Si tratta del prestigioso premio del congresso mondiale dell’American Society of Clinical Oncology di Chicago. Sono 125 i giovani ricercatori premiati, 12 gli italiani
Sono 12 i giovani medici oncologi italiani vincitori del Merit Award 2019, il prestigioso premio del congresso mondiale dell’American Society of Clinical Oncology di Chicago, in programma per il prossimo 31 maggio. I giovani oncologi premiati sono in tutto 125 e sono stati selezionati per le loro ricerche d’eccellenza nell’ambito delle neoplasie.
Tra i nomi italiani spicca il risultato ottenuto dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana che può vantare tre ricercatori premiati: Daniele Rossini, Federica Marmorino e Gemma Zucchelli. «L’intelligenza della struttura è stata voler puntare sui giovani», commenta il dottor Daniele Rossini, 31 anni e vincitore di tre Merit Award, che abbiamo raggiunto telefonicamente. «Un bel riconoscimento per tutto il gruppo di lavoro. Sono stati premiati tre progetti differenti che nel complesso analizzano la fattibilità di alcuni trattamenti chemioterapici che vengono proposti ai pazienti, come vengono tollerati e un’analisi sulle differenze che ci sono, per esempio, tra maschio e femmina. La mia ricerca, in particolare, si concentra su come aiutare i pazienti a fare la terapia, quali farmaci possono aiutare a far sì che le persone riescano a sopportare bene il trattamento chemioterapico».
Il gruppo di lavoro di cui fanno parte Rossini, Marmorino e Zucchelli è guidato dal professor Alfredo Falcone e la dottoressa Chiara Cremolini. «Io non sono toscano, – spiega il dottor Rossini – ma quello che mi ha spinto a studiare all’Università di Pisa era proprio il fatto che vedevo che qui venivano premiati i giovani. Qui mi hanno permesso di crescere e di portare avanti le ricerche, cosa che invece in altre realtà non succede. C’è molta cura verso i giovani e questo non sempre succede in Italia».
«In Italia c’è un ottimo sistema sanitario, – continua Rossini – però si riescono ad ottenere risultati soprattutto grazie alla buona volontà degli sperimentatori. È chiaro che i contributi che lo Stato dà alla ricerca sono abbastanza limitati, però si riesce ancora perché c’è tanta buona volontà di alcuni gruppi di lavoro di volerla fare». Riguardo l’oncologia italiana «è un fiore all’occhiello, attualmente a livello europeo è una delle migliori, il sistema sanitario ancora non pone forti indicazioni come succede in altri Stati e quindi i pazienti che vengono trattati in Italia ricevono trattamenti all’avanguardia».
Dove guarderà la ricerca del gruppo pisano nel prossimo futuro? «Abbiamo attivi diversi studi – conclude Rossini -. Il prossimo anno speriamo di portare analisi sul ruolo dell’immunoterapia nel tumore del colon-retto che attualmente ancora ne è orfana. Speriamo di portare questo ma anche altri risultati».