In occasione del V Convegno Sex and The Cancer, che si terrà il prossimo 16 ottobre presso il Campidoglio a Roma, gli esperti puntano i riflettori sul legame tra sessualità e concepimento
“La sfera sessuale è ancora troppo trascurata nel percorso di cura oncologica, anche dai medici e dai professionisti sanitari”. La denuncia arriva da Amalia Vetromile, responsabile del Progetto Sex and The Cancer, in occasione del V Convegno Sex and The Cancer, che si terrà il prossimo 16 ottobre presso il Campidoglio a Roma. Con oltre 100 operatori sanitari presenti e altri collegati online, l’evento formativo Ecm esplorerà il legame tra sessualità post-tumore e oncofertilità, dimostrando come il recupero della funzione sessuale possa influenzare positivamente anche le probabilità di concepimento.
Una donna su sei dopo il tumore ha desiderio di maternità, ma il 57% delle donne sopravvissute al cancro segnala difficoltà e dolore durante i rapporti sessuali. Inoltre, il 25 delle pazienti riporta un calo del desiderio, mentre il restante 12 manifesta cistiti ricorrenti, secchezza vaginale oltre che problemi psicologici, tra cui tristezza immotivata e insonnia. Sono i risultati dello Sportello di Ascolto Sex and The Cancer®, dedicato all’orientamento psicologico e medico sulla sessualità post-cancro. “Il recupero della funzione sessuale non è solo un elemento fondamentale per il benessere psico-fisico delle pazienti, ma ha un impatto diretto sulle possibilità di concepimento naturale dopo la malattia oncologica,” afferma Chiara Cassani, ginecologa oncologa della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia e consulente dello Sportello d’Ascolto Sex and the Cancer.
“Questo legame tra sessualità e fertilità è spesso trascurato, ma una gestione adeguata della sfera sessuale può stimolare i processi fisiologici legati alla fertilità”, aggiunge Cassani, che presenterà al convegno il caso di una giovane donna colpita da un raro tumore all’osso sacro. Trattata con fasci di ioni carbonio presso il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica di Pavia, la paziente ha potuto preservare la fertilità grazie a una tecnica innovativa di dislocazione degli organi. Dopo la terapia, è riuscita a concepire naturalmente e ha dato alla luce una bambina, rappresentando il primo caso al mondo nella letteratura medica.
In attesa del convegno, gli esperti di Sex and The Cancer hanno sintetizzato in cinque punti gli aspetti essenziali che oncologi e gli altri professionisti sanitari coinvolti nel percorso di cura dovrebbero considerare per ottimizzare il recupero della sessualità e favorire il concepimento:
“È fondamentale che i professionisti sanitari considerino la salute sessuale e riproduttiva come parte integrante del percorso terapeutico delle pazienti oncologiche,” conclude Vetromile. La preservazione della fertilità attraverso tecniche come la crioconservazione degli ovociti o l’utilizzo di terapie ormonali, in associazione al recupero della sfera sessuale, può aumentare significativamente le possibilità di concepimento naturale. La gestione olistica della paziente, che includa sia la dimensione sessuale che quella riproduttiva, offre nuove prospettive nella cura post-tumore.