore generale Tedros Ghrebreyesus, «ha raccomandato la fine dello stato di emergenza ed io ho accettato l’indicazione»
Il Comitato tecnico dell’Oms, ha detto il direttore generale Tedros Ghrebreyesus, «ha raccomandato la fine dello stato di emergenza ed io ho accettato l’indicazione». Lo stato di emergenza sanitaria internazionale era stato dichiarato il 30 gennaio 2020.
Nel periodo che va dal 3 al 30 aprile sono stati quasi 2,8 milioni i nuovi casi di Covid e oltre 17mila decessi, registrati nel mondo, con un calo rispettivamente del 17% e del 30% rispetto ai 28 giorni precedenti (dal 6 marzo al 2 aprile 2023). Il quadro è eterogeneo a livello regionale – prosegue l’Oms – con aumenti dei casi segnalati e dei decessi osservati nelle regioni del Sud-est asiatico, del Mediterraneo orientale e del Pacifico occidentale e diminuzioni in altre regioni. Al 30 aprile 2023, sono stati segnalati a livello globale oltre 765 milioni di casi confermati e oltre 6,9 milioni di decessi.
Dal 30 gennaio 2020, quando l’Oms aveva dichiarato lo stato di emergenza sanitaria internazionale, la diffusione del virus Sars-CoV-2 e di tutte le sue varianti ha provocato quasi sette milioni di decessi e 750 milioni di infezioni. L’11 marzo 2020, Ghebreyesus aveva comunicato in una conferenza stampa che l’epidemia di Covid-19 poteva essere considerata una pandemia. «Pandemia non è una parola da usare con leggerezza o disattenzione – aveva sottolineato il direttore dell’Oms – il termine che descrive la situazione che stiamo vivendo non altera la nostra valutazione sulla minaccia che il virus rappresenta. Non cambia ciò che l’OMS sta facendo né ciò che i paesi dovrebbero fare. L’adozione di misure di contenimento sta mettendo a dura prova le società e le economie, ma si tratta di provvedimenti necessari per promuovere la salute pubblica».
Dopo la dichiarazione di pandemia, diversi paesi del mondo hanno avviato contromisure drastiche di prevenzione del contagio, istituendo lockdown e quarantene obbligatorie per le persone infette, riducendo al minimo le interazioni sociali e le possibilità di contatti. In Italia, che il 21 marzo era seconda solo alla Cina per numero di casi registrati e prima al mondo per numero di vittime. Fortunatamente, la Penisola tricolore vanta anche il primato europeo per percentuale di vaccinati nel dicembre 2021. Grazie al successo della campagna vaccinale, in effetti, il tasso di mortalità associato al nuovo coronavirus diminuisce notevolmente, e le misure di prevenzione sono state gradualmente allentate anche nel resto dell’Europa.
Oggi, la pandemia sembra meno spaventosa di tre anni fa. I dati raccolti dal ministero della Salute indicano che a fine aprile 2023 l’incidenza dell’infezione riguarda circa 39 casi ogni 100 mila abitanti, mentre il tasso di occupazione dei posti letto in area medica e in terapia intensiva resta stabile rispettivamente al 4,7 e all’1 per cento. Nel frattempo, un recente approfondimento della rivista Nature suggerisce che Covid-19 potrebbe trasformarsi in un’infezione a ondate piuttosto che in un malanno endemico e stagionale.
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