Salute 15 Gennaio 2021 11:28

Oncofertilità: essere madre dopo il cancro

Al Policlinico Gemelli, dal 2018, è attivo l’ambulatorio di oncofertilità: accolte 150 donne, 35 delle quali si sono sottoposte ad un intervento chirurgico di prelievo degli ovociti, inviati in sicurezza alla Banca del Tessuto Ovarico e Cellule Germinali della Regione Lazio (IFO)

di Isabella Faggiano

Anche quando l’unico desiderio è guarire e non si ha la voglia o la forza di progettare, non bisogna smettere di pensare al proprio futuro, preservando alcune possibilità prima che sia troppo tardi. E non precludersi quella di diventare madre è sicuramente il diritto di ogni donna. Per questo, la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCSS dal 2018 ha attivato l’ambulatorio di oncofertilità, che nasce come interposizione tra l’oncologia e l’endocrinologia riproduttiva, afferente alla UOC di Ginecologia oncologica del dipartimento di Scienze della salute della donna, del bambino e di sanità pubblica.

Le donne e il cancro

Il 10% circa delle nuove diagnosi di tumore, ogni, anno si verifica in donne in età riproduttiva. Ogni giorno 30 giovani italiane si ammalano di tumore. Tra i più frequenti il cancro della mammella, della tiroide, i carcinomi del colon retto, della cervice uterina, i melanomi, i cui trattamenti, spesso salva-vita, possono precludere per sempre la possibilità di una maternità.

«Preservare la capacità di riprodursi – spiega Antonio Giulio de Belvis, direttore UOC Percorsi e valutazione outcome clinici del Policlinico Gemelli – significa tutelare la qualità di vita futura di queste giovani pazienti. Finora l’ambulatorio ha accolto 150 donne,  di età non superiore ai 38 anni. Sessanta hanno deciso di sottoporsi ad una visita multidisciplinare per la conservazione degli ovociti». Alla valutazione prendono parte numerosi specialisti – ginecologo, psicologo, oncologo, senologo, ematologo, radioterapista, pediatra – che,  insieme, identificano precocemente le possibili candidate al prelievo, fornendo contemporaneamente un counseling adeguato e tempestivo.

I numeri dell’ambulatorio di oncofertilità del Gemelli

«Finora – aggiunge de Belvis – sono 35 le giovani donne che hanno realmente conservato il tessuto, sottoponendosi ad un intervento chirurgico di prelievo degli ovociti, inviati in sicurezza alla Banca del Tessuto Ovarico e Cellule Germinali della Regione Lazio (IFO)». Il tessuto resterà crioconservato fin quando la donna non deciderà di affrontare un percorso di procreazione medicalmente assistita per realizzare il suo desiderio di diventare madre.

Il percorso

«All’ambulatorio – spiega il direttore UOC Percorsi e valutazione outcome clinici – possono accedere sia le donne prese in carico nei reparti di oncologia della nostra struttura, compreso quello di oncologia pediatrica, che pazienti in cura in altri ospedali d’Italia. Il 20% delle donne finora accolte sono arrivate da fuori regione, entrate in contatto con il nostro Policlinico attraverso lo sportello oncofertilità che, con la sua attività, permette di selezionare le pazienti che potranno accedere all’ambulatorio dedicato». Fornire un’informazione corretta è senz’altro una delle fasi più delicate da affrontare, soprattutto quando le pazienti sono così giovani, da essere poco più che bambine.

L’attesa del risultato finale: la gravidanza

«Il lavoro condotto finora dal nostro ambulatorio ha dato risultati molto soddisfacenti. Ma la gioia più grande sarà vedere una delle nostre pazienti portare in grembo il proprio bambino, darlo alla luce, per poi stringerlo tra le braccia. Per questo – conclude de Belvis -, attendiamo con gioia di poter festeggiare la prima nascita».

 

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