Il professore di Oncologia Medica de La Sapienza ha aderito alla call to action sul tema lanciata dalla Sinuc: «Pazienti hanno diritto a non vedere la propria situazione clinica aggravata anche dalla malnutrizione»
Una corretta terapia nutrizionale può svolgere un ruolo essenziale nel percorso terapeutico e migliorare la tolleranza dei farmaci. Questo anche alla luce dei dati dello studio italiano PreMio (Prevalence of Malnutrition in Oncology) secondo i quali oltre il 50% dei pazienti oncologici è malnutrito e il 28% di chi ha il cancro ha perso più del 10% del peso già nelle fasi iniziali della malattia. Per questo la Sinuc, Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo, ha promosso una call to action rivolta a medici e istituzioni per arrivare a una legge nazionale che regolamenti e garantisca l’accesso uniforme ai trattamenti di nutrizione clinica ed artificiale domiciliare sia nel periodo delle cure attive che in quello delle cure palliative. Ne abbiamo parlato con Paolo Marchetti, Direttore del reparto di Oncologia dell’Ospedale Sant’Andrea e professore ordinario di Oncologia Medica alla Sapienza di Roma.
Professore, parliamo di malnutrizione in oncologia. I dati testimoniano che il 65% dei pazienti alla prima visita oncologica soffre di malnutrizione. Voi cosa proponete per porre rimedio a questo problema?
«Innanzitutto dobbiamo rilevare come la malnutrizione abbia conseguenze cliniche particolarmente pericolose perché riduce la tollerabilità dei trattamenti e quindi in una parola riduce le possibilità che ha il paziente di essere curato nel migliore dei modi. Visto che in questi ultimi anni molti tentativi sono stati fatti per introdurre la valutazione dello stato nutrizionale come elemento preliminare di una valutazione clinica più ampia del paziente oncologico, direi che siamo giunti al momento in cui si auspica l’introduzione di una legge che renda non dico obbligatorio ma comunque contempli in maniera importante questa valutazione nutrizionale e dia ai medici gli strumenti idonei per poter utilizzare questo tipo di informazioni nella loro pratica clinica quotidiana. Solo in questo modo riusciremo a garantire ai pazienti il riconoscimento di un diritto: quello di non vedere la propria situazione clinica aggravata anche dalla malnutrizione oltre che dalla patologia oncologica».
Lei è un oncologo: abbiamo visto dai dati che un paziente malnutrito ha una aspettativa di vita più bassa. Quanto incide l’alimentazione per un malato oncologico?
«Incide in maniera importantissima non solo perché gli errori alimentari possono favorire la comparsa di una o l’altra neoplasia ma perché alterazioni dello stato nutrizionale possono avere conseguenze particolarmente negative sulla tolleranza dei trattamenti e quindi in una parola sulla capacità di guarire i nostri malati».